L’itinerario
La passeggiata ha inizio dal piazzale del grande parcheggio situato a pochi passi dal Castello e dal Santuario dell’Angelo. Si esce dalla città percorrendo la stradina piastrellata che si dirama a destra della strada statale per Foggia e che costeggia il muro esterno del Palace Hotel San Michele. Superato l’hotel, la stradina diventa subito sterrata e si allunga assolutamente evidente e rettilinea sulla cresta del Monte.
1 - Il sentiero sullo sfondo di Monte Sant'Angelo
Troveremo sul percorso alcuni cancelletti di paletti e filo spinato anti evasione del bestiame che andranno aperti e accuratamente richiusi dopo il nostro passaggio. I numerosi segnali di vernice gialla sul terreno ci ricordano che ci troviamo sul tratto finale della Via Micaelica, uno dei percorsi della Via Francigena nel Sud. A sinistra si apre lo spettacolo del golfo di Manfredonia e del mare Adriatico.
L’acqua
2 - Il fontanile di abbeverata
Appena sotto il sentiero, notiamo un caratteristico fontanile per l’abbeverata del bestiame. Due vasche di pietra sono alimentate dal vicino pozzo. Lungo tutto il percorso troveremo i cippi con la sigla AP e i tombini di ghisa che ci avvertono che stiamo percorrendo un tratto dell’Acquedotto Pugliese.
3 - il cippo dell'Acquedotto Pugliese
La chiesa campestre
Una breve deviazione sulla destra ci consente di risalire alla chiesetta campestre di Santa Maria degli Angeli.
4 - Santa Maria degli Angeli
L'edificio ha forma rettangolare ed è abbellito da un portale del tredicesimo secolo che ha in lunetta l’immagine scolpita di Maria in una mandorla sostenuta dagli angeli. La chiesa è costruita in posizione spettacolare lungo la panoramica cresta, a cavallo tra il versante marino del golfo di Manfredonia e il versante della Valle Carbonara e della Foresta Umbra.
Le macére
5 - Macéra di confine
Tutto il versante della montagna che stiamo attraversando è caratterizzato dal reticolo delle macére. La macéra è un lungo e grosso muro a secco che serve da sostegno al terreno per la formazione delle ‘terrazze’ o per delimitare i poderi. Il territorio di Monte Sant’Angelo è caratterizzato da queste costruzioni a secco che s’inerpicano parallelamente lungo il costone della montagna, facendo da sostegno ai campi terrazzati un tempo coltivati e oggi prevalentemente adibiti a pascolo.
6 - Muraglione di contenimento
I pascoli
Una masseria sulla sinistra ci introduce all’osservazione degli animali pascolanti sul pendio del monte. Vediamo un gregge di pecore, che effettua la transumanza verticale tra la pianura e la montagna.
7 - Gregge di capre al pascolo
Notiamo un allevamento di capre nere di razza Garganica: il folto gregge di capre è disperso tra gli arbusti del declivio e arrampicato sui cespugli per strappare le tenere foglie degli alberelli. Numerose sono le vacche di razza podolica allevate allo stato brado: dal loro latte si ricavano ottimi prodotti caseari come il celebre caciocavallo podolico; sono animali capaci di adattarsi a condizioni ambientali anche molto difficili come i pascoli su suoli poveri e gli arbusteti. Vediamo anche un cavallo al pascolo, accompagnato dal suo puledro.
Lu pagghiére
Il pagliaio (lu pagghiére) è la tipica capanna in pietra a secco con copertura a tholos. Ne osserviamo diverse lungo il nostro itinerario, in maggioranza ormai dirute o col tetto crollato.
8 - Capanna a tholos
Si trovano a margine dei mandorleti, degli uliveti e dei terreni adibiti alle colture di ceci, fave e lenticchie. Presiedono i campi terrazzati, creati dalla pazienza del lavoro contadino per accumulare la terra e preservarla dal dilavamento dei pendii. Fungevano da ricovero d’emergenza per le persone ma soprattutto da deposito degli attrezzi e da luoghi di conservazione del fieno.
9 - Capanna di pietra con copertura di terra
Hanno forma grossolanamente circolare, con un massiccio basamento di pietre a secco senza malta, una scala laterale e la copertura di lastre di pietra (le chiancarelle), ricoperte di terra per aumentare l’impermeabilità e la coibentazione della capanna.
10 - Portale architravato con scala laterale
La casetta
Nella zona è diffusa una variante della capanna in pietra a secco, a forma di casetta rettangolare, mono o bicellulare, con il tetto a due spioventi. Si tratta dell’evoluzione della capanna tonda, verso un modello di ricovero notturno del pastore dotato di un agio maggiore, di un punto-cucina, di un focolare per la caseificazione, di un forno e di un piccolo orto esterno. La casetta diventa così una rustica abitazione temporanea e un rifugio di campagna.
11 - Casetta in pietra
I recinti e gli jazzi
A partire dalle macére di confine, lo spazio del fondo è suddiviso in recinti di pietre a secco, dove gli animali trovano ricovero notturno. Gli stazzi (jazzi) sono situati in discesa nella parte alta del fondo, in modo da consentire il deflusso dei liquami. Recinti particolari, di dimensioni più piccole, sono destinati agli agnelli e ai capretti, oppure agli ovini malati e alle femmine gravide. Sono naturalmente presenti i varchi di accesso, talvolta con muri rastremati, per canalizzare gli animali e sottoporli alla mungitura del pastore.
12 - Recinto rettangolare
La conclusione dell’itinerario
Dopo circa un’ora di cammino a saliscendi sul sentiero rettilineo si raggiungono le opere recintate dell’Acquedotto Pugliese e le torri dei ripetitori e delle antenne telefoniche. Possiamo fermarci qui e tornare indietro sul percorso dell’andata. È anche possibile, per variare l’itinerario, scendere a sinistra sul ripido stradello verticale di servizio agli impianti e raggiungere la vicina strada asfaltata. Si tratta della strada che collega Monte Sant’Angelo all’abbazia di Pulsano, pochissimo trafficata e amata per il passeggio. In diversa prospettiva vedremo altre capanne di pietra e il paesaggio agropastorale traversato all’andata.
13 - L'area dell'escursione
A ritroso rientriamo in città percorrendo i tre chilometri scarsi che ci separano dal parcheggio di partenza. Avremo impiegato circa 2-2,30 ore, con un dislivello modesto.
L’escursione è stata effettuata l’8 giugno 2016
Home -> L’Italia della pietra a secco -> Itinerari -> Puglia
Gargano. L’architettura agropastorale di Monte Sant’Angelo
Monte Sant’Angelo è città garganica del più grande interesse. Lo è per la sua geografia di città appollaiata su uno spalto roccioso del promontorio del Gargano che guarda verso il mare dall’alto di profondi e inospitali valloni. Lo è per il suo inserimento nel Parco nazionale del Gargano e nel Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Lo è per la sua storia religiosa originata nella grotta dell’apparizione dell’arcangelo, divenuta attrattore di pellegrini di tutte le epoche. Lo è per la sua urbanistica, giocata sulla combinazione tra edifici religiosi, palazzi delle famiglie agiate e case popolari a schiera. Lo è per la sua natura rupestre scolpita nei sentieri gradinati, nelle cripte affrescate, negli eremi di Pulsano, nelle abitazioni e ovili in roccia, nei monumenti megalitici dei dolmen. Lo è per la sua tipica architettura rurale, frutto dell’integrazione tra l’attività agricola sui campi terrazzati e il pascolo dei caprini e dei bovini. Quella che proponiamo è una facile passeggiata che ha il merito di svelarci il mondo della pietra a secco e dell’architettura spontanea. Con poca fatica sfoglieremo un’antologia delle più caratteristiche tipologie edilizie del mondo agropastorale garganico.
L’Italia della pietra a secco
Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea