L’insediamento rupestre di Macurano
L’insediamento rupestre di Macurano
A poca distanza dalla Finis terrae di Leuca, Alessano occupa, insieme con la sua frazione Montesardo, la cresta della più “alta” delle Serre salentine. Castelli, palazzi e chiese testimoniano un passato glorioso e un’economia agricola solida. Un flusso discreto e ininterrotto di gruppi e di gente riconoscente ne visita il cimitero per raccogliersi in preghiera intorno alla tomba di Don Tonino Bello, un uomo di chiesa amato da tutti le persone “di buona volontà”. Le testimonianze e i messaggi di pace appesi ai rami di un grande ulivo ricordano le bibliche cetre appese ai salici e la nostalgia di un mondo accogliente e in pace. Pochi passi oltre il cimitero conducono al villaggio rupestre di Macurano, l’insediamento sorto intorno e sopra a una serie di grotte che incidono la base della Serra. Macurano racconta attraverso le sue stratificazioni sovrapposte la storia secolare di comunità di agricoltori e allevatori che si sono succedute nel tempo nel lavoro dei campi, degli ulivi e delle pietre e che costruito il paesaggio salentino.
L’itinerario
Macurano si trova sulla strada che da Alessano scende alla Marina di Novaglie, al bivio per Montesardo, nei pressi del cimitero. Un grande pannello di legno e un’area picnic ne aiutano la localizzazione. Siamo sulle ultime balze terrazzate della serra, introdotte alla fertile pianura sottostante dai binari della linea ferroviaria Maglie-Gagliano. Non è affatto un’area archeologica, ma un luogo ancora parzialmente vivo, dove masserie agrituristiche, case abitate e campi ancora coltivati convivono con i segni del passato. Chi visita l’insediamento passa in rassegna tutte le forme dell’architettura rurale tradizionale. Il punto di partenza è la semplice cappella dedicata a Santo Stefano che si erge con il suo campaniletto a vela, sormontato da una croce di pietra, sulla roccia d’ingresso al villaggio; lo sbiadito dipinto all’interno è ancora capace di attirare visitatori devoti. Sono le grotte che attirano ovviamente la curiosità dei contemporanei. Esse sfruttano le cavità naturali sottostanti le terrazze rocciose ma mostrano nitidamente i lavori di picconatura, di ampliamento e di adattamento alle esigenze connesse alla conservazione delle derrate, ai lavori agricoli e artigiani, alla stabulazione degli animali domestici e di lavoro e, forse, anche alla dimora temporanea degli addetti ai lavori agricoli nei periodi della loro maggiore intensità. La caratteristica delle cinque o sei grotte visitabili è la loro stretta integrazione con i fondi agricoli soprastanti, bene individuati dai muretti a secco di confine. Gli abitanti del villaggio rupestre ricavavano con ingegnosi lavori di spietramento e terrazzamento i loro modesti appezzamenti di terra, li recintavano e li collegavano alle grotti sottostanti con brevi scalinate di raccordo. Successivamente costruivano nel fondo agricolo piccoli edifici in pietra a secco e poi, via via, edifici più complessi fino alle grandi masserie. L’area di Macurano è una testimonianza esemplare dell’evoluzione del villaggio dalle sue forme più primitive a quelle più elaborate e moderne. Aggirandosi tra recinti, grotte e rovine di masserie si scoprono anche le vecchie strade che scendevano in pianura e che recano ancora le tracce dei carri, insieme con le cave di pietra che fornivano in loco il materiale per le costruzioni.
Se ci si sposta sull’altro lato della strada si traversa una grande aia che ospita su un lato la grotta più interessante. La grotta ospitava un opificio ipogeo, un trappeto, ovvero un frantoio per la molitura delle olive e la produzione dell’olio. Se ne riconoscono facilmente le cavità per lo stivaggio delle olive, i torchi, le ruote di pietra, le vasche di decantazione e raccolta. E data la sua posizione strategica se ne intuisce l’importanza e il ruolo nell’economia dell’area. I frantoi per l'estrazione dell'olio erano collocati sottoterra per sfruttare il caldo-umido e la temperatura costante. Di solito era un asinello che girava senza sosta le macine di pietra che riducevano le olive in poltiglia. Toccava poi ai torchi estrarre l'olio e alle cisterne separare il liquido nobile dalle sue impurità. L’olio prendeva poi le sue destinazioni per il consumo o per il commercio.
La visita di Macurano prosegue con magnifico furnieddhu che sorge sulla vicina terrazza. È una costruzione trulliforme in pietra a secco a forma di tronco di cono. La copertura a tholos è realizzata con lastre di pietra che si restringono progressivamente fino a chiudere il tetto. La base circolare è circondata da un rinforzo quadrangolare di pietre. Ha un’unica apertura e veniva utilizzato come ricovero temporaneo o come deposito di materiali e derrate. Il colpo d’occhio interno sulla copertura a tholos meraviglia per la semplicità e la perfezione del costruito.
La visita si conclude nella masseria fortificata di Santa Lucia. La torre-abitazione mostra ancora le caditoie, i beccatelli e le feritoie per la difesa. Da ammirare è l’elegante grondaia che consentiva il recupero in vasca dell’acqua piovana. E a stupire è proprio il sistema interno di canali scavati nella roccia che doveva consentire il convogliamento delle acque piovane provenienti anche dalle colline circostanti; l’uso domestico o per l’irrigazione o per l’abbeverata è testimoniato dalle cisterne, dalle vasche del giardino. Aggirandosi negli interni e nei cortili si scoprono le diverse funzioni della casa: il camino per la cottura dei cibi, l’orto, le camere da letto, le stalle per gli animali d’allevamento, gli spazi comuni. E non dimenticate di alzare lo sguardo verso l’alto dove spicca l’elegante disegno delle volte e dei soffitti.
Per approfondire
Un buon testo di riferimento è Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento, curato da Cosimo Damiano Fonseca con altri ricercatori e pubblicato dall’editore Congedo (Galatina, 1979).
Tra i numerosi siti specializzati sul Salento segnalo:
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