Chiafura, il quartiere rupestre di Scicli
Chiafura, il quartiere rupestre di Scicli
Città barocca. Patrimonio dell’Unesco. Urbs inclita et victoriosa. Economia di serre e primaticci. Vigàta del commissario Montalbano. Scicli non difetta certo di turisti e di motivi d’attrazione, a dispetto della sua posizione geografica remota e del suo essere la città più meridionale d’Italia. Elio Vittorini, ne “Le città del mondo”, se la vide «aperta dinanzi, con le corone dei santuari sulle teste dei tre valloni, con le rampe dei tetti e delle gradinate lungo i fianchi delle alture, e con un gran nero di folla che brulicava entro a un polverone di sole giù nel fondo della sua piazza da cui parte e s’allarga verso occidente un ventaglio di pianura». Ma oltre quella piazza c’è un’altra città e Vittorini «la scorge che si annida con diecimila finestre nere in seno a tutta l’altezza della montagna, tra fili serpeggianti di fumo e qua e là il bagliore d’un vetro aperto o chiuso, di colpo, contro il sole». Quest’altra città è Chiafura che sovrasta Scicli occupandone tutta la parete del colle di San Matteo. Il colle si alza a balze e gradoni sulla Cava sottostante e ha favorito in modo naturale lo sviluppo dell’abitato rupestre. Gli antichi abitanti hanno occupato gli sgrottamenti preesistenti e le vetuste tombe sicule, hanno scavato la base dei ripari di roccia, hanno lavorato di piccone per sfondare pareti, allargare gli ambienti, creare sentieri e scalinate, alzare muretti a secco a protezione dei piccoli e preziosi orti domestici. Per secoli centinaia di famiglie hanno abitato quelle grotte. Fino a quando, alcuni decenni fa, il quartiere fu svuotato e gli “aggrottati” trasferiti in un nuovo quartiere di edilizia popolare. Oggi a Chiafura è in corso di realizzazione un Parco archeologico che vuole mantenerne la memoria.
L’itinerario
Si lascia il centro della città e la lunga Piazza Italia per dirigersi verso la chiesa di San Bartolomeo che spicca tra le quinte dei due colli. A sinistra della chiesa, seguendo la segnaletica, si va in salita verso Chiafura su antiche stradelle, via via più strette, affiancate da casupole ristrutturate o da locali in abbandono. Terminata la fascia di transizione si toccano i cancelli del “parco archeologico” che protegge l’abitato rupestre. Prima di avventurarsi per i viali di collegamento tra i setti livelli che s’innalzano a balze e gradoni verso le rocce sovrastanti è consigliabile fermarsi a visitare la Grotta di Don Carmelo (a rutta ri Ron Carmelu), un piccolo museo privato ospitato nelle grotte di un vicinato. La visita spiega con efficacia le forme e i modi della vita quotidiana in grotta, ne documenta gli arredi, mostra gli spazi dedicati alla notte e al giorno, il ricovero degli animali, il ciclo alimentare, le ingegnose attività artigianali, gli oggetti e le risorse dei pastori, dei braccianti agricoli e dei manovali edili. Fa allibire la descrizione dell’emergenza igienica e della gestione dei rifiuti, dal letame animale ai bisogni umani. Sbalordisce l’originalità delle soluzioni adottate a fronte dell’assenza di acqua, dal rifornimento delle cisterne domestiche al lavaggio dei panni nel torrente sottostante. Si resta sbigottiti dai racconti sulla qualità dei servizi sanitari, sulle patologie fisiche procurate dalla vita in grotta, sull’epidemiologia, la profilassi, la farmacologia. Si resta inteneriti dai giochi dei bimbi, dai passatempi degli adulti, dalla cura del “bello”, dalla religiosità ingenua e radicata.
La visita della grotta-museo ha il potere di accrescere il fascino di un quartiere abbandonato solo a metà del secolo scorso e di eccitare la curiosità per l’edilizia spontanea e le soluzioni edilizie e urbanistiche adottate nel tempo dai suoi abitanti. Si può così iniziare il percorso rupestre, osservando in primo luogo la viabilità di collegamento, i muretti in pietra a secco, le rampe tortuose e gradinate, i cortili e gli orti fronteggianti le case, la vegetazione arborea e spontanea.
Si passa poi alle abitazioni. L’esterno delle case mostra profonde differenze. In molti casi la grotta è solo il retroterra di una casa costruita: la grotta viene cioè prolungata verso l’esterno e dotata di muri e di tetto con tegole d’argilla, di porte e finestre. In altri casi la grotta resta pienamente visibile dall’esterno e mostra l’ingresso semplicemente tamponato da un muro adattato alla morfologia della cavità e dotato dei varchi necessari. Un terzo caso è costituito da agglomerati di grotte collegate tra loro da gallerie interne in orizzontale o da scale in verticale.
In terzo luogo si visitano gli interni. Ci si addentra in contesti diversi. Ci sono semplici spelonche, senza intonaco, col pavimento di roccia o di terra battuta, con le pareti e il soffitto annerito dal fumo. Ma si trovano anche alloggi dignitosamente curati, arieggiati e arredati con le risorse necessarie per uno stile di vita almeno minimamente confortevole. Si osservano così le cisterne e i lavabi, i forni di pietra, i soppalchi di legno, le nicchie-armadio, le mangiatoie, i focolari e i fumaioli. L’abbandono seguito ai primi interventi di restauro e sistemazione del sito, la vegetazione cresciuta rigogliosa e talvolta impenetrabile, i rischi di crolli sconsigliano di procedere verso le cornici più elevate. Si può così riscendere a San Bartolomeo. La Scicli barocca ci aspetta.
Per approfondire
La visita di Chiafura non è agevole. Dopo i primi lavori di messa in sicurezza del costone roccioso e di sistemazione turistica degli accessi, il sito resta normalmente chiuso per ragioni di sicurezza ed è privo di manutenzione. La visita va pertanto concordata con il Comune, l’ufficio di promozione turistica (tel. 0932 839611) e le guide locali. Attraente e ben sviluppato è il sito dedicato agli itinerari culturali del medioevo siciliano e in particolare al sito rupestre di Chiafura a cura dell’Istituto centrale per il catalogo (www.iccd.beniculturali.it/medioevosiciliano). Alla progettazione del parco di Chiafura è dedicato Città rupestri: il caso Chiafura di Pasquale Bellia e Carolina Militello (Firenze, 1998). Alla Grotta di Don Carmelo è dedicato il sito
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