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Sulle rive del Tammaro

Una piacevole passeggiata sulla riva del fiume Tammaro muove da un’antica taverna di sosta dei pastori e raggiunge i ruderi fortificati di un mulino ad acqua. E diventa così l’occasione per scoprire “l’indotto” del tratturo e la rete di infrastrutture da esso generate. Le vie armentizie funzionavano da strade e da pascoli per le greggi in transito ed erano dotate di servizi e attrezzature per uomini e animali. Ai lati del tratturo sorsero chiese, opifici, taverne, lanifici, fiere e centri abitati. Abbandonata ormai da tempo la funzione di via di comunicazione di persone e animali, per il tratturo è germinata la nuova vocazione di museo del paesaggio all’aperto. Il tratturo si è cioè trasformato in tessuto connettivo del territorio, delle sue risorse umane e produttive, delle testimonianze storiche e culturali. Nell’area della nostra passeggiata è possibile osservare la stratificazione prodotta nel tempo dal susseguirsi di numerose civiltà, dai sanniti pentri ai romani, dalle tribù liguri deportate dal console Bebio alle invasioni saracene, dall’influenza benedettina alla riorganizzazione economica aragonese e via via risalendo nei secoli fino al turismo religioso nei luoghi della giovinezza di padre Pio. Senza dimenticare la modernità: questi paesi remoti ospitano inaspettamente la Fondazione Giuseppe Maria Galanti e la Fondazione Lee Iacocca per la promozione della cultura d’impresa.

La passeggiata può iniziare dalla Taverna di Calise, antico punto di sosta e di ristoro sul tratturo. Vi si giunge in auto dalla strada che collega Pago Veiano a San Giorgio la Molara, panoramici paesi che si fronteggiano sulla cima di due colli: la strada scende sul fondo della valle e supera con un ponte il fiume Tammaro; un bivio a destra conduce (con il ramo di sinistra di due strade parallele) al grande edificio della Taverna di Calise. Nonostante gli acciacchi degli anni, gli effetti del terremoto irpino, i graffiti elettorali e qualche incongrua addizione edilizia, la Taverna consente ancora di leggere la sua struttura formale e le diverse funzioni dei due piani. Nell’area circostante, tra villini e case rurali, una piccola area di sosta dotata di panchine, parcheggio per bici e profili di pecore in metallo, mantiene vivo il ricordo dell’antico “riposo” del gregge.

A piedi, si percorre ora il tratturo in direzione del ponte sul Tammaro. Si segue il tratto asfaltato fino alla confluenza con la strada sottostante. Si lascia l’asfalto e si va a sinistra (passamano in legno) scendendo sul largo sentiero che costeggia il fiume. In prossimità di un  guado è possibile osservare la lussureggiante vegetazione ripariale. Il tratturo transita sotto l’arcata del ponte stradale e si allarga al di là tra i campi coltivati a tabacco. Numerosi cippi ritmano il percorso del tratturo: recano scolpite le iniziali RT del Regio Tratturo e il numero progressivo da Pescasseroli. Più avanti, per scavalcare il rivo della Tammarecchia, si raggiunge a destra un ponte e si segue il successivo tratto asfaltato. Sono già visibili le strutture del Mulino Ielardi, che si raggiunge in breve. Le condizioni dell’edificio sono deplorevoli: crolli e sottrazioni l’hanno portato vicino al collasso finale. Pure però è ancora ben visibile la struttura fortificata delle torri di cinta e l’eleganza delle finestre e delle decorazioni del sottotetto. La vasca confinante ricorda il canale d’adduzione dell’acqua che alimentava il meccanismo molitorio. La vicina masseria e il capannone per l’essiccazione del tabacco, costruiti esattamente sul tratturo, sono un esempio classico di usurpazione del terreno demaniale. Il suo attuale affittuario è prodigo di informazioni e memorie sul mulino e sulla transumanza. Nella vicina area attrezzata di sosta due muretti di pietra consentono di individuare esattamente l’area tratturale e di misurarne l’ampiezza. La casa rurale di pietra, antica abitazione, e, di fronte, un cippo prossimo al muretto costituiscono motivo di curiosità.

La passeggiata può concludersi qui, invertendo il cammino per il rientro alla Taverna Calise. Tuttavia la piacevolezza dei luoghi può suggerire di continuare la passeggiata sul percorso sterrato in direzione di Reino. In alternativa è possibile risalire la strada che raggiunge la panoramica chiesetta di Santa Barbara, ben visibile sul colle che domina il tratturo.

Itinerario

Dislivello: il percorso descritto segue la riva sinistra del fiume Tammaro nella piana di Calise ed è praticamente pianeggiante intorno ai 260 metri di quota. L’eventuale salita alla chiesetta di Santa Barbara, posta sul colle a circa 500 metri di quota, presenta un dislivello di circa 250 metri.

Tempi di percorrenza: il tratto di andata dalla Masseria di Calise al Mulino Ielardi richiede 40 minuti di cammino, che si raddoppiano con il ritorno.

Cartografia: Google Maps.

Note tecniche

In giro per il web

Ricognizione del sentiero: 16 agosto 2010

Le due Comunità montane dell’Alto Tammaro e del Fortore hanno realizzato una buona guida alla scoperta del Regio Tratturo Pescasseroli – Candela nel tratto che percorre la provincia di Benevento, disponibile anche sul web (www.itinerarideltratturo.it). Un secondo sito, sempre dedicato al tratturo (www.regiotratturo.it), è curato dalla Comunità montana dell’Alto Tammaro. L’itinerario è documentato in un  portale di promozione e informazione del territorio sannita (www.entroterra.org/).

Passeggiate sui tratturi

Alla scoperta delle storiche vie della transumanza

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