Il villaggio rupestre nella valle della Loe

Prima di arenarsi serenamente nella piana di Montescaglioso la gravina di Matera ha un ultimo sussulto di wilderness alla confluenza del vallone della Loe. Gli spalti rocciosi che dominano la scena fluviale alternano il fitto scuro e selvaggio della macchia alla nuda roccia chiara strapiombante nel vuoto della gravina. Lo spettacolo che s’offre al Dante che voglia penetrare in quella selva oscura è impressionante: grandi massi di crollo intasano il fondo della gravina; esili sentieri s’inerpicano nel folto in una guerriglia permanente con i lecci, l’olivastro e il lentisco; aeree cenge apparentemente inaccessibili tagliano le rocce verticali. Eppure questo mondo ostile, sorvolato da nibbi e altri inquietanti rapaci, nasconde sorprendenti presenze di antica civiltà rupestre. Superbe scalinate scolpite nella pietra al prezzo di immani fatiche collegano abitazioni in grotta, cripte e santuari, cisterne, immensi ovili, necropoli e tombe di famiglia: un imprevedibile villaggio ipogeo è incastonato nella gravina e sottratto agli sguardi di chi lavora nelle eleganti masserie dei dintorni o vive a Montescaglioso, Pomarico e Miglionico, le cittadine che si stagliano come sentinelle sui colli dintorno.

L’itinerario


Il vallone della Loe si raggiunge in due modi. Scendendo da Montescaglioso, alla confluenza sulla strada proveniente da Matera, si va sulla provinciale in direzione di Ginosa. Dopo circa 1 km, subito dopo il piccolo ponte sulla gravina, si lascia l’asfalto e ci si immette a sinistra su una strada sterrata. La si percorre per 1,2 km fino a raggiungere un’antica cisterna per l’abbeverata degli animali. Qui si parcheggia. Se la sbarra è aperta si può proseguire fino al Casino Irene, una masseria che risale agli inizi dell’Ottocento, con una bella residenza privata a due piani circondata da edifici di servizio. Spalle alla cisterna si segue il largo viottolo protetto da una catena di ferro che scende leggermente verso i pascoli popolati di bestiame brado in vista di Montescaglioso. Traversata una breve fascia boscosa si segue fedelmente la successiva recinzione in filo spinato che separa i campi avvicinandosi al villaggio rurale delle Pianelle (sede di un centro di visita del parco). Superati i resti di un fontanile con vasche di pietra si raggiunge il bordo cespuglioso della gravina di Matera. A questo stesso punto si può giungere in un secondo modo, partendo dalla ex stazione di Montescaglioso e seguendo fedelmente il bordo orientale della gravina (indicazioni per la Madonna della Murgia). Il sentiero entra ora nella macchia e consente un bel colpo d’occhio sulle pareti e il fondo della gravina. Sull’opposto versante spicca la grotta di Pandona che ha ospitato per secoli nel suo capiente ventre le greggi e i loro pastori. Il sentierino che percorriamo è ben riconoscibile nonostante le sue ridotte dimensioni. L’ambiente diventa interessante quando iniziamo a costeggiare la parete rocciosa. Dopo i primi sgrottamenti naturali nel tenero tufo i fianchi della parete accolgono grotte via via più ampie, destinate a ricovero per la comunità del villaggio. Un grande masso caduto sbarra il sentiero e una freccia ci suggerisce la soluzione per aggirarlo. Serve ora un po’ d’attenzione. Ben nascosta dalla vegetazione si palesa la Cripta del Canarino, una chiesetta rupestre del IX secolo. L’iconostasi a due archi separa l’aula dei fedeli (che avevano a disposizione un sedile di pietra) dallo spazio sacro del presbiterio e dell’altare. Attrazione intrigante della cripta sono le scritte graffiate sulle pareti che evocano nei nomi (Gamaliele, Israele) e nei simboli (il candelabro a sette braccia) la presenza di una piccola comunità di ebrei. Sopra la cripta, grazie ad alcuni gradini, si raggiungono gli arcosoli con le tombe di famiglia.

Il sentiero raggiunge poi l’abitazione più imponente, con le sue grandi stanze separate da un corridoio e da un parete divisoria. I crolli hanno modificato la struttura della casa-grotta, ma la sua imponenza resta tuttavia evidente insieme con i segni del riuso come ovile e caseificio.

Più avanti si giunge a un bivio. A sinistra una scalinata di roccia scende verso il fondo della gravina. Si va invece a destra su alcuni scalini in salita e su un sentierino di cengia. E qui c’è un’altra scoperta emozionante: la grande chiesa di Sant’Andrea, con il pilastro centrale separato dalla parete di fondo da un breve diaframma. L’ingresso esterno è stato murato per consentirne il riutilizzo a ovile e l’accesso è possibile solo da un ambiente laterale di servizio che conserva ancora il giaciglio roccioso del pastore. Si torna al bivio precedente e si discende la scalinata per fermarsi alla terza presenza ecclesiale, la cripta della Scaletta. Si resta affascinati dalla capacità degli scalpellini di realizzare l’iconostasi e gli archi dell’abside in una successione  che dà l’illusione della profondità. A fianco della cripta è un secondo locale dotato di una profonda cisterna per la raccolta dell’acqua, fiancheggiato da un terzo locale più piccolo che ospita una tomba a fossa.

Si scende ora sul fondo pietroso della gravina per risalire l’opposto versante su rampe di scale gradinate nella roccia. Ci si affaccia così su un ampio piazzale roccioso sul quale si aprono quattro grandi cavità. La principale ha un’ampia tamponatura di pietre e mattoni di tufo e un ingresso con una porta di legno. E’ il santuario della Madonna della Murgia o della Loe, ancora oggi officiato e frequentato da un pellegrinaggio annuale il primo maggio. L’ampio interno, con un alto soffitto dal quale pende un mozzicone di pilastro, contiene altari, quadri, un’acquasantiera, stazioni della via crucis e un percorso mattonato di tipo penitenziale. La grotta a sinistra del santuario mostra numerose tombe a fossa. Le altre grotte sono destinate a ospitare i pellegrini e a soddisfare il loro bisogno di riposo e di ristoro.

E’ anche possibile proseguire l’escursione salendo il bordo della gravina in direzione delle grotte e della cripta di Sant’Eustachio, ma le difficoltà del percorso consigliano di fermarsi al santuario e tornare indietro lungo il percorso dell’andata con bella vista sul tratto terminale della gravina di Matera e sul profilo di Montescaglioso.

Per approfondire

Una ricerca sul villaggio della Loe è stata condotta da Erminia Lapadula nel quadro delle attività della Scuola di specializzazione in Archeologia di Matera. La si può leggere in Siris (n. 3, 2002) e in Insediamenti rupestri di età medievale: abitazioni e strutture produttive – Italia centrale e meridionale (Cisam, Spoleto, 2008). Il Parco della Murgia Materana ha pubblicato la guida Escursioni nel Parco, a cura di Luigi Esposito, che descrive itinerari escursionistici nell’area di Matera e di Montescaglioso, (www.parcomurgia.it/public/web/documenti/Gli_itinerari_ind.pdf).

Il Centro di educazione ambientale – Cea di Montescaglioso propone nel suo sito

(www.cea.montescaglioso.net) una ricca documentazione sul patrimonio rupestre nella Basilicata e nel mondo.

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