I musei della transumanza
La terra dei tratturi e della transumanza, modellata sui monti e le pianure di Puglia, Basilicata, Molise, Lazio e Abruzzo, è punteggiata da una rete di piccoli musei dedicati alla vita dei pastori e all’economia di produzione dei derivati del latte e della lana. Negli anni Sessanta e Settanta una stagione d’impetuosa modernizzazione travolge i modi di vivere dei paesi, le microeconomie della montagna, le forme culturali tradizionali dei territori marginali. Il segno più evidente è lo spopolamento dei borghi, delle valli montane e delle terre alte. I giovani scendono a valle, in direzione delle grandi città, attratti dalle opportunità di studio e di lavoro e dai nuovi stili di vita veicolati dai mezzi di comunicazione di massa. E tuttavia l’urbanizzazione e la globalizzazione provocano una reazione inaspettata: il rischio di cancellazione delle antiche identità culturali, di estinzione dell’economia e dei mestieri tradizionali, di rottura delle catene di legami familiari e comunitari, spinge un piccolo esercito di ricercatori, collezionisti, appassionati, a una capillare azione spontanea di raccolta e sistemazione di oggetti di vita materiale e di documenti scritti, visivi e sonori. Iniziatori di questo processo – a metà degli anni Sessanta – sono due sacerdoti abruzzesi. Don Virgilio Pastorelli, cappellano delle Pie Unioni Pastori, avvia a Lucoli il Museo della Pastorizia. Don Nicola Jobbi crea a Cerqueto il Museo del folklore e delle tradizioni popolari. Il recupero e la catalogazione dei reperti dà vita a un reticolo di musei della civiltà contadina, di arti e tradizioni popolari, fino agli ecomusei di ultima generazione che legano patrimonio, territori e comunità. Il fenomeno è sostenuto dal supporto economico e di gestione degli enti locali. Anche nei centri più piccoli gli assessori alla cultura sostengono una miriade di iniziative a carattere identitario, rivolte spesso ai paesani inurbati e agli emigrati e si muovono con disinvoltura tra i programmi comunitari di sostegno e le politiche regionali, raccogliendo e dando corpo a idee e proposte di gruppi di giovani creativi, insegnanti, intellettuali e storici locali.
Tra i musei delle tradizioni popolari numerosi sono quelli sorti per documentare la vita dei pastori, la transumanza sui tratturi, gli alpeggi di montagna, l’arte della lana, le tecniche di lavorazione del latte. Pur se oggi le tradizionali forme della transumanza sono ormai scomparse, sostituite dagli allevamenti stanziali e dalla monticazione verticale a corto raggio, non sono invece scomparse, pur nella loro ovvia rarefazione, le principali operazioni produttive e di cura delle greggi della pastorizia moderna. E di questa capacità della pastorizia tradizionale di perpetuarsi nelle forme e negli oggetti quotidiani della moderna zootecnia si giovano anche i musei della vita pastorale.
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