Basilicata
Il villaggio Saraceno
Un’indimenticabile passeggiata nel Parco archeologico storico naturale delle chiese rupestri del Materano. La Gravina incide con un profondo solco calcareo questa zona della Basilicata, costeggia i Sassi di Matera e si allunga per venti chilometri fino a Montescaglioso. Il paesaggio rupestre è tra i più spettacolari d’Italia. Un canyon tormentato, desolato, aspro, un orrido apparentemente impraticabile, che nasconde tuttavia ricchezze naturalistiche e inaspettate testimonianze storiche dall’eccezionale valore: chiese rupestri, romitori, villaggi trogloditici, necropoli, masserie rurali fortificate, stazzi, grange, grotte e pareti a strapiombo. La storia sociale, culturale e urbana di Matera, dal degrado alla riqualificazione, è certamente affascinante. Immerse in questa storia, le centinaia di chiesette scavate nella friabile roccia della gravina e affrescate molti secoli prima di Giotto, si caratterizzano come uno stupefacente universo teologico.
Visitata Matera e i suoi Sassi, percorse la Murgecchia e la Murgia Timone, la proposta è ora quella di dedicare un paio d’ore alla scoperta di un altro impressionante luogo della Gravina: il villaggio Saraceno. Da Matera ci dirigiamo verso Montescaglioso, lungo la strada statale 175. Dopo il km 6, all’altezza della Masseria Passarelli e in vista del Parco dei Monaci, una strada sterrata scende sulla sinistra. Si può parcheggiare qui oppure direttamente sul fondo della gravina, in riva al torrente. Traversiamo a piedi il ponticello. Siamo su uno dei guadi più agevoli che collegano gli altrimenti scoscesi versanti della gravina. Immediatamente dopo il ponte, trascurando la strada sterrata che si dirige sulla destra, ci inerpichiamo sulla rupe di fronte. Dopo un primo breve tratto ripido il sentiero si snoda nella fitta macchia che costeggia il bordo del burrone e raggiunge in pochi minuti una sterrata più ampia. A uno slargo sulla sinistra conviene sostare per ammirare l’insediamento rupestre di Cristo la Selva, incastonato sulla parete di fronte, al di là del torrente. Caratteristica è la chiesa dedicata a Cristo Crocifisso, con la facciata a rilievo sulla roccia, affiancata dal campanile e da due loggiati simmetrici. Intorno alla cripta si aprono una serie di cavità che disegnano un vero cenobio, costituito da vani di forma e dimensione diversa, posti a livelli differenti l'uno dall'altro. Gli antichi ambienti dei monaci collegati con la chiesa ipogea sono stati utilizzati più recentemente dai pastori che hanno trasformato l'originario eremo in luogo di riposo e di ricovero degli animali.
Riprendiamo il cammino sulla sterrata, sempre immersi nella folta vegetazione mediterranea. In pochi minuti arriviamo ad affacciarci sulla piccola lama, la valletta scavata dalle acque, che ospita il villaggio obiettivo della nostra passeggiata. Esso è annunciato da cisterne e da alcune tombe scavate nella roccia, la piccola necropoli del villaggio. Ma l’elemento visivo che più ci lascia attoniti è il susseguirsi delle grotte, una serie di occhi neri che annunciano abitazioni pastorali, ripari e stalle per gli animali. Addentrandosi nella lama si comprende perchè il Villaggio appartenuto alla nobile famiglia Saraceno, con le sue 70 grotte, costituisca uno dei migliori esempi di "casale", villaggi rupestri sedi di comunità laiche. Abitato già nel periodo medievale, come molti altri presenti sulla Murgia, il villaggio è stato utilizzato fino ai primi decenni del '900, in particolare da comunità di pastori che hanno adattato molte delle grotte ad ovili, fienili e anche a rudimentali caseifici. L’abitato occupa una posizione strategica, incassata tra due spalti di roccia, in una valletta laterale con ottima visibilità sui dintorni ma nascosta allo sguardo di eventuali predoni. La maggior parte delle grotte è stata costruita in una posizione che gode di un’ottimale esposizione al sole. L’impianto idraulico del villaggio, costituito da cisterne per le acque meteoriche e sorgive e da una fitta rete di canalette e grondaie di alimentazione delle abitazioni e di eliminazione delle acque reflue, è assolutamente ingegnoso. L'interno delle grotte consente ancora di leggere le forme della vita quotidiana: le camere da letto, le cucine, le mensole e le nicchie per riporre le derrate e gli oggetti domestici, i camini. Ben due chiese testimoniano infine il ruolo della religione nel cementare l’identità della comunità locale. La visita della cripta del Saraceno è sconsigliabile a causa dell’arduo e delicato percorso d’accesso. Più accessibile e meglio conservata è invece la chiesa dedicata a San Luca. La visita è raccomandata perché, nel suo genere, si tratta di un gioiello architettonico e di una delle più suggestive chiese del Materano. Entrati nel vestibolo, si osserva subito sulla sinistra il fonte battesimale. A destra è una ben rifinita cappella con nicchie, tracce d’affreschi e luce indipendente. Salendo i successivi gradini si visitano prima l’aula con le banchine laterali e alcuni rilievi scolpiti, poi la cripta con la cupola, l’altare e una sorprendente iconostasi scavata in un diaframma di roccia. Sulla via del ritorno ricordiamo di osservare l’ampio panorama della valle del Bradano e il contrasto tra le forme arrotondate del paesaggio e le pareti a strapiombo della gravina.
La presenza di un gran numero di chiese rupestri (circa centocinquanta) è uno dei tratti distintivi e più spettacolari dell'insediamento materano. Uno storico della Basilicata rupestre, del calibro di Cosimo Damiano Fonseca, ha voluto approfondire il rapporto tra le chiese e le città rupestri, quella sorta di «ideologia della grotta» che attraversa tutto il Medioevo. «La grotta», scrive Fonseca, «si caricava di significati misterici, sino ad assurgere nell’immaginario collettivo a ricettacolo di potenze diaboliche. I riti di consacrazione attraverso pratiche di esorcismo e spargimento di acque lustrali, dovevano operare il passaggio dalle tenebre del male alla luce del bene e, quindi, fare dell’antro la casa delle potenze angeliche. Ma la grotta riconsacrata a Dio assolveva, oltre che alle esigenze liturgiche, anche alle necessità dell’acculturazione religiosa delle popolazioni. Questo itinerario pedagogico, in una società in cui l’istruzione era monopolio dei chierici, trovava il suo naturale punto di riferimento nella sequenza degli affreschi dipinti nelle calotte absidali, negli intradossi degli archi, sulle nicchie allineate lungo le pareti, dove terribili Cristi seduti in trono, delicatissime immagini di Vergini, rassicuranti Santi taumaturghi armati di tutto pugno, costituiscono i muti testimoni della pietà popolare e di un modo di concepire e vivere il rapporto con il sacro».
La chiesa, anche l’umilissima cappella rupestre, è la casa di Dio. Poeticamente David Maria Turoldo definirà la chiesa «confine della tenebra, muraglia del cielo», la navata «Via lattea del Signore», le colonne «selva immobile», la cupola «arcobaleno eterno», l’altare «mensa della vita» e il tabernacolo «arca del silenzio». All’architettura delle chiese il padre Turoldo affida un significato e una profetica missione: «Archi, capitelli, colonne / voi non siete che forme dello Spirito, / la Sintesi. / E quando forse gli uomini non parleranno / più di Lui, continuate a parlare voi, / o pietre».
Itinerario
L’escursione si sviluppa su un dislivello modesto (circa 100 m) ma è caratterizzata dal ripetuto saliscendi tra il bordo e il fondo della gravina. La distanza da superare (circa 2 km) e i tempi di percorrenza sono anch’essi modesti; si consiglia tuttavia di dedicare all’itinerario un minimo di tre ore per avere il tempo di curiosare negli ambienti rupestri. Riferimento cartografico è Escursioni nel Parco – La carta e gli itinerari del Parco della Murgia Materana. Utili a muoversi nel Parco sono anche la Guida all’escursionismo di Mario Tommaselli e gli itinerari tascabili di Luigi Esposito, disponibili nei Centri di visita del Parco.
Note tecniche
In giro per il web
Il sito del Parco archeologico storico naturale delle chiese rupestri del Materano (www.parcomurgia.it) è una stimolante introduzione alla visita dell’area. Molto utili sono i siti dei Comuni di Matera
(www.comune.matera.it) e di Montescaglioso
(www.comune.montescaglioso.mt.it).
Siti specializzati sono inoltre dedicati alla conoscenza dei Sassi (www.sassiweb.it) e della storia locale, come il Museo laboratorio della civiltà contadina (www.museolaboratorio.it) e la Casa Grotta di Vico Solitario nel Sasso Caveoso
Non manca un tour virtuale delle chiese rupestri e degli affreschi http://chieserupestri.altervista.org.
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