Akrai archeologica e rupestre
Akrai archeologica e rupestre
L’altopiano ibleo, battuto dal vento, è disseminato di monumenti delle antiche civiltà e di magnifiche città barocche ed è solcato dai canyon delle Cave che celano inaspettate città trogloditiche. Non sorprende che i turisti di oggi risalgano la val di Noto alla ricerca di gioielli urbani che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’umanità. Uno di questi gioielli è Palazzolo, fondata dai Siracusani con il nome di Akrai sul colle Acremonte. Ma queste zone furono già nel Settecento una tappa dei giovani europei che studiavano le antiche civiltà. Ogni educated man inglese, tedesco o francese inseriva nel suo bagaglio formativo un’escursione nei luoghi d’arte italiani. L’Italienische Reise di Goethe ne è diventata la testimonianza più famosa. E la Sicilia, tappa obbligata di quel tour, è divenuta nell’immaginario europeo “l’isola del viaggio”. Un nome colto, “odeporica”, è stato coniato per indicare il racconto di un viaggio e la raccolta di quelle notizie ed esperienze che ne costituiscono il sapore e che oggi corrisponde al filone editoriale di successo della letteratura di viaggio. Se arrivate a Palazzolo Acreide, prima di salire all’acropoli, date un’occhiata a quell’originalissimo Museo dei viaggiatori in Sicilia, alle mappe e alle incisioni di quei Voyages Pittoresques pubblicati quando non esistevano pixel e videocamere e nemmeno agriturismi. E poi percorrete risolutamente la Via Sacra per visitare il teatro greco, le latomie, le necropoli, le catacombe e la nicchia rupestre di Cibele, la Madre Terra.
L’itinerario
Entrati nell’area archeologica si visita subito il teatro greco, monumento prestigioso e biglietto da visita dell’antica Akrai. Il teatro non è scavato nella roccia ma è semplicemente adagiato con i blocchi delle gradinate sul pendio naturale del colle. Anche in assenza di attori, coro e scenografie a impadronirsi della scena è il paesaggio naturale che dai contrafforti degli Iblei si allarga fino al cono fumante dell’Etna. Accanto al teatro è il bouleuterion, piccolo monumento dall’incerta declinazione, forse il luogo di riunione o la tribuna riservata dei vip acrensi. A occidente si stende l’antica agorà. Ma gli appassionati del rupestre scenderanno verso il mondo ctonio delle latomie, ricco di sorprese. Le latomie erano un tempo semplicemente delle cave di pietra. Di qui provenivano i blocchi lapidei usati per edificare i monumenti e la città acrense. Poi venne il riuso. Ed ecco gli appartamenti a più stanze. E poi le necropoli con le tombe greche, romane e bizantine. E i pinakes che celebrano i defunti come eroi divinizzati dell’olimpo greco-romano che si alternano ai segni della pietas cristiana. Guardate, ad esempio, quel quadretto votivo inciso sulla roccia all’ingresso della necropoli dell’Intagliatella: un guerriero offre agli dei una libagione con l’assistenza di un sacerdote, mentre tre giovani servono all’altare e altri personaggi distesi sul divano partecipano al banchetto sacro. E guardate anche quelle cornici e quelle nicchiette incise sulla pietra nelle quali venivano inserite le stele e le offerte votive. Si percorra il vialetto che traversa la latomia dell’Intagliata tra alte pareti rocciose, fitte di ipogei e di loculi cristiani scavati nella pietra. Sul fondo si apre il più bel monumento dell’area, una catacomba con un ingresso scenografico e una serie di ambienti separati da pilastri. Magnifiche sono le tombe a baldacchino con una o più sepolture coperte e con le pareti ispirate a tende di pietra finemente traforate secondo un disegno a piccoli ventagli. Nello spazio dell’Intagliata si possono anche visitare le abitazioni trogloditiche bizantine a vani comunicanti, autentici appartamenti primordiali.
Dopo ave visitato il colle dell’antica città, se ne può percorrere il perimetro esterno lungo la strada panoramica. Scorrono a nord i paesaggi della Valle dell’Anapo e, sull’altro versante, la valle del Tellaro con i centri delle province di Ragusa e Siracusa. Sul versante meridionale dell’area archeologica sono localizzati altri monumenti significativi. La Grotta di Senebardo è un’ampia cavità bizantina con una cisterna centrale e alcune pregevoli tombe a baldacchino. Molto caratteristici e popolari sono i Santoni, un complesso di figure scolpite ad alto rilievo, purtroppo rovinate, dedicato al culto della Magna Mater, la dea Cibele. Vicino ai Santoni si trovano le antiche latomie denominate Templi Ferali mentre sui colli circostanti sono localizzate altre necropoli: la Pinita, con cinquantaquattro tombe a grotticella, la necropoli greca di Torre Judica e la necropoli di Colle Orbo. Un’ulteriore opportunità per completare la conoscenza del rupestre palazzolese è l’escursione di alcuni km che raggiunge la chiesa rupestre nella Cava di Bibbinello, impressionante per le sue dimensioni.
Per approfondire
La Regione Sicilia offre un database dei parchi, dei musei e dei siti archeologici, consultabile online (www.regione.sicilia.it/beniculturali) con schede accurate sul Parco archeologico di Akrai e sulla Casa Museo Antonino Uccello. Il Museo dell’etnologo e scrittore Uccello è anche documentato dal sito www.casamuseo.it. Al parco archeologico sono dedicati due siti specializzati (www.akrai.it; www.palazzolo-acreide.it). I materiali raccolti nel Museo dei viaggiatori in Sicilia sono visionabili nel sito dedicato (www.museoviaggiatori.it). Il sito istituzionale del Comune di Palazzolo (www.comune.palazzoloacreide.gov.it) contiene schede descrittive e fotografie del suo patrimonio culturale. Si consiglia anche la lettura delle ricerche di Aldo Messina sulle chiese rupestri del Siracusano e della Val di Noto (Lavagnin, Palermo, 1979).
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