Le tappe dell’itinerario
L’itinerario
Il punto di partenza dell’itinerario è Mennella, una piccola frazione del comune di Filignano, nei dintorni di Venafro. All’ingresso del borgo, dove lasciamo l’auto, imbocchiamo una stretta stradina asfaltata che sale vivacemente alle spalle delle case, ombreggiata dalle querce. Le frecce arancio di un recente percorso di mtb ci faranno compagnia per gran parte dell’itinerario. Terminato l’asfalto si prosegue sulla carrareccia che sale ancora con un doppio tornante fino a incrociare il sentiero protetto da un doppio muretto. Si lascia temporaneamente il percorso segnato e si va a sinistra risalendo il colle. Sulla sommità si rivelano le rovine di una torre e del piccolo abitato circostante. Divincolandosi tra la vegetazione che assedia le antiche pietre si perlustrano i muri ancora alzati, le finestre della torre, la cisterna dell’acqua, le fondamenta delle case, gli assaggi di scavi ricoperti. Ma l’occhio si allontana presto dai ‘fori cadenti’ per allungare lo sguardo sulla sottostante selvaggia valle del Rio Chiaro e sulla verde conca dominata dal boscoso monte Pantano.
Si scende dal colle lungo la mulattiera incassata tra i due muretti di protezione e la si segue lungamente con crescente stupore e ammirazione. I muretti in pietra a secco sono talvolta utili o anche necessari: hanno la specifica funzione di contenere il terreno laterale nei tratti che tagliano il pendio a mezza costa; hanno un senso evidente di protezione quanto il sentiero entra in trincea e non può aggirare un costone. Ma per la gran parte del percorso la cura posta nell’edificazione dei muretti non trova alcuna giustificazione precisa, che non sia la pura esibizione della maestria costruttiva, l’ostentazione dell’altezza, l’eleganza del profilo. Nei tratti più ripidi il sentiero viene gradonato e il muretto funziona da appoggio. La larghezza del sentiero fa ritenere che esso potesse essere percorso solo da persone a piedi, da bestie da soma o da mandrie dirette ai pascoli vicini. I muretti s’interrompono a ogni incrocio tra il sentiero principale e i numerosi sentieri trasversali o le mulattiere lastricate provenienti dal fondovalle, per poi riprendere fedelmente il percorso. Il sentiero si mantiene più o meno a una quota costante fino a che trova una ripida discesa che lo porta a una selletta. Senza più muretti, seguendo sulla destra i segni tracciati sul terreno e le fettucce di plastica annodate sui rami, la mulattiera si allarga, fiancheggia i recinti degli allevamenti e raggiunge una strada asfaltata. A sinistra, in pochi minuti, si raggiunge il largo piazzale che fa da platea alla chiesa della Madonna del Morzone. La cappella si trova in un luogo assolutamente solitario e isolato. Se ne comprende la funzione come luogo di sosta nei pellegrinaggi che traversavano la montagna e comunque come cappella rurale e pastorale. La scritta sotto la lunetta maiolicata con l’immagine della Pietà (la deposizione di Gesù tra le braccia della Madre) richiama esplicitamente i pellegrinaggi degli abitanti dei Comuni vicini. Dopo una sosta nell’area attrezzata con panche e tavoli da picnic si riprende la strada asfaltata - praticamente deserta - e la si segue in discesa con piacevole percorso tra boschetti, radure, allevamenti e stalle fino a raggiungere le belle villette dell’abitato di Selvone. Sulla strada provinciale, con pochissimo traffico, si va ora a destra per coprire in pochi minuti il km che ci separa dal cimitero di Selvone e dalle case di Mennella, dove si recupera l’auto. I tempi di percorrenza prevedono 30 minuti da Mennella alla Torre, 50 minuti da qui alla chiesa e altri 50 minuti dalla chiesa a Mennella: in tutto poco più di due ore. Il dislivello è limitato a 150 metri, dai 600 metri di quota di Selvone e Mennella, ai circa 750 della chiesa del Morzone.
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I muretti di pietra di Mennella
Ci si può emozionare di fronte a un muretto di pietra? Sì, proprio un semplice muretto, di quelli tirati su da anonimi artigiani con pietre grezze, che troviamo dappertutto, in campagna come in città, in montagna come nei poderi di campagna? Se ci pensiamo bene ci sono luoghi in Italia dove questa emozione la si prova davvero. Pensiamo ai muretti delle Cinque Terre in Liguria a protezione dei terrazzamenti agricoli sui declivi a mare. Pensiamo anche ai muretti di confine dei poderi del Salento o della Sicilia iblea. Pensiamo ai muretti a secco della Maiella abruzzese che trattengono la poca terra disponibile per la coltivazione di farro e lenticchie di montagna. In questi luoghi l’emozione diventa perfino commozione di fronte all’immane fatica di generazioni di uomini che hanno lavorato allo spietramento sistematico dei loro piccoli fondi e hanno cercato di proteggere i frutti del loro lavoro dall’ostilità della natura. L’itinerario dei muretti di Mennella che presentiamo in questa scheda si svolge in Molise, in una zona marginale e assolutamente sconosciuta, eppure bellissima, nell’area di confine del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Tre conche verdissime in successione ospitano piccoli borghi rurali a cavallo tra i comuni di Filignano e Scapoli. Le alture dintorno hanno visto feroci battaglie tra tedeschi e alleati nell’autunno del 1943. Andiamo a traversare un bosco che sovrasta il selvaggio Rio Chiaro, collegando le rovine di un insediamento medievale a una cappella pastorale meta di pellegrinaggi. Ed è qui che scopriamo il lungo sentiero protetto da due muretti laterali, un magnifico serpentone che segue le gibbosità del monte. Questi splendidi muretti tra i quali c’immergiamo non hanno alcuna funzione precisa se non quella di esibire l’eleganza del manufatto e il virtuosismo del costruttore. Un piccolo capolavoro dell’architettura popolare.
L’Italia della pietra a secco
Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea
La ricognizione del percorso è stata effettuata il 18 ottobre 2014