Pizzo Calabro. La chiesa rupestre di Piedigrotta



1 - La Piedigrotta di Pizzo Calabro


L’architettura rupestre non è storicamente limitata al solo medioevo bizantino. La grotta non è il solo arcaico rifugio accessibile agli homeless più poveri. La chiesa rupestre non è solo la remota reliquia di eremiti e monaci basiliani. La civiltà rupestre può stupire ancora oggi per una sua insospettata modernità. Scettici? Beh, provate a scendere qui tra i bagnanti della spiaggia di Pizzo Calabro, nello scenario del golfo di Sant’Eufemia. Scoprirete una parete verticale di arenaria, indorata dal sole che declina verso l’orizzonte del mar Tirreno.




2 - La chiesa di Piedigrotta


La parete, forata da occhi scuri sbarrati e aperta dai varchi di un condominio rupestre, è sovrastata da una croce e dalla statua di una madonnina. La porta d’ingresso v’introdurrà in un antro buio, articolato in tre ambienti rosicchiati nella friabile roccia. Ci si muove in un percorso a gimkana tra romitori, sorgenti e pozze d’acqua, colonne e gradini, un altare centrale. Si svela una progressione di sorprendenti presenze scolpite.




3 - L'esterno di Piedigrotta


Le sculture rupestri


Le sculture nei blocchi di arenaria ricostruiscono racconti biblici affollati di personaggi. Un grande presepe con Gesù neonato in braccio a Maria, San Giuseppe, i pastori in adorazione, il bue e l’asinello e in fondo il paesaggio arabo con i Re Magi che giungono sui loro cammelli. La bellissima scena della moltiplicazione dei pani e dei pesci: Gesù, gli apostoli, un uomo con la cesta colma di pani e una donna seduta tra le ceste traboccanti di pesci.




4 - La pesca miracolosa


Un sacerdote che celebra la messa tra gli angeli. L’apparizione della Madonna di Lourdes a Bernadette. La cappella della Madonna di Pompei. E poi angeli e santi: Francesco di Paola che attraversa lo stretto di Messina sul suo mantello; Antonio da Padova con gli orfanelli; Giorgio che trafigge il drago; l’angelo della morte che incorona Santa Rita; perfino due medaglioni con i volti di John Kennedy e di Papa Giovanni.




5 - San Giorgio e il drago


La storia della grotta


La storia della grotta comincia verso il 1880, quando un artista locale, Angelo Barone, che aveva una piccola cartoleria al centro del paese, decise di dedicare la sua vita a questo luogo; ogni giorno raggiungeva a piedi il posto e a colpi di piccone ingrandì la grotta, ne creò altre due laterali e riempì gli ambienti di statue rappresentanti la vita di Gesù e dei Santi. Alla sua morte, nel 1917, subentrò il figlio Alfonso che dedicò alla chiesa quarant’anni della sua vita. Per sua mano, essa assunse il suo aspetto definitivo. Egli scolpì altri gruppi di statue, capitelli con angeli, bassorilievi con scene sacre; affrescò le volte della navata centrale e dell’altare maggiore.




6 - Santa Rita


Agli inizi degli anni Sessanta la Chiesa fu devastata da incursioni vandaliche. Fortunatamente alla fine di quello stesso decennio, un nipote di Angelo e Alfonso Barone, di nome Giorgio, decise di tornare a Pizzo dal Canada dove era emigrato, diventatovi un rinomato scultore. Sarebbe dovuto rimanere nel suo luogo natale per sole due settimane, ma dopo aver visitato la chiesetta e averla trovata ridotta ad un ammasso di macerie, decise di fermarsi e provare a restaurarla. Rimase a Pizzo diversi mesi lavorando ininterrottamente per fare risorgere il capolavoro creato dai suoi zii. Il restauro si concluse nel ’68 ed ottenne il plauso ufficiale della città. Con un pizzico d’orgoglio, si dice che oggi la chiesa sia il secondo monumento più visitato in Calabria dopo i Bronzi di Riace.




7 - Il romitorio


Informazioni

La chiesa di Piedigrotta è descritta in un sito internet ricco di foto (www.chiesadipiedigrotta.it). L’accesso è protetto e regolamentato. La gestione delle visite è affidata alla cooperativa giovanile Kairos (www.cooperativakairos.net). L’accesso alla grotta avviene dal parcheggio sulla statale 522, poco a nord del centro storico di Pizzo. Una scalinata di granito scende ripidamente a un panoramico sentiero a mezza costa sulla rupe e di qui all’atrio d’ingresso.




 
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