Le Locce e Santa Maria dei Carboni

Le Locce sono profonde grotte, scavate sui pendii dei colli che fanno corona a Campo Imperatore del Gran Sasso, e protette da ingressi muniti di architrave, camino e strutture di rivestimento e sostegno realizzate con pietre a secco. Si tratta sostanzialmente dei ricoveri un tempo utilizzati dai pastori-agricoltori che salivano agli alpeggi dai paesi di fondovalle. Durante la monticazione estiva, le greggi e le mandrie salivano ai pascoli in quota. I pastori che le accompagnavano utilizzavano il tempo per coltivare i campi d’altura a lenticchie, legumi, cereali e foraggi. Le Locce erano così utilizzate in più modi: nei periodi maggiore intensità dei lavori agricoli si trasformavano in temporanee e spartane dimore notturne per gli uomini; fungevano da stazzi coperti per le pecore e gli altri animali da pascolo; erano infine accantonamenti e depositi di provviste e di attrezzi agricoli e pastorali. Alcune Locce rivelano tecniche di scavo particolarmente ingegnose, con corridoi, stanze e diramazioni laterali, prese d’aria e sfiatatoi per il fumo, giacigli e dispense collocati nei punti più asciutti. Queste grotte sono particolarmente numerose nei dintorni dei paesi di Filetto, Barisciano e Santo Stefano di Sessanio. Ma è soprattutto intorno al pianoro delle Locce che esse si addensano con una concentrazione tale da caratterizzarle come un autentico villaggio agro-pastorale d’altura. Non a caso sullo stesso pianoro, che è anche un incrocio di numerosi tratturi, è stata edificata una chiesetta, denominata Santa Maria dei Carboni, legata alla grangia cistercense di Santa Maria del Monte di Paganica. La cappella è affiancata da un locale a due piani che funge da ricovero dei pastori, stazzo e fienile. Il degrado e la vandalizzazione dell’edificio sono molto avanzati; pur tuttavia la chiesa ha ben resistito al terremoto del 2009 e le sue funzioni sono ancora perfettamente leggibili.

 

Per visitare il pianoro delle Locce e la chiesa-rifugio di Santa Maria dei Carboni, si può prolungare la precedente passeggiata delle Condole (1410 m). Tra le due stradine che proseguono dopo il villaggio, si sceglie il tratturo di sinistra che scende lungo le Coste del Melo e imbocca la Valle Orticare. Protagonisti della passeggiata sono i “campi aperti” che occupano le piccole conche  sul declivio del colle, protetti alla base da macere di pietre che evitano il dilavamento e l’erosione della preziosa terra coltivata. Dopo un tratto più ripido (è possibile, in discesa, tagliare due tornanti), il tratturo s’inerbisce e rimpiana progressivamente; s’infila in una valletta sinuosa e sbocca infine nel bel pianoro circolare delle Locce. La chiesa-rifugio dei Carboni (1245 m) è poco più avanti, a dominare gli stazzi recintati dei pastori e i lunghi campi coltivati, arati in primavera.

Itinerario

Note tecniche

La discesa dalle Condole alle Locce e la successiva risalita richiedono complessivamente 2 ore (55 minuti in discesa e 65 minuti in salita). A questi tempi vanno aggiunte le 1,30 ore della passeggiata alle Condole. Il dislivello è di 165 metri. Al pianoro delle Locce si può giungere anche dalla strada che dal laghetto di Santo Stefano di Sessanio (1226 m) sale ad ovest, alla base del camping (ora sede del nuovo villaggio con le case per i terremotati), e raggiunge la cornice del pianoro (1340 m); per sentiero o lungo una sterrata si scende a un rifugio e al vicino laghetto (1230 m) e si prosegue verso la chiesa dei Carboni e l’impressionante colle sovrastante, traforato dagli “occhi” del villaggio trogloditico delle Locce. Tra l’abbondante cartografia del Gran Sasso si segnalano la carta turistico-escursionistica del Parco, in scala 1:50000 e il quadro n. 359040 della Carta tecnica regionale (cartanet.regione.abruzzo.it) in scala 1:5000.

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