Filetto, le grotte e l’abbazia di San Crisante
Filetto, le grotte e l’abbazia di San Crisante
L’arrivo della bella stagione segnava il ritorno alla vita per gli immensi pascoli di Campo Imperatore sul Gran Sasso. Le greggi che avevano svernato nelle locazioni pugliesi del Tavoliere foggiano tornavano su questi monti per la transumanza di primavera. A esse si aggiungevano le greggi e le mandrie di bovini e di cavalli che risalivano le vie di monticazione per il pascolo estivo. Questa transumanza verticale seguiva progressivamente lo scioglimento delle nevi e faceva tappe nei paesi del versante occidentale del Gran Sasso. Partendo dalle stalle della valle dell’Aterno una di queste vie della monticazione seguiva la direttrice di Paganica e di Filetto di Camarda; toccando diverse fonti lungo il percorso, raggiungeva Sant’Eusanio e il piano di Fugno e proseguiva per la fossa di Paganica, Sant’Egidio e gli stazzi di Campo Imperatore.
Una passeggiata con partenza da Filetto è l’occasione per ripercorrere un tratto di questo tradizionale itinerario d’alpeggio, facendo tappa all’insediamento rupestre fuori paese e all’abbazia dei santi Crisante e Daria. Filetto si raggiunge da Camarda, lungo la vecchia statale che sale da L’Aquila ad Assergi seguendo il solco del torrente Raiale. È uno di quei villaggi che, con il pendolarismo, tenta cocciutamente di resistere allo spopolamento e alle conseguenze del terremoto aquilano. La base economica legata un tempo all’allevamento è oggi più caratterizzata in senso agricolo. Brutti episodi legati alla presenza tedesca durante la seconda guerra mondiale sono ricordati da un monumento all’ingresso del paese.
Si percorre il sentiero seguendo la segnaletica del Parco e quella predisposta dalla locale associazione di volontariato Felecta. Dal paese si scende nel fosso sottostante, si tocca la Fonte Vecchia e si risale il versante di fronte con bel panorama su Filetto. Si arriva in breve all’insediamento rupestre noto come ‘le grotte di San Crisante’, protetto da una staccionata di legno. La visita attenta delle grotte consente di comprenderne l’antica destinazione a stalle ‘fuori porta’ e a rifugio temporaneo degli allevatori. L’insediamento replica altri esempi presenti sul Gran Sasso come quello del piano delle Locce. Si riprende il sentiero di salita, a tratti ingombro di vegetazione, tra valloncelli e aree di rimboschimento fino a raggiungere il pianoro a 1202 metri di quota, dove sorge - a sorpresa - l’abbazia. L’isolamento contrasta con la semplice eleganza di questo esempio dell’arte romanica abruzzese. La chiesa montana risale al 1140, al tempo della dominazione normanna ed era probabilmente compresa nei possedimenti delle grandi abbazie benedettine abruzzesi di fondovalle, come altri esempi di chiese e grange del Gran Sasso. Altrettanto sorprendente è il richiamo alla tenera storia d’amore e di martirio dei due giovani romani, sepolti nella catacomba di Trasone e poi traslati nella cattedrale di Reggio Emilia.
L’escursione richiede circa due ore tra andata e ritorno e si sviluppa su un dislivello inferiore ai duecento metri.
Itinerario
Abruzzo -> Insediamenti pastorali del Gran Sasso
Passeggiate sui tratturi
Alla scoperta delle storiche vie della transumanza
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