La Gravina di Laterza e la Cantina Spagnola
La Gravina di Laterza e la Cantina Spagnola
Vista dall’alto la gravina somiglia a un serpentello che fuoriesce dall’uovo bianco di Laterza e si divincola furiosamente tra le rupi della Murgia per poi placarsi mentre attraversa la piana intensamente coltivata e taglia la pineta costiera prima di sfociare nello Jonio. Se la si osserva dal sentiero che ne percorre fedelmente il bordo si resta colpiti dalla sua grandiosità che la differenzia per ampiezza e profondità dalle altre gravine dell’arco jonico. Questo autentico scrigno ambientale è molto amato dai naturalisti e dagli escursionisti che ne apprezzano il carattere aspro e selvaggio. Poi c’è l’incontro con la città. L’intreccio tra la gravina e le prime strutture urbane di Laterza si apprezza scendendo nel fondo e traversando il torrente lungo il sentiero botanico di san Vito alla base del ponte stradale. E il percorso urbano della lama propone nuovi e diversi “scrigni”: sono le cappelle rupestri, il palazzo marchesale, la fontana medievale e gli affreschi della Cappella Spagnola.
L’itinerario
L’itinerario si sviluppa in due tappe. La prima è dedicata alla visita della gravina. La seconda alla città e al rupestre urbano. Il punto di partenza è il Centro visite dell’Oasi della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), alla periferia sud di Laterza, in Via della Selva di San Vito. Si percorre prima il Sentiero didattico nel giardino del Centro, un orto botanico con tutte le principali essenze vegetali della gravina. Traversata la strada, attraverso un varco nella staccionata, si segue il sentiero di raccordo, lastricato in legno, che va ad affacciarsi sulla gravina. In basso è una parete di arrampicata. Si prosegue ora lungo il sentiero 3 che percorre fedelmente il tortuoso bordo sinistro della gravina con spettacolari affacci dalle pareti a picco sulle anse del torrente e magnifiche vedute d’infilata verso Laterza. Accompagnati dal volo dei falchi si costeggiano alcune nicchie e sgrottamenti prima di arrivare all’interessante Grotta del pastore. Proseguendo si osserva la Grotta di Pozzitello sull’opposto versante e si giunge fino al termine del sentiero, all’insediamento rupestre della Lamia di Forniello.
La seconda tappa prevede un tour urbano concentrato sulla lama che confluisce in gravina. Qui si trova la fontana medievale che somma l’interesse per le forme di approvvigionamento idrico della città con la varietà architettonica della struttura e della piazzetta che la ospita. Dalla cisterna di raccolta l’acqua fluisce nella prima vasca attraverso undici ugelli coperti da mascheroni di bronzo. Passa poi nella vasca d’abbeverata per gli animali, sormontata da una struttura ad archetti. Segue il bacino destinato a lavatoio e il canale di scolo delle acque di risulta. L’acqua era anche la risorsa essenziale per i conciatori di pellame, concentrati sull’omonima via. Risalendo una tortuosa stradina gradinata tra grotte e palazzine rupestri si raggiunge la Cantina Spagnola, il monumento più singolare di Laterza. Era probabilmente una cappella rupestre che fu successivamente ampliata, mutandone la destinazione. Si sviluppa su tre vani, chiusi su di un lato da tre nicchie-absidi. Vicino all’ingresso sono visibili le cisterne per la raccolta dell’acqua. Sul lato destro è la vasca di spremitura dell’uva e di raccolta del mosto, che ne motiva l’attuale denominazione di Cantina. L’aggettivo “spagnola” è giustificato dall’iscrizione che riporta l'anno della fondazione (1664) ad opera di don Francesco Perez Navarrete, nobile di Spagna insediatosi a Laterza nel 1655. Ma l’interesse della grotta è dovuto soprattutto ai rilievi scolpiti e alla decorazione pittorica delle pareti. Sono deliziose le figurine antropomorfe con funzione apotropaica e protettiva della cisterna, il volto scolpito del monacone e il cavallo sellato che fasciano la zona alta dell’aula d’ingresso. La parete sinistra riporta una Natività con iscrizione: Presepe non aborruit et lacte modico pastus est (non disdegnò una grotta nutrendosi di poco latte), l'arrivo dei Magi in abiti spagnoleggianti, con l'iscrizione esegetica: Magi ab oriente venerunt; l'albero del peccato nel paradiso della Genesi e la cacciata dei Progenitori, che richiama i temi affrescati nella Cripta del peccato originale nella Gravina di Picciano a Matera. Nella prima abside è raffigurata una processione di preti in cotta e tricorno, con oggetti liturgici fra le mani. Sul fondo è una scena d’amor cortese con una bella dama contesa da un gentiluomo e un soldato e un'iscrizione che la invita a scegliere uno dei due: ... unum diligis. La parete destra è affollata di dame, cavalieri e soldati, introdotti da una straripante equivoca figura di nudo.
Non stupisce che siano stati convocati congressi internazionali di studiosi per discutere della singolarità di questi affreschi e dei soggetti dipinti e per risolvere gli enigmi legati alla commistione tra sacro e profano.
La visita di Laterza rupestre si completa con l’immersione in almeno alcune delle decine di cappelle affrescate nella zona antica. E anche qui non mancano le sorprese. Come le rare raffigurazioni dei tre pellegrini diretti al santuario di Santiago di Compostella che si ammirano nella chiesa rupestre di San Giacomo. Importanti sono anche l’insediamento lavriotico della Madonna delle Rose e la struttura a “cattedrale” della chiesa di Sant’Antonio del Fuoco. Altri affreschi sono conservati nella chiesa del Cristo giudice (Deesis con gli intercessori) e di San Giorgio (il santo che trafigge il drago e libera la principessa).
Per approfondire
Il sito www.habitatrupestrepuglia.it contiene schede descrittive e foto delle chiese rupestri di Laterza. La guida Oasi di Laterza – Paradiso ritrovato si può leggere all’indirizzo issuu.com/nicorax/docs/paradisoritrovato/. La visita guidata della città, del Palazzo Marchesale e della Cantina Spagnola va concordata con le guide delle Officine culturali Arthemisia (3476730441 e 3335726138). La visita delle chiese, di proprietà privata, va invece concordata con l’Associazione chiese rupestri (3498736907). Alle chiese laertine è dedicato uno studio di Carlo Dell’Aquila, Laterza sacra (Taranto, 1989).
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