Il mondo rupestre della Murgia Timone

Se il versante occidentale della Gravina sul quale si aggrappa la città di Matera merita tutta la sua fama consacrata dal riconoscimento Unesco di «Patrimonio dell’Umanità», il versante orientale presenta invece il volto spoglio della «Waste Land» della Murgia.  Sulle due sponde si fronteggiano due mondi opposti e complementari, il rupestre urbano, abitato e monumentale e il rupestre naturalistico, rurale e pastorale. Se i Sassi brulicano del flusso ininterrotto di abitanti e turisti, solo apparentemente la Murgia Timone e la Murgecchia sono una «terra desolata». Chi voglia percorrerle rigorosamente a piedi, chi ne voglia esplorare le rughe delle lame, il plateau sommitale, le terrazze e le cenge sulla cornice della gravina, scopre un mondo inaspettato: grotte pastorali, cripte affrescate latine e bizantine, masserie ‘di campo’ e ‘di pecore’, ingegnosi sistemi idraulici, villaggi preistorici, insediamenti tra loro tutti collegati da una ragnatela di panoramici sentieri. Questo itinerario è un omaggio alla Murgia Timone. Il nome rimanda alla fitta presenza di cespugli di timo selvatico. Il percorso seleziona i principali motivi d’attrazione e combina tra loro siti preistorici, medievali e moderni, sullo sfondo del panorama ineguagliabile della Matera dei Sassi.

L’itinerario


La Murgia Timone si raggiunge uscendo da Matera e percorrendo la Via Appia in direzione di Laterza e Taranto; si devia sulla destra all’incrocio dopo il ponte sul torrente Jesce seguendo le indicazioni per il Centro di visita del Parco. L’escursione è nota come «sentiero del belvedere» e può essere effettuata in autonomia o con una visita organizzata dalle guide del parco.

Il punto di partenza è la grande masseria del Casino Radogna e dello Jazzo Gattini che ospita il centro di visita del parco. La struttura è quella tipica delle masserie della Murgia. La villa padronale è una casa-torre ottocentesca, multipiano, dotata di locali interrati e di un panoramico balcone. La masseria è delimitata da un ampio recinto di muretti in pietra a secco e contiene edifici di servizio e una cappella; ben visibili sono le aie ritagliate dai muretti, i campi coltivati in esteso, le cisterne e i pozzi per l’acqua. Poco distante è lo Jazzo destinato all’allevamento ovino e bovino. È una struttura in muratura di forma rettangolare con le aree riservate agli animali, l’abitazione del pastore e il locale per la lavorazione del latte. La struttura è in lieve pendenza per favorire il deflusso dei liquami. Nei pressi dell’ingresso del Casino Radogna un largo sentiero segnalato conduce all’area archeologica della Murgia Timone. Vi si può osservare un Villaggio trincerato del neolitico, difeso da un fossato. In bella evidenza è una tomba a grotticella, circondata da un doppio cerchio di pietra e accessibile da un  corridoio che conduce a un pozzetto di accesso a due camere sepolcrali.

Proseguendo sulla strada asfaltata principale in direzione del Belvedere si trova sulla destra una piazzola di parcheggio in corrispondenza di un grande ovile rettangolare recintato, situato nella lama a fianco della strada. Si tratta in realtà della chiesa rupestre di San Falcione, riutilizzata come ovile fino a tempi molto recenti. L’aula ecclesiale si apre su un ambone nella parete destra e un profondo presbiterio con due absidi. Gli affreschi sono ormai evanescenti ma un San Nicola benedicente è ancora ben riconoscibile. La trasformazione in ovile è resa evidente da alcuni caratteristici particolari: il “contapecore”, un doppio passaggio per le pecore da mungere, ricavato murando una porta; il recinto rettangolare in blocchi di tufo; la sala destinata alla lavorazione del latte, con il focolare e l’apertura nel tetto per lo sfogo del fumo; le grandi grotte per il ricovero notturno degli ovini, dotate di mangiatoie e abbeveratoi. La vocazione zootecnica dell’insediamento è completato dalle “pecchiare”, le cavità che ospitavano gli alveari. Nell’economia del tempo la cera fornita dagli apiari era una risorsa importante per l’illuminazione e la liturgia.

Usciti da San Falcione, senza tornare sulla strada, si percorre il fondo della valletta fino ad affacciarsi sul bordo della gravina di fronte al panorama di Matera e della Murgecchia. Un esile sentiero segue la cornice della gravina, aggira uno sperone e scende con qualche complicazione sulla cengia sottostante ove sono alcune grotte pastorali. Qui si trova l’originale pietra cava che copre un pozzo immortalata da Pasolini nel suo Vangelo secondo Matteo come la tomba del Cristo morto e risorto. A fianco è la chiesa rupestre di San Vito. L’ingresso è parzialmente crollato. Due archi poggiano su un pilastro centrale e danno accesso a due ambienti dotati di altare e di absidiole scavate nella roccia. Il particolare più caratteristico è la cupoletta a cerchi concentrici scavata in alto. Il sentiero percorre ancora il bordo della gravina fino a raggiungere la piccola cappella rupestre di Sant’Agnese, dotata di una sola navata e di un arco che separa l’aula dal presbiterio e dall’altare. Un affresco della santa sopra l’altare e una cupoletta scavata nel soffitto arricchiscono l’interesse della cripta. Ma è al fianco della chiesa e sopra il tetto che si rivela uno dei più begli esempi di impianto idraulico rupestre. Una serie di canalette incise nella pietra raccolgono l’acqua piovana e la convogliano in successive e digradanti vasche di decantazione; l’acqua viene poi stivata in un sistema di cisterne tra loro comunicanti. Si scavalca ora il gradone murgico e si va a scoprire la Madonna delle tre porte, una magnifica chiesa rupestre che, nonostante il distacco vandalico di parti della pellicola dipinta, propone ancora affreschi che hanno per tema la Madonna del melograno e la Deesis. Le pareti dei tre oratori e le colonne portanti sono incise da un gran numero di croci di varia foggia. Probabile quindi la sua caratterizzazione di santuario pastorale, frequentato da fedeli che professavano riti cristiani diversi, orientali e latini.

Non resta ora che salire allo spettacolare Belvedere su Matera e rientrare al parcheggio.

Per approfondire

Il Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano, più semplicemente detto Parco della Murgia Materana (www.parcomurgia.it), è sicuramente uno dei più spettacolari paesaggi rupestri d’Italia che testimonia l’antico rapporto tra natura e uomo. Il Parco ha pubblicato la guida Escursioni nel Parco, a cura di Luigi Esposito, che descrive itinerari escursionistici nell’area di Matera e di Montescaglioso, (www.parcomurgia.it/public/web/documenti/Gli_itinerari_ind.pdf). Un’escursione nella Murgia Timone è descritta da Franco Moliterni nella sua guida Civiltà rupestre a Matera: escursioni guidate sulla Murgia materana (Matera, EdiRer, 1996). Il Centro di educazione ambientale di Matera propone attraverso il suo sito (www.ceamatera.it) visite ed escursioni nel parco materano.

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