La Via Cava di San Rocco a Sorano

Lungo la valle del Fiora, al confine con il Lazio, la Maremma toscana esibisce un paesaggio rupestre e borghigiano amatissimo dai turisti buongustai. L’altopiano maremmano si presenta corrugato e fratturato in tante placche, separate dai solchi profondamente erosi dai torrenti. Ai fossi del bacino imbrifero del Fiora, opera della natura, si sommano le straordinarie incisioni scavate dall’uomo, un reticolo radiale di Vie Cave che solca i banchi di tufo e che collega le città dei vivi alle città dei morti. In una continua alternanza paesaggistica le città del tufo, i centri medievali di Pitigliano, Sovana e Sorano, sollevano le loro rocche, i palazzi e le chiese sulle imponenti fondamenta rupestri traforate dalle necropoli etrusche. Un opportuno Parco archeologico tutela questo paesaggio e propone un percorso di sintesi tra natura, paesaggio e  monumenti della civiltà etrusca e medievale. Visitiamo una costola di questo Parco, la tortuosa via cava che mette in comunicazione il borgo castellano di Sorano con l’insediamento rupestre di San Rocco in magnifica posizione panoramica sopra il fiume Lente.

L’itinerario


Il percorso ad anello, in continuo saliscendi, richiede una mezza giornata e si articola in quattro tappe: il borgo di Sorano, la Via Cava, l’area archeologica di San Rocco, la parete delle colombaie. Si può lasciare l’auto nel parcheggio all’ingresso della Rocca, vicino al Cimitero. La Fortezza della famiglia Orsini vi accoglie con i suoi giardini, il grande mastio e la piccola porta di travertino sovrastata dallo stemma di famiglia con l’orso araldico. Dell’imponente monumento di architettura militare si visitano il mastio centrale, i bastioni laterali, i camminamenti fortificati sotterranei e il museo medievale-rinascimentale. Stradelle di pietre e larghe scalinate scendono al caratteristico borgo, di forma ovale, seduto su uno scosceso sperone di tufo, incorniciato dal corso del fiume Lente e dei suoi affluenti. La passeggiata tra le vie del cento consente di ammirare il Palazzo Comitale, la chiesa di San Nicolò, l’impressionante Masso Leopoldino sormontato dalla torre campanaria, ma soprattutto i panorami sui valloni e sulle rupi che si ergono verticali sulle rive del fiume. Si scende ora verso il fiume uscendo dal borgo sotto la Porta dei Merli, ornata dagli stemmi araldici dei Medici e degli Orsini. Traversato il ponte sul Lente si costeggia il fiume, si supera un torrente su un ponticello, e s’incontrano le prime vie cave, quella  del Castellaccio e quella di San Valentino dirette verso Castell’Ottieri. Più avanti ci s’infila nella maestosa via Cava di San Rocco che sale sinuosa tra alte pareti perpendicolari. Questo capolavoro dell’architettura “per sottrazione” si fa ammirare per la “tagliata” nel tufo, per le spettacolari curve a gomito, per le opere di imbrigliamento delle acque nella canaletta centrale e nei canali laterali. Più in alto s’interseca un suggestivo passaggio ipogeo, introdotto da una croce scolpita nella roccia, che conduce su un terrazzino panoramico. La Via Cava raggiunge infine la cappella di San Rocco, posta a circa 2 km da Sorano, a pochi metri dalla strada per Sovana.

Una strada sterrata aggira l’acropoli e raggiunge un largo piazzale panoramico. Siamo sul Belvedere, una terrazza circondata da un sistema di guglie rocciose, che fronteggia con un magnifico colpo d’occhio il borgo di Sorano e la valle del Lente. Sui costoni tufacei e negli interstizi s’insinua un complesso rupestre che mostra i segni dei secoli, dall’età etrusca all’alto medioevo, e che non si vergogna di esibire il riutilizzo operato in una modernità non troppo remota.

Il complesso ospita una necropoli di tombe a camera scavate nello sperone tufaceo. La cengia sottostante ospita una fattoria rupestre, articolata su grotte tra loro comunicanti, utilizzate come abitazione, stalla per gli animali domestici e laboratorio artigiano. Ancora ben evidenti sono le cisterne per la raccolta dell’acqua, le mangiatoie, le nicchie della dispensa domestica, i lucernari, i fori di appoggio dei pali che sostenevano i letti, le cavità che ospitavano le presse per la premitura dell’uva e delle olive, i cardini per la chiusura delle porte. Ancora più in basso un terrazzino ospita un altro complesso rupestre unitario, scavato in modo pittoresco in una grande roccia, di cui sfrutta genialmente la forma irregolare. Ospita una grande cisterna, una vasca esterna, un forno, un focolare con lo sfogo del fumo e un gran numero di nicchie e di fori di appoggio per la paleria. Proseguendo sul percorso individuato da staccionate di legno, il sentiero s’impenna aiutato da scalini verso un picco roccioso. Lateralmente si aprono due colombaie di difficile accesso. Raggiunto il picco più alto, nuovo belvedere ricco di particolari sulla rupe di Sorano, si può osservare la fronteggiante parete che digrada dal Masso Leopoldino al fiume, traforata da un gran numero grotte ancora in  parte utilizzate.

Dalla chiesetta di San Rocco si può tornare in paese per la Via Cava; in alternativa si possono percorrere i 2 km della strada asfaltata, non molto trafficata. In questo caso è possibile visitare un altro luogo sensazionale, le colombaie scavate al centro di un’alta parete rocciosa. Il luogo si trova dopo il ponte sul fiume Lente, appena superata un’edicola mariana scavata in un masso roccioso. Una scala in ferro e un percorso attrezzato e protetto da staccionate conducono sulla cengia alla base delle grotte aeree. Con l’ausilio di scale in ferro si penetra nella stanze fasciate di cellette scavate in modo ordinato e regolare, in magnifico stato di conservazione. Chi non si sentisse di affrontare il percorso un po’ aereo, può comunque osservare le colombaie scavate alla base della parete rocciosa, a fianco della strada. L’ultimo tratto in salita sull’asfalto riporta sulla piazza di Sorano, alla Rocca e al parcheggio.

Per approfondire

È necessario informarsi sulle condizioni di percorribilità delle vie cave presso gli uffici turistici della zona (a Sorano tel. 054 633099). La visita può essere preparata sul sito del Parco archeologico “Città del tufo” (www.leviecave.it) e del Parco degli etruschi (www.parcodeglietruschi.it). Uno studio archeologico classico sulle antichità dell’area è quello di Ranuccio Bianchi Bandinelli dal titolo Sovana – topografia e arte.

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