Per approfondire
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Il sito del Parco Marturanum (www.parchilazio.it/marturanum) è una buona introduzione all’ambiente dell’escursione, grazie alla ricca informazione e al dossier fotografico. Un’ottima guida al Parco regionale Marturanum è stata pubblicata dalla Regione Lazio nel 2005. Uno studio approfondito degli insediamenti rupestri medievali nel territorio di Barbarano è dovuto a Paola Guerrini ed è pubblicato nel volume di Elisabetta De Minicis, Insediamenti rupestri medievali nella Tuscia (Roma, Kappa, 2003). Itinerari escursionistici nella necropoli di San Giuliano sono pubblicati nelle guide scritte da Giovanni Menichino (Escursionismo d’autore nella Terra degli Etruschi – Viaggio nella Tuscia, Laurum, Pitigliano, 2008) e da Stefano Ardito (A piedi nel Lazio, volume 3, Iter, Subiaco).
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Il territorio rupestre di Barbarano
L’istituzione del Parco regionale Marturanum ha premiato un territorio integro che ha in Barbarano la sua “capitale” e che concentra attorno alla valle del torrente Biedano e all’antica via Clodia una ragnatela di forre, necropoli rupestri, pianori pastorali e villaggi medievali. La varietà degli insediamenti e l’ampia offerta escursionistica attirano turisti provenienti soprattutto dalla non lontana Roma. Ma la ricchezza dei beni storici, le memorie etrusche, le strade romane e le rocche medievali attirano appassionati di tutte le nazionalità tanto che perfino un re di Svezia con la sua corte di appassionati archeologi classicisti è venuto da queste parti a disseppellire memorie antiche. Senza dimenticare l’attrazione che il comprensorio esercita sui flussi di neo-pellegrini in transito sulla vicina Via Francigena. Per gli appassionati del rupestre il territorio di Barbarano è un richiamo ammaliante. Per il paesaggio malinconico delle necropoli dove si celano le tombe etrusche più “belle”. Per l’habitat rupestre che circonda gli antichi villaggi medievali. Per il fitto reticolo di grotte alla base della rupe sulla quale s’innalza il bel paese di Barbarano Romano. Questo itinerario si concentra su Barbarano e sulle necropoli di San Giuliano. Si tratta in realtà di più itinerari, di breve durata ma ad alta concentrazione d’interesse, pensati per studiare e apprezzare al meglio i luoghi attraversati. Itinerari che è comunque possibile combinare facilmente tra loro per ottenere percorsi più lunghi. In tutti i casi sono percorsi gratificanti, grazie anche all’impegno del Parco nella cura dei sentieri, nella segnaletica e nella cartellonistica.
Il sentiero per la necropoli di Chiusa Cima
Il cancello d’ingresso alla necropoli di Chiusa Cima, annunciato dai cartelli turistici, è il primo che s’incontra sulla strada vicinale delle Quercete, a 1,9 km dall’iniziale bivio di Barbarano. Il sentiero s’innalza nel bosco e incrocia presto il tumulo Cima, il monumento funerario più imponente di tutta la necropoli. Il tumulo ha forma circolare, con 25 metri di diametro e sette accessi alle camere tombali della famiglia. La tomba più importante è anticipata da un lungo corridoio d’accesso e da un vestibolo, entrambi affiancati da celle; sul fondo si trova la camera tombale con il letto funebre. Da ammirare i soffitti scolpiti. Accanto al tumulo è un’area sacra scandita da cippi. Il sentiero prosegue nel bosco e si abbassa progressivamente nella forra incrociando tombe etrusche di tutti i tipi, spesso dislocate attorno a caratteristiche “piazzette”. In fondo a una di queste piazze è la tomba Costa, il cui interno si segnala per la finta porta, le due celle laterali e il magnifico soffitto a spiovente. Al livello sottostante la tomba Costa si trova una pittoresca piazzetta sacra con tombe di forme diverse. Una deviazione del sentiero, a sinistra di un bivio, incrocia altre tombe monumentali e conduce fino alla tomba Rosi: il vestibolo si apre sulle tre porte di altrettante celle funerarie, ognuna delle quali ha due letti funerari che prendono luce anche da piccole finestre rettangolari. Tornati al bivio precedente si continua la discesa verso il greto del torrente e dopo il piccolo guado si risale all’incrocio di sentieri sotto la rocca fortificata di san Giuliano.
La strada della necropoli di San Simone
La necropoli di San Simone ha un facile accesso dalla strada vicinale delle Quercete a 2,1 km dal bivio di Barbarano. Una strada bianca (all’inizio c’è un piccolo parcheggio) scende nel bosco tra pareti di tufo che ospitano le tombe della necropoli. Una breve deviazione segnalata sulla sinistra sale al grande tumulo di San Simone che ha un lungo corridoio d’ingresso a e tre camere tombali, una delle quali ha ancora in piedi la pietra che la chiude. Si continua sulla sterrata bianca lasciando a destra il sentiero per le “palazzine” e toccando numerose tombe scavate ai lati del percorso. Una breve rampa sale a un poggetto. A sinistra, un sentierino segnalato accosta una serie di tombe in pittoresca posizione e conduce a un gioiello della necropoli: l’oratorio rupestre di san Simone. Si tratta di un’ampia tomba etrusca ristrutturata in età medievale e trasformata in luogo di culto, forse connesso con un piccolo insediamento monastico. Sul fondo è ancora visibile un affresco con la scena di Giuseppe e Maria che portano Gesù al tempio e lo presentano al vecchio Simeone e alla profetessa Anna. Dal nome del sacerdote deriva il toponimo della necropoli. Di nuovo in discesa, la strada costeggia il fosso e giunge sotto le mura della rupe di San Giuliano, dov’è un incrocio di sentieri.
Il sentiero del Caiolo
L’area attrezzata del Caiolo è il principale punto di accesso alla necropoli di San Giuliano. La si raggiunge dalla strada vicinale delle Quercete dopo aver percorso 2,8 km dal bivio iniziale di Barbarano. Dispone di parcheggio, fontanella e area picnic. Una staccionata introduce al pianoro. Subito a destra, è il tumulo della Cuccumella, un monumento funerario realizzato con grandi blocchi di tufo e strutturato su un vestibolo e due stanze separate da una bellissima porta trapezoidale. Il bordo del pianoro è fasciato da tombe di diverso aspetto e forma. Si segnalano in particolare la tomba dei Carri (vi furono ritrovati i cerchioni delle ruote di un carro), la tomba dei Letti (con due letti per bambini posti accanto ai letti funebri dei genitori) e il tumulo del Caiolo, che ha il soffitto scolpito a travi e la cella sepolcrale introdotta da pilastri. Nei pressi del tumulo s’imbocca un sentiero che scende ripidamente verso il fondo del fosso. Si visitano in successione le caratteristiche tombe a Portico (un complesso di tombe a camera singola, dotate di un vano superiore aperto, riutilizzate come abitazioni o asceteri in età medievale), l’imponente tomba della Regina (con due ingressi affiancati e camere sepolcrali dotate di quattro letti), la tomba del Cervo (affiancata da una ripida scalinata, sulla cui parete sinistra è scolpita la scena della lotta tra il lupo e il cervo, diventata emblema del Parco). Tornando indietro si visitano le Palazzine (una serie di tombe a camera affiancate che le fanno somigliare a un moderno condominio) e si risale sul pianoro del Caiolo seguendo una tagliata etrusca di grande fascino.
Il sentiero di Greppo Cenale
L’ingresso per il Greppo Cenale si trova sulla strada vicinale delle Quercete a 3,3 km dall’iniziale bivio di Barbarano, dopo l’accesso del Caiolo e il successivo ponte stradale. Dal cancello di legno si segue il sentiero di sinistra che percorre l’intero pianoro tufaceo, parallelo al Caiolo. Si va a saliscendi nel bosco e nella macchia, traversando alcune radure dove sono collocati pannelli informativi del parco, fino a raggiungere il punto panoramico che si affaccia sui valloni e sui pianori circostanti. Di qui inizia la discesa nella forra, protetta da staccionate di legno. La tomba del Guardiano è la prima significativa testimonianza della necropoli: Nitida la sua facciata con la finta porta dell’aldilà, anticipata dalla scalinata che scende nella camera tombale e affiancata dalle scale che salgono sulla terrazza. Toccato il greto del torrente si risale in ambiente selvaggio verso le tombe Thanzinas. Il nome di questa famiglia etrusca è riportato all’interno di una delle tombe. Il percorso di ritorno può essere abbreviato risalendo un sentiero scorciatoia.
Il villaggio medievale di San Giuliano
San Giuliano è un sito fortificato che occupa una piattaforma tufacea allungata a forma di clessidra totalmente isolata e protetta dai profondi valloni dei torrenti e dei fossi affluenti del Biedano. Il pianoro sommitale ospita i principali monumenti, mentre il villaggio rupestre, articolato in vari nuclei di grotte, occupa le pendici meridionali della rupe. Giunti alla base orientale del pianoro, nodo di sentieri, si solleva lo sguardo per ammirare le mura a protezione dell’antica città. La muraglia è costruita con grandi massi di età etrusca in basso e con pietre di dimensione più piccola di età medievale in alto. Alle pendici della rocca il banco di tufo è arretrato per l’erosione e ospita due grotte dalla forma allungata utilizzate come stalle fino a tempi molto recenti. Si va ora a sinistra (ovest), alla base della rupe, sulla strada di accesso a san Giuliano. La prima grotta che incontriamo ha il fondo di dimensioni più ampie dell’ingresso ed è stata utilizzata come cava di pietra del villaggio, come si evince dalle incisioni dei blocchi sulle pareti. Segue un gruppo di tre grotte, di cui la centrale ha dimensioni doppie rispetto alle laterali a seguito dell’abbattimento della parete divisoria.
La strada compie un primo tornante e inizia la salita verso il piano sommitale. All’uscita di questo tornante si trova un’ampia grotta, parzialmente occlusa da un muretto: le strutture interne e il fumo che annerisce le pareti denunciano il suo utilizzo come luogo di trasformazione del latte e caseificio. Dopo il secondo tornante si osservano i resti dell’antica porta di accesso. A destra della porta è il riparo sotto roccia destinato probabilmente a ospitare il corpo di guardia che vigilava sull’ingresso. Qui siamo a un bivio. A destra un sentiero percorre la strozzatura che separava in due parti il sito, sale sul bel pianoro assolato e va alla scoperta dei resti di muri, colonne e vani dell’antico abitato. L’affaccio sul vallone settentrionale è impressionante e richiede un minimo di attenzione. Tornati all’istmo e al corpo di guardia si segue ora il largo sentiero che si dirige verso il magnifico pianoro occidentale. Uno spalto roccioso ospita un autentico appartamento rupestre, con stanze comunicanti, foro d’uscita del fumo del focolare, pilastro d’ingresso, nicchie e vani dispensa. Appaiono sul fondo le tre absidi della bella chiesa medievale di San Giuliano. La facciata è introdotta da un elegante portico che riutilizza colonne romane di marmo. L’interno è decorato da affreschi un po’ sbiaditi e deteriorati ma ancora riconoscibili. A fianco della chiesa è un edificio a tre piani con un campaniletto a vela, che ospitava i religiosi custodi del luogo. Non lontano della chiesa un’area recintata ospita un sorprendente bagno termale romano. Scendendo una doppia rampa di scale si sbocca su una terrazza pensile sul vallone, dove confluivano i cunicoli etruschi dell’acquedotto e dove è collocata un’ampia vasca balneare cui si accedeva grazie ad alcuni gradini. Proseguendo verso il fondo occidentale del pianoro si trova un saggio di scavo archeologico realizzato dall’università di Tor Vergata. Un ulteriore tratto di sentiero, un po’ ingombro di vegetazione, conduce ad un’ultima cavità, la “grotta dell’acqua”. Ha caratteristiche assolutamente originali, perché all’interno è tuttora attiva una piccola sorgente che alimenta una vasca rupestre. Il ritorno può seguire la via dell’andata.
Il Museo della Tuscia rupestre
Situato all’ingresso di Barbarano, il piccolo Museo della Tuscia Rupestre documenta e interpreta il territorio del Parco attraverso quattro sezioni tematiche: la sezione geologica ospita la suggestiva ricostruzione di una forra, un vallone scavato nel tufo dall'azione incessante dei torrenti, con i suoi abitanti principali; la sezione dedicata al bosco, scrigno di biodiversità, mostra una quercia intera e, ai suoi piedi, alcuni animali dell'habitat relativo; la sezione storico-archeologica ospita la ricostruzione di una tomba etrusca a camera contenente i resti del defunto ed il suo ricco corredo; la sezione "etnografica" con una serie di pannelli racconta gli antichi mestieri e le tradizioni locali, con reperti originali.
Le grotte del Pianetto di Barbarano
Uno dei numerosi motivi d’interesse di Barbarano è la simbiosi tra l’abitato residenziale e l’antico quartiere delle grotte. La zona del Pianetto, ai piedi del paese, è completamente traforata da innumerevoli cavità oggi abbandonate ma ancora utilizzate fino a poche decine di anni fa. Le grotte sono sia di proprietà privata sia demaniale e sono state utilizzate nel tempo come stalle per gli animali, come depositi di materiale o come laboratori per la tessitura della canapa. Il Pianetto si trova sul versante ovest dello sperone tufaceo sul quale è situato il centro storico di Barbarano. Una magnifica passeggiata, recentemente attrezzata e accessibile sia dall’inizio che dal fondo del paese, compie il periplo del Pianetto e consente di apprezzarne la morfologia delle cavità, la molteplicità degli usi e il rapporto con l’abitato sovrastante.
Civiltà rupestre
Passeggiate trogloditiche