Le forre di Corchiano
Le forre di Corchiano
Corchiano è oggi un borgo di spiccate virtù civiche che propone un originale pacchetto di proposte culturali per la valorizzazione delle risorse ambientali di cui è ricco. Prospiciente alla valle del Tevere e compresa tra Civita Castellana, Fabrica di Roma e Gallese, è raggiunta dai trenini della Roma-Viterbo e da comode deviazioni della Cassia Veientana e dell’Autosole. Nasce come centro dei Falisci, legato alla capitale Falerii veteres, insediata su di una rupe difesa naturalmente dai fiumi e da un vallo, ma mostra anche presenze etrusche fino alla completa romanizzazione e alla ristrutturazione territoriale segnata dal tracciato della via Amerina. Se è forse leggendaria, ma certo intrigante, la sua identificazione con la Fescennium delle fonti letterarie antiche, Corchiano conserva tracce significative di tutte le epoche storiche a cominciare da quella classica via sepolcrale scavata nel tufo che collegava il borgo alla sua necropoli rupestre e che oggi è nota come Via Cava di Sant’Egidio. A Fescennium erano legati i ludi fescennini che consistevano in versi mordaci e pungenti che dovevano suscitare ilarità in chi li ascoltava, in canti di carattere licenzioso, in travestimenti e danze buffonesche. Di questa remote radici drammatiche sopravvivono oggi a Corchiano la programmazione del teatro, il premio Fescennino e la passione per gli spettacoli all’aperto e le sacre rappresentazioni del Natale e della Settimana santa. Punto di forza del territorio corchianese sono due attraenti parchi: il monumento naturale delle Forre e l’Oasi del Piano Sant’Angelo. Sono lo scenario – naturale e storico-archeologico a un tempo – nel quale si muovono le tre facili proposte escursionistiche che seguono. La prima è un percorso anulare alla base della rupe che regge Cerchiano; la seconda rivisita un classico percorso di pellegrinaggio mariano nella forra; la terza è un fascio di brevi percorsi all’incrocio tra la via Amerina, le vie cave di Sant’Egidio e di Cannara e il corso del rio Fratta.
L’anello della rupe
Il centro storico di Corchiano occupa una rupe di forma ellittica che s’incunea tra due forre. Con le sue strette vie e le sue piazzette si allunga a dominare il sottostante mondo d’ombra dei fossi dove la rigogliosa vegetazione riparia nasconde un insospettato mondo sotterraneo brulicante di vita animale e vegetale. Grotte e ripari rupestri si fondono in una simbiosi con le case sovrastanti e le acque che scorrono sul fondo. Un meritevole lavoro di restauro ambientale ha ripulito gli antichi sentieri e consente escursioni tra le più belle della regione, come questo percorso ad anello che aggira in senso antiorario le basi della rupe di Corchiano.
Dalla piazza del Municipio e dal monumento al Bersagliere (parcheggio, fontanina) ci si muove verso il vicino edificio che ospita l’asilo e la scuola primaria e lo si costeggia fedelmente seguendo una strada asfaltata in discesa che tocca le ultime case e termina un cancello di legno. Aperto (e richiuso) il cancello, un sentiero scalinato e protetto da una staccionata di legno scende a tornanti nella forra. Dopo aver esplorato un edificio a due piani con sottoportico ricavato nel tufo e in vista del ponte stradale d’accesso al paese, si scende sulla riva del fiume. A destra è un’area picnic con un bel colpo d’occhio sulla rupe. Si va ora a sinistra su una larga strada terrosa che costeggia il rio Fratta. Una piccola cascata introduce una nota pittoresca nel paesaggio che è dominato dai muraglioni costruiti a protezione della rupe. Più avanti si penetra nella recinzione a sinistra e si esplora la fascia di ripari naturali sottoroccia e di grotte che traforano la base della rupe. Evidente è il loro utilizzo come stalle, rafforzato da una piccola sorgente e da un colombario. Superata una bretella d’accesso alla parte alta del paese si prosegue nel folto della vegetazione seguendo i bottini dell’acquedotto. Un sentiero protetto e una ripida scalinata che zigzaga tra le grotte consentono una nuova via di fuga verso l’alto: il profilo della rupe in simbiosi con le case che la continuano verso l’alto si mostra qui particolarmente suggestivo. La strada sterrata si restringe, si riduce a sentiero e tocca la rupe nei pressi di alcune grotte dalle belle linee geometriche. Superati un dosso e il bivio successivo si risale ora verso il paese seguendo una fascia rocciosa di transizione che ospita vecchi magazzini. A sorpresa si scopre il teatro Fescennino che è ospitato in un vecchio edificio oggetto di un intelligente restauro. Dalla piazza d’ingresso al borgo vecchio, segnata dalla torre del vecchio castello e da una fontana a cannelle, pochi minuti consentono di tornare sulla piazza del Municipio e di chiudere l’anello.
L’intero percorso si compie in 45-50 minuti.
L’antico sentiero della fede
I visitatori curiosi e gli escursionisti possono percorrere un antico sentiero di pellegrinaggio che collega il paese di Cerchiano alla chiesa rurale di Santa Maria delle Grazie, con partenza dall’area del Giardino urbano del Ritello. Da secoli questo sentiero di forra vede i fedeli in processione attraversare le tagliate falische e sfiorare le acque del Fratta per recarsi a onorare l’immagine della Madonna in trono con il bambino in braccio e a chiederne le grazie.
Dai parcheggi di Via XXV Aprile si scendono le scale che conducono al Teatro Il Fescennino e a un fontanile dove è posizionato un pannello informativo descrittivo del sentiero. Si scende lungo la strada protetta da una staccionata costeggiando la base della rupe che ospita vecchi magazzini in disuso. Superato un cancello di legno e raggiunto un bivio, si va a sinistra in discesa. Si traversa il ponte sul rio e si scende tra grandi massi incontrando edifici in disuso, opere di contenimento, antri, fenditure nella roccia e sentieri di accesso alle proprietà sovrastanti. Conviene sostare presso un’edicola mariana anche per ammirare la spettacolare visione della rupe di Cerchiano. Nei pressi del successivo ponte sulla destra si osserva un caratteristico sito di piccole cavità rupestri. Segue una lunga serie di grotte integrate da opere murarie in blocchetti di tufo che svelano le loro antiche funzioni di laboratori e cantine grazie alle abbondanti tracce di torchi, cisterne, pestarole e botti. Un nuovo cancello di legno introduce a una spettacolare via cava. La via che rivela ancora i solchi dei carri, risale ripidamente il bordo della rupe e con una serie di stretti tornanti raggiunge i campi aperti. Delle due strade bianche si segue la sinistra, tra gli olivi, sullo sfondo di due aree sepolcrali adattate a stalla. Ben presto appare la chiesetta campestre di Santa Maria delle Grazie, meta dell’escursione.
Il percorso richiede 40 minuti all’andata e altrettanti al ritorno.
Le vie cave di Corchiano
Quattro brevi percorsi radiali s’inabissano nella forra del Rio Fratta e riaffiorano nei solari dintorni di Cerchiano. Essi percorrono le antiche vie cave, autentici budelli scavati nella rupe, incrostati di memorie storiche e intrisi di opere d’acqua. Una magnifica immersione nei segreti della rupe alla scoperta di una natura effervescente e di relitti dell’ingegno umano.
Si parte dal centro di Corchiano, si tocca il monumento ai caduti su via Roma e al bivio successivo si va a sinistra verso Sant’Egidio. La chiesa custodisce alcuni sbiaditi dipinti e una crocifissione nell’abside. A sinistra della chiesa si scende nella via cava di Sant’Egidio che si trasforma subito in un ovattato percorso d’ombra fiancheggiato da locali e magazzini in grotta. Una scalinata intagliata nel tufo sale a una suggestiva cappellina rupestre. La via cava sfocia in breve nell’ampia conca erbosa del Sambuco, circondata da scenografiche stalle e traversata dal rio Fratta. Di grande interesse sono il ponte romano che scavalca il fiume e l’ingegnoso canale d’irrigazione complanare. Questo spettacolare campo aperto ospita ogni anno il Presepe vivente, attrazione turistica del natale corchianese. Dall’Orto del Sambuco s'irradiano in senso orario tre brevi itinerari: la via d’acqua, la via cava di Cannara e la via Amerina.
Si va subito a sinistra, al di qua del Rio Fratta, alla base della rupe che regge il paese. Si scende all’interno del canale d’irrigazione, ora asciutto, e se percorre fedelmente il fondo, protetti dalle spallette laterali. Il canale prosegue fendendo la rupe, tra pareti sempre più alte e incombenti. Sulla destra si aprono delle finestre, regolate da chiuse, che testimoniano le antiche modalità d'irrigazione degli orti e dei campi sottostanti, oggi ingombri di vegetazione e impraticabili. Si può arrivare fin dove il canale si riduce a sentiero e traversa un tratto scosceso della rupe. Proseguire richiede attenzione e piede sicuro. Meglio tornare indietro e ripercorrere quest'impressionante uretra della rupe.
Tornati alla conca del Sambuco, si transita sul ponte romano e si trovano i segnali del percorso della via Amerina. Si va a sinistra a infilarsi nella sinuosa via cava di Cannara che taglia il banco di tufo e lo risale tra scure pareti che reggono campi coltivati e noccioleti. Due sono i principali motivi d’interesse della via cava. Il primo consiste nelle opere di adduzione dell’acqua e nei canali scavati nelle pareti; l’ultima canalizzazione ha immortalato nella roccia l’anno di realizzazione. Ma il motivo d’interesse più sorprendente è la firma che l’antico impresario etrusco ha voluto incidere sulla parete a perenne memoria della sua opera d’ingegneria stradale. La scritta si trova facilmente sulla parete destra, ripulita con biocidi da muschi, licheni e infestanti, restaurata e protetta con un tettuccio dalle acque di scolo. Letta da destra a sinistra la firma è quella di Larth Vel Arnies. Più in alto la via cava riemerge allo scoperto, diventa sterrata e raggiunge l’asfalto all’altezza della contrada Fallarese.
Ridiscesi al campo del Sambuco, senza riattraversare il ponte, si prosegue sul sentiero della Via Amerina sulla riva destra idrografica del Fratta. Il percorso è piacevole, animato dalle cascatelle e dalle opere idrauliche del fiume. Più in avanti una grande rupe sembra sbarrare il percorso. La si aggira sul sentiero di sinistra in salita, osservando le antiche tombe e le cavità rupestri che ne incidono i fianchi. Si attraversano le strutture di servizio di un ampio maneggio di cavalli fino a sbucare sulla strada per Fabrica di Roma, nei pressi della bella chiesa della Madonna del Soccorso. La forra è qui scavalcata dal ponte della ferrovia Roma-Viterbo e custodisce sulle pareti alcune grandi tombe rupestri, in parte occupate da invasive opere di sostegno. Le tombe sono del tipo a portico ed esibiscono pregevoli elementi architettonici e decorativi. Sulla via già percorsa si torna al campo del Sambuco, si riattraversa il ponte e sulla via cava di Sant’Egidio si torna a Cerchiano.
L’insieme dei percorsi descritti impegna circa due ore.
Per approfondire
Il sito istituzionale del Comune di Corchiano
(www.comune.corchiano.vt.it) propone itinerari di visita alle chiese, ai ruderi dei castelli, al borgo medievale e alle necropoli falische. Un secondo sito (www.monumentinaturalidicorchiano.it) descrive con ricco corredo di foto i monumenti naturali delle Forre e del Piano Sant’Angelo, oasi del Wwf. Al Parco storico ambientale e didattico delle forre è dedicato un terzo sito
(www.parcodelleforrecorchiano.it) che dedica attenzione agli ambienti naturali e alle emergenze storico-archeologiche. Il sito dedicato alla riscoperta della Via Amerina (www.viaamerina.eu) dedica una buona attenzione a Corchiano, posto tappa sull’antica via, e ai suoi immediati dintorni.
Home -> Civiltà rupestre -> Itinerari -> Lazio
Civiltà rupestre
Passeggiate trogloditiche