Reliquie rupestri sulle trazzere di Calascibetta
Reliquie rupestri sulle trazzere di Calascibetta
La Sicilia interna ci propone un bel percorso escursionistico sulla “trazzera regia” Sirucusa-Thermai, nel tratto che collega Calascibetta al suo passato rupestre. Si parte dalla sommità dello Xibet, una delle cime dei monti Erei che sostiene Calascibetta e che regge dignitosamente il paragone con la fronteggiante Enna. Le trazzere erano le “direttissime” di un tempo. Larghe 36 metri, erano percorse da carovane, mannare e greggi transumanti. Collegavano i tre mari con la Sicilia interna. Percorreremo un tratto della regia trazzera che da Calascibetta si dirige verso Alimena e sosteremo in due luoghi che esaltano l’archeologia rupestre mescolandola al fascino del mito. Il primo sito è la necropoli di Realmese, una fascia di rocce bucherellata di tombe preistoriche che richiamano nitidamente gli “occhi neri” di Pantalica. Il secondo sito è il Villaggio bizantino, un insediamento in grotta abitato da trogloditi di tutte le epoche. Ci accompagneranno i profumi mediterranei del timo, del pistacchio selvatico, del finocchio e del cappero e i colori delle fioriture.
L’itinerario
Il punto di partenza del nostro itinerario rupestre è Calascibetta. Goethe nel suo Viaggio in Italia ne aveva lodato la «posizione estremamente panoramica, ad anfiteatro, sopra una rupe sforacchiata di grotte». E a dispetto delle elevate qualità artistiche e storiche di Calascibetta, prenderemo per questa volta le mosse proprio dalle umili grotte di Via Carcere, stigma dell’habitat rupestre xibetano. Questa strada (una traversa di Via Conte Ruggero) mostra le grotte in grande evidenza e liberate dal mimetismo che dal Medioevo le ha viste nascoste o incorporate dall’edilizia costruita. Sono un agglomerato caotico, sviluppato in orizzontale grazie ai caratteristici meandri che collegano ambienti grandi e piccoli e slanciato in verticale in un multipiano a livelli variabili per altezza e dimensioni. La spontaneità dell’insediamento rupestre e, insieme, la sua complessità si spiegano anche per la natura della calcarenite, facile da scavare e tuttavia resistente a sfaldamenti e crolli.
I siti di Realmese e del Villaggio bizantino sono localizzati nel quadrante nord-ovest di Calascibetta, a pochi km di distanza dal centro, lungo i due assi della Provinciale 63 e della Statale 290. L’intero anello, se percorso a piedi, sviluppa circa 8 km su strade asfaltate e sullo sterrato delle trazzere e richiede circa tre ore (visite escluse). Tuttavia conviene evitare i lunghi tratti di asfalto e i rischi connessi al traffico e muoversi con l’auto, preferibilmente con l’assistenza delle guide locali.
Per visitare la necropoli di Realmese si esce da Calascibetta sulla Via Giudea e s’imbocca la SS 290 per poi lasciarla dopo 500 m per la SP 63 (cartello turistico); percorsi 750 m ci s’innesta sulla SP 80 e dopo pochi metri si va a sinistra per altri 300 m. Qui l’asfalto si trasforma nel percorso lastricato che conduce al parcheggio (in totale 2,3 km dal centro del paese) e alla necropoli.
Il sito è impressionante. Una fascia rocciosa bianca emerge dal verde del fianco di un colle e mostra centinaia di grotticelle addensate in nuclei sparsi. Questa sorta di alveare di pietra è in realtà il cimitero preistorico di genti che hanno popolato l’area durante l’età del ferro. La necropoli ospita 288 tombe a forma di forno e riproduce l’aspetto della grande necropoli di Pantalica. Una stradina protetta da staccionata e un ponte consentono ai visitatori di compiere il periplo dell’area. Particolare interesse desta una tomba di ampiezza superiore alle altre, di forma quadrangolare e con il soffitto piano. L’interno ospita una nicchia, una panchina laterale e una maniglia alla quale appendere carichi sospesi. Si tratta forse di una stalla o di un’abitazione ottenute dalla ristrutturazione di una tomba preesistente. Alla base del colle scorre un rio stagionale, sulle cui rive sono scavate altre grotte di media grandezza, usate come abitazione. Il sito è sfiorato dalla Regia Trazzera, l’antica via di comunicazione, che qui mostra tre volti diversi: un tratto selciato e basolato; un tratto roccioso con i solchi scavati dai ferri delle cavalcature che per secoli hanno percorso la strada; un tratto scavato in trincea tra le rocce che lo fiancheggiano. La trazzera, per chi ama i percorsi a piedi un po’ avventurosi, prosegue verso nord seguendo il canalone e raggiunge un’area abitata e coltivata da dove è possibile ricongiungersi all’itinerario successivo.
Per visitare il Villaggio bizantino si esce da Calascibetta sulla Via Giudea, s’imbocca la SS 290 e la si segue per 3,3 km. Subito dopo il Santuario di Buonriposo si è a un trivio: la statale prosegue asfaltata sulla destra; la strada sterrata di fronte è un tratto rettilineo di un’antica trazzera; si prende invece la sterrata di sinistra che in 500 m conduce a un parcheggio e al cancello d’accesso al villaggio rupestre. Aperto il cancelletto pedonale si segue il largo sentiero che conduce alla prima grotta. Un grande ingresso ad arco introduce in un complesso ambiente scavato che ospitava un palmento, ovvero la pressa per la pigiatura dell’uva e le vasche per la raccolta del mosto. Proseguendo tra la splendida vegetazione mediterranea si scende ad un terrazzo che ospita sulla parete alcuni grandi ambienti scavati, preceduti da cisterne e vasche. Il primo ambiente ha un pavimento irregolare e un magnifico soffitto scavato a doppio spiovente, mentre il secondo ambiente mostra uno scavo più regolare e geometrico. Una scala rupestre sale ad una sala soprastante sulle cui pareti sono scavate le nicchiette di un bel colombario. Si ipotizza che questi ambienti avessero una destinazione religiosa e funeraria o fungessero da oratorio di una comunità di monaci. Ma potrebbe trattarsi anche di una masseria rupestre dalle molteplici funzioni produttive.
La visita prosegue traversando la terrazza che si affaccia sul vallone e sovrasta la parte più cospicua dell’insediamento rupestre. Un ripido sentierino in discesa raggiunge il Qanàt, nome arabo che indica un sistema di canalizzazione in vasche successive dell’acqua sorgiva proveniente da una caverna. Nei pressi è anche un secondo palmento all’aperto. Il sistema di grotte scavate sulla parete arcuata del vallone è imponente. Gli ambienti sono dislocati su più piani collegati da rampe o da scale rimovibili. La maggior parte degli ambienti mostra i segni del riutilizzo a favore del ricovero notturno degli animali e della lavorazione del latte. Si osservano ingegnose opere di sicurezza per la protezione a valle dei cortili e per l’ascesa alle caverne superiori. Particolarmente pittoresca è la visione del colombario esposto in un “occhio” della parete. Non manca una croce incisa sulla parete d’accesso a un ambiente laterale. L’impressione complessiva che si ricava dalla visita è quella di un villaggio rupestre che combina le esigenze di sicurezza di suoi abitanti, nascondendoli alle scorrerie e agli occhi di invasori ostili, con lo sviluppo integrato di agricoltura, allevamento e trasformazione artigianale dei prodotti grazie alla ricchezza d’acqua e alle opere ingegnose di scavo e adattamento funzionale della morfologia dei luoghi.
Per approfondire
Rosario Benvenuto, assessore comunale al turismo e ai beni culturali, ha curato il volume Calascibetta – Urbs victoriosa et fidelissima, scaricabile gratuitamente dal sito del Comune (www.comunecalascibetta.gov.it). Il testo comprende un accurato itinerario turistico cittadino, un itinerario archeologico, dedicato alla necropoli di Realmese e al villaggio bizantino, e un itinerario medievale sulle tracce dei cavalieri crociati ai confini della Val di Noto. L’associazione culturale “Hisn Al-Giran” di Calascibetta, che promuove il patrimonio culturale, ambientale e archeologico del territorio xibetano, ha curato il sito http://villaggiobizantino.org/. Pubblicazioni e video dedicati al territorio ennese sono prodotti dal Gal “Rocca di Cerere” e disponibili nel sito istituzionale
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