Pellegrini a Vallepietra

Al centro dell’itinerario è il Santuario della SS. Trinità di Vallepietra, meta di un incessante e popolarissimo pellegrinaggio a piedi dai paesi del Lazio e dell’Abruzzo. Sull’antica via dei pellegrini marsicani andiamo poi a raggiungere il vicino confine che separava un tempo il territorio del Papa dal regno dei Borboni. Oggi quel tratto di confine è percorso dal Sentiero Italia. Lo percorriamo anche noi, verso est in direzione di Campo Ceraso e verso ovest in direzione di Fosso Fioio e Camerata Nuova, alla ricerca degli antichi cippi confinari.

Il quadro ambientale


Siamo nel parco dei monti Simbruini. Lo scenario è quello della parte centrale della catena, al confine tra Lazio e Abruzzo. Un territorio che porta ancora incisi i segni dei monaci, degli eremiti, dei pellegrini che nei secoli hanno sostato fra queste valli. Anche la toponomastica, dal monte di Vallepietra, che fino al secolo scorso si chiamava monte Sion, al paese di Cappadocia, sul versante abruzzese, evoca una spiritualità che travalica i confini del mondo occidentale. Il santuario della SS. Trinità di Vallepietra, posto alle falde del colle della Tagliata, è il testimone più importante di questa ricerca del sacro: custodisce l’affresco della SS. Trinità, datato intorno al XII secolo, di stile bizantino, raffigurante tre figure identiche in atteggiamento benedicente alla maniera greca (mano sollevata unendo il pollice all’anulare). Ancora oggi la chiesa è affollata meta di pellegrinaggi, in particolare dal Lazio e dall’Abruzzo, che culminano nella festa della SS. Trinità, la domenica dopo Pentecoste.


L'itinerario


Dall’abitato di Vallepietra (818 m) si sale in auto al Santuario per la lunga strada asfaltata (10 km) che rimonta tutto l’anfiteatro del Simbrivio, aggira la Costa d’Asino e il monte Assalonne e raggiunge il piazzale del parcheggio del santuario (1443 m). A piedi, per un viottolo in discesa, aiutato da corrimano, tra resti di ceri, candele e altri segni di pellegrinaggio, si scende sulla cengia alla base della parete della Tagliata che ospita il Santuario della Trinità (1340 m). Il luogo è emozionante per le sue caratteristiche naturali. Si consiglia la visita attenta del santuario e del museo degli ex-voto e la ricognizione degli antichi sentieri d’accesso dei pellegrini. Non mancano nuove strutture edilizie a servizio dei visitatori e un’ampia zona di bancarelle e souvenir di dubbio gusto.

Tra discesa e risalita, compresa la visita al santuario, al museo e alla zona commerciale, occorre calcolare almeno un’ora.

Tornati al piazzale del parcheggio, si riprende l’auto e si percorre la strada asfaltata che scende nel bosco fino all’ampio pianoro erboso di Campo della Pietra, dove si trova il rifugio Saifar (1328 m). Nei pressi di un vecchio gabbiotto la strada diventa sterrata. Qui si può parcheggiare l’auto e avviarsi verso l’antico confine, seguendo a piedi un’ampia strada bianca. Lasciato a sinistra il rifugio, si procede quasi in piano fino all’area di sosta “Casino di Troili”. Qui la strada compie una breve e ripida discesa e va a incrociare il Sentiero Italia, al limite fra il territorio comunale di Vallepietra nel Lazio e quello di Cappadocia in Abruzzo (circa 30 minuti). L’attuale confine fra le due regioni ricalca quello antico fra stato pontificio e regno borbonico: proprio all’incrocio fra il sentiero e la sterrata si trova il cippo n. 296. Oltrepassato il sentiero, si prosegue sulla sterrata, che percorre il limite del confine laziale, e s’incontra poco più avanti, ben visibile sulla sinistra, il cippo n. 295. Si prosegue sulla sterrata principale, in un vallone, fino ad incrociare sulla sinistra la carrozzabile che proviene da Cappadocia e dagli impianti sciistici di Camporotondo, in prossimità di un cartello indicante la direzione per il santuario della SS. Trinità. Poco oltre è il cippo n. 294. Continuando ancora per alcuni minuti, si possono raggiungere il cippo n. 293 (non originale, sul lato sinistro della sterrata) e poco più avanti, a un bivio, il n. 292 (circa 45 minuti).

Si torna ora all’auto sul percorso dell’andata.

Date le caratteristiche della zona, sono ovviamente possibili numerose variazioni di percorso.

Giunti al cippo 295 si può compiere un piccolo anello imboccando sulla destra il sentiero Italia, in direzione del Fosso Fioio e di Camerata Nuova, percorrendolo per breve tratto fino al bivio per il rifugio Saifar; da lì si risale al rifugio e alla strada asfaltata.

Volendo abbreviare il percorso, si può anche lasciare l’auto all’altezza del Casino di Troili, percorrendo un breve tratto della strada sterrata.

Un’alternativa, avendo la possibilità di utilizzare un fuoristrada, è quella di raggiungere la zona dal versante abruzzese. Da Cappadocia si raggiunge la località turistica di Camporotondo (1417 m): qui la strada diventa bianca e prosegue fino a incrociare la sterrata che proviene dalla Trinità. A piedi si percorre il sentiero Italia o si prosegue verso il santuario.


Il pellegrinaggio


Il pellegrinaggio di Vallepietra è studiato da antropologi e folkloristi per la sua originalità. Il dato che differenzia l'esperienza religiosa di Vallepietra da altri luoghi di culto è la persistenza del pellegrinaggio a piedi. Soprattutto dopo la Pentecoste e in coincidenza con la festa della SS. Trinità, decine di migliaia di persone s’incamminano dai paesi del versante ciociaro e sublacense o dai paesi abruzzesi per raggiungere il santuario. I più resistenti percorrono a piedi, in più giorni, l’intero itinerario. Gli altri compiono a piedi solo l’ascesa finale. Decine e decine di "compagnie" s’inerpicano dal paese di Vallepietra per l’antico sentiero o scendono dal Campo della Pietra dopo aver percorso le lunghe strade sterrate abruzzesi, guidate dal caratteristico stendardo finemente decorato portato dagli alfieri vessilliferi. Il dato che colpisce maggiormente è che i pellegrini affrontino i disagi di ore e ore di  cammino, oltre alle notti da trascorrere all'aperto, pur di non  mancare a questo appuntamento atteso per tutto l'anno. È stato osservato che il pellegrinaggio alla "Santissima" riesce a incidere sulla singola persona pur all'interno di un gruppo di  riferimento (la "compagnia") proprio perché si esprime attraverso un linguaggio antico ma semplice, e attraverso forme che  seguono modalità arcaiche, ma che dimostrano inaspettate capacità di sopravvivenza anche tra la gente di oggi. Altro elemento caratteristico è l’esperienza del teatro sacro popolare coniugata al pellegrinaggio. La mattina della festa della Trinità sul piazzale del Santuario viene rappresentato e cantato coralmente il “pianto delle zitelle”, una laude sacra composta all'inizio del 1700. Le ragazze (le “zitelle”) sono vestite di bianco, mentre la Madonna indossa la veste nera. L’ostensione dei simboli della Passione e l’intervento dei personaggi che hanno accompagnato le ultime ore della vita di Gesù e la sua morte fanno rivivere intensamente ai pellegrini la Passione di Cristo. La rappresentazione del “Pianto” diventa così un invito alla conversione e termina con un inno alla Santissima Trinità.

Per approfondire

Per informazioni generali sul Parco dei Monti Simbruini, si rimanda al sito www.simbruini.it


Per la descrizione dettagliata del sentiero Italia e degli altri itinerari del Parco, si può consultare la Guida ai sentieri del Parco regionale dei Monti Simbruini, edita dall’Ente Parco nel 2004. Sempre edita dall’Ente Parco è la Carta escursionistica, a scala 1:50.000 (2002). Opere molto utili sono la guida di Stefano Ardito, A piedi nel Lazio. Vol. 1 (Edizioni Iter, Subiaco, 2002) e la guida di Duilio Roggero e Carlo Coronati, Simbruini, comprensiva di carta escursionistica in scala 1:25.000 (Edizioni Il Lupo, Sulmona, 2004).

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Ad limina Petri

Passeggiate sull’antico confine tra Stato pontificio e Regno di Napoli