Per approfondire

Sul web si segnala il sito ufficiale del Comune di Orte (www.comune.orte.vt.it) con informazioni sulla storia e sui principali monumenti; è possibile scaricare l’opuscolo a colori dedicato a “Orte sotterranea”. Il sito migliore è tuttavia curato da un’associazione culturale (www.ortecitta.it) per illustrare nei dettagli l’offerta culturale e le proposte di visita, dall’archeologia alle chiese, dai musei all’underground. Sul canale Youtube è possibile visionare il documentario su Orte “La forma della città” girato da Pasolini, come pure altri video dedicati al territorio. Il percorso della Via Amerina, che dalla Valle del Baccano traversava il Tevere a Orte per poi dirigersi verso l’Umbria,  è ricostruito e proposto escursionisticamente dall’opuscolo Via Amerina – Comprensorio della Via Amerina e delle Forre – Itinerari tra storia e natura, curato dalla regione Lazio e reperibile facilmente in rete.

Itinerari

La rupe di Orte

Notissima per fama ferroviaria ma in realtà pochissimo visitata, la rupe di Orte si offre per pochi secondi agli sguardi di chi corre sulla linea ferroviaria dell’alta velocità, sull’autostrada del Sole o sulla superstrada per Viterbo. Etruschi e romani valorizzarono lo strategico pianoro tufaceo di Horta e il suo porto fluviale di Seripola. Furono però le famiglie gentilizie del medioevo a definirne l’urbanistica e a costruirne i palazzi più belli. Lo stemma con le due chiavi ricorda a chi ne percorra le antiche strade che fu territorio del Patrimonium Petri. Sulla via Amerina transitarono i pellegrini francigeni che scendevano a Roma per venerare le reliquie degli apostoli. Tra i suoi ultimi estimatori vi è stato Pier Paolo Pasolini che le dedicò un celebre documentario che esaltava “la forma della città” e vituperava qualche recente obbrobrio edilizio che ne deturpava la purezza dello skyline.

L’anello della rupe


Il modo migliore di capire Orte è quello di percorrerne l’anello integrale alla base della rupe. Lo scoglio di tufo sulle rive del Tevere mostra così tutta la sua originalità: le scure pareti verticali si alzano improvvise sui prati e sostengono le case, i palazzi e i loro giardini pensili. Ma mostrano anche le ferite lontane e recenti dei crolli, le cicatrici dei colombari e delle grotte rimaste in vista sulle pareti, le opere di consolidamento e sostegno. L’anello è breve e richiede circa 35 minuti di facile cammino. Si può partire da Via De Domincis, da cui si dipartono le vie d’accesso più frequentate per il centro antico e dove sono parcheggi e punti di ristoro. A piedi si costeggiano i moderni caratteristici giardini (l’angolo del Sor Cappanna), e il muraglione del Campo della Fiera sul quale occhieggiano ancora i blocchi di travertino con gli anelli di ferro ai quali si legavano gli animali del mercato del bestiame. Si raggiungono gli alti fornici dell’antico pittoresco acquedotto, si traversa la strada che sale ripidamente alle prime case di Orte a si scende a li là su una comoda sterrata che ne fiancheggia gli alti archi di sostegno. Si segue fedelmente la base della rupe con ampie aperture panoramiche verso il Tevere, il poggetto boscoso che sovrasta il porto di Seripola, i resti del ponte della via Amerina, le colline verso Amelia e la moderna autostrada. Si raggiunge in breve la doppia scalinata di accesso alla porta di san Cesareo, ancora ottimamente conservata e si percorrono le pendici dell’opposto versante, in vista dello scalo di Orte. Sul colle di San Bernardino è incastonata la bianca facciata della chiesa rupestre della Trinità, scavata nel tufo. Ancora pochi passi sull’erba conducono all’asfalto di un piazzale parcheggio e in breve al punto di partenza.


Orte sotterranea


La visita dei principali monumenti di Orte diventa più efficace se si va alla scoperta del sottosuolo della città, una gruviera piena di scoperte. Magnifiche sono le colombaie rupestri dedicate all’allevamento dei piccioni e integrate con le cantine attraverso un ingegnoso sistema di mobilità delle botti. Originale è il Pozzo di Neve, costruito nei sotterranei dell’ospedale, che custodiva la neve trasportata dai monti Cimini, al centro di una rete di cunicoli con percorsi canalizzati dell’acqua.  Dalla piazza del Duomo si scende all’elegante fontana ipogea, scavata in epoca romana e risistemata nel Seicento: era il terminale dell’antico acquedotto e il luogo dal quale le donne attingevano con le brocche l’acqua per gli usi domestici. Sensazionale è il Ninfeo sotterraneo, cinquecentesco luogo di delizie aperto sulla rupe meridionale.

Civiltà rupestre

Passeggiate trogloditiche