La Val Vibrata
L’itinerario percorre la Val Vibrata, protagonista di un moderno miracolo economico grazie allo sviluppo della piccola e media impresa e alla costituzione del distretto industriale del tessile e dell’abbigliamento. Sulle tracce dell’antico confine visitiamo l’attivo centro di Sant’Egidio e facciamo una passeggiata inusuale e un po’ inquietante, ma certamente suggestiva, nel borgo abbandonato di Faraone Vecchio.
Il quadro ambientale
Il fiume Vibrata ha origine sul versante orientale della montagna dei Fiori sotto la cima del monte Girella, a 1697 m, e si getta nell’Adriatico dopo aver percorso 30 km attraverso zone fortemente antropizzate e caratterizzate dalla presenza di un diffuso tessuto produttivo, che si ripercuote negativamente sulle caratteristiche dell'ambiente fluviale. Il Vibrata sfocia in mare segnando il confine tra le località di Villa Rosa e Alba Adriatica, le stazioni balneari più settentrionali della provincia di Teramo.
La zona, caratterizzata da rilievi modesti, costituisce l’accesso verso i Monti Gemelli e le alte cime dell’Appennino abruzzese. Posta nel territorio al confine con le Marche, la valle conserva molte caratteristiche di questa regione: i comuni che si attraversano sono tra i più industrializzati della provincia, e tra questi Sant’Egidio alla Vibrata rappresenta il comune più popoloso e ricco di industrie.
L’itinerario
Sant’Egidio alla Vibrata (239 m) si raggiunge dalla superstrada San Benedetto – Ascoli, uscendo ad Ancorano, oppure da Teramo, attraverso la nuova strada veloce di San Nicolò a Tordino. Merita una visita la chiesa di Sant’Egidio Abate, in stile romanico a tre navate con abside rotonda, fondata nel XII secolo come priorato monastico dell'abbazia benedettina di Monte Santo, molto probabilmente su una primitiva chiesa dell'VIII sec. (pluteo ornato bizantino). Le monofore con archivolto in pietra in un solo blocco e strombatura interna costituiscono precisi connotati dell'architettura abruzzese. Davanti la facciata della chiesa, sulla destra, si trova il cippo n. 640.
In auto si esce dall’abitato e si percorre Viale Marche, lungo la strada provinciale 259. Ad un quadrivio, dove il Viale Marche diventa Viale Abruzzi, si trova sulla sinistra il cippo confinario n. 639.
Da Sant’Egidio si percorre ora la strada in direzione di Villa Lempa. Superato un kartodromo sulla sinistra, si arriva all’abitato di Faraone Nuovo. Si gira subito sulla sinistra, prima della scuola, seguendo una stradina asfaltata. Dove la strada diventa sterrata, in prossimità di una croce, si lascia l’auto, e si comincia a camminare lungo la strada bianca che parte sulla sinistra. Percorrendo circa 200 m, si arriva alla porta del borgo di Faraone Vecchio, nato probabilmente come villaggio fortificato dai Longobardi e abbandonato in seguito a un terremoto. Quando fu dichiarato inagibile, gli abitanti dovettero trasferirsi, fondando nei pressi della chiesetta paleocristiana di San Vito il centro di Faraone Nuovo, cresciuto con lo sviluppo artigianale e industriale della valle. Il borgo antico è situato su un lembo di terra chiuso dal Vibrata e dal Salinello, a 300 m di altitudine, circondato da un fosso che un tempo lo rendeva inaccessibile. Al borgo si accede attraverso un ponte e una bella porta del 1467. Un’immagine votiva ricorda che il paese fu risparmiato dalle distruzioni della seconda guerra mondiale. Entrati nel borgo, ci si trova davanti la graziosa loggetta della chiesa parrocchiale di Santa Maria della Misericordia. L’interno è inagibile ma se ne può vedere l’esterno. Si visita parte dell’antico abitato, in avanzato stato di degrado, evitando di avvicinarsi troppo alle mura pericolanti, poiché il rischio di crolli è concreto. I più curiosi potranno tentare alcune passeggiate, lungo un percorso esterno che costeggia il paese oppure in direzione dei fossi del Vibrata e del Salinello. Si ritorna al punto di partenza per la stessa strada.
Sulle vie dell’economia: il distretto industriale della Val Vibrata
Studiato in economia come forma compiuta di distretto industriale, il territorio della Val Vibrata possiede le caratteristiche produttive tipiche del sistema della piccola impresa, struttura portante dell’economia italiana. Il distretto è posto all’estremo nord della provincia di Teramo e comprende 20 comuni. Su questo territorio vive una popolazione di oltre 150 mila residenti, di gran lunga superiore a quella media di altri distretti industriali, e ha un saldo migratorio positivo e un’alta densità demografica: 333 abitanti per kmq, contro i 150 della provincia, i 119 della regione e i 192 ab/kmq della media nazionale.
In questo territorio trovano riscontro i tratti tipici del distretto industriale: l’addensamento industriale, lo spirito imprenditoriale, la coesione e l’identità socio-culturale, il radicamento dell’impresa sul territorio. L’effetto di imitazione nell’ambito di una non trascurabile atmosfera industriale ha contribuito a favorire intensi processi di crescita. Lo sviluppo della zona è incentrato sulla presenza di un tessuto di piccole imprese fortemente radicate nel territorio e su interessanti processi di integrazione tra unità produttive.
I principali settori della produzione sono il tessile e l’abbigliamento, ma esiste anche un buon numero di imprese nel settore della lavorazione delle pelli e del cuoio. Il carattere prevalentemente piccolo-imprenditoriale della produzione distrettuale è testimoniato dal numero di imprese artigiane: 6.176 in totale, il 28,6% delle quali sono imprese manifatturiere.
Guardando alla sua nascita, il miracolo economico del teramano sembra essersi innestato sulla base di almeno tre direttrici: il decentramento produttivo, avvenuto all’indomani del primo shock petrolifero del 1973, quando grandi imprese hanno spostato spezzoni di lavorazione verso aree periferiche a basso tasso di conflittualità; la sedimentazione delle competenze derivanti dai rapporti di mezzadria e la loro successiva evoluzione verso forme imprenditoriali più avanzate; la tradizionale vocazione artigianale della zona. Lo sviluppo parte soprattutto all’inizio degli anni Settanta (gli addetti nel 1961 sono solo 107), quando le grandi imprese committenti del nord, operanti soprattutto nel settore dell’abbigliamento, si spingono nel territorio alla ricerca di competenze e di costi di lavorazione più bassi.
L’itinerario tra i paesi e le industrie della Val Vibrata è un viaggio all’interno dell’economia abruzzese, nel suo distretto più importante, alla scoperta del contributo che il tessuto delle piccole imprese può dare alla costruzione di un modello di sviluppo endogeno, basato sulla valorizzazione delle risorse locali. In questo territorio, infatti, si può percepire e toccare con mano l’agglomerazione industriale, la coesione, la tipologia produttiva ed anche l’atmosfera industriale che, negli anni più recenti, ha contribuito allo sviluppo socio-economico dell’Abruzzo.
Nel caso di Sant’Egidio, la vocazione “industriale” nel campo del tessile sembra avere radici lontane: Plinio ci racconta che la contrada di Ilium, anticamente situata nell’attuale territorio di Sant’Egidio, era nota già ai romani per i suoi artigiani ed i suoi decoratori, abilissimi nella lavorazione della purpura, cioè tessuti tinti di rosso porpora.
Per approfondire
Per approfondire la conoscenza del territorio della Val Vibrata, si possono consultare il sito web www.unionecomunivalvibrata.it/, con molte informazioni su tutti i comuni dell’area, e quello ufficiale del comune di Sant’Egidio: www.comune.santegidioallavibrata.te.it/.
Sui distretti industriali in Abruzzo e in particolare sulla Val Vibrata, si possono consultare le ricerche del Centro regionale di studi e ricerche economico-sociali (Cresa) istituita dalle Camere di Commercio abruzzesi, disponibile online sul sito www.cresa.it/.
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Ad limina Petri
Passeggiate sull’antico confine tra Stato pontificio e Regno di Napoli