La capanna lepina di Carpineto
La capanna lepina di Carpineto
La catena dei monti Lepini, a cavallo tra le province di Roma e di Latina, separa la valle del Sacco e la Ciociaria a est dall’Agro pontino a ovest e cuce le catene dell’Antiappennino laziale dei Colli Albani a nord e degli Ausoni a sud. I viaggiatori che oggi sfiorano i Lepini correndo sulle grandi linee di collegamento stradale (l’autostrada del Sole, la Casilina, l’Appia, la Pontina) e ferroviario (la Roma-Cassino, la direttissima Roma-Formia, la nuova linea dell’Alta velocità) osservano distratti la linea di cresta che solo in caso, la Semprevisa, supera i 1500 metri d’altezza. Pure i paesi di valle e quelli d’altura possono raccontare una storia di antica gloria, testimoniata dall’acropoli di Norba e dalle mura di Segni, ricca d’arte e di segni della fede come a Cori e Valvisciolo. Ma un’altra storia va anche raccontata, prima che cada definitivamente nel silenzio, la storia della fatica degli anonimi agricoltori e pastori che hanno vissuto tra Gorga e Sermoneta, tra Montelanico e Maenza. Quella storia che una piccola rete di musei locali comincia a narrare, simbolizzata dalla significativa esclamazione che introduce la raccolta etno-museale di Roccagorga: “Ma chi mai aveva visto niente!”. “Le Capanne” di Carpineto Romano non sono certamente un museo tradizionale con biglietteria, faretti, quadri, statue e capolavori d’artista. Ma questa grande aia, circondata da un caratteristico insediamento agro-pastorale, è uno dei più interessanti allestimenti open-air, in grado di restituire accurate ricostruzioni d’ambiente.
Siamo nel verde accogliente dei castagni secolari del “Casino”, villino già appartenuto alla famiglia di papa Leone XIII, nato a Carpineto, presso i ruderi della chiesetta campestre Natività di San Giovannino. L’emergenza più evidente è un articolato sistema di doppia capanna: una capanna tonna (a pianta circolare e copertura conica) per l’uomo, unita al pagliaro (a pianta ellittica e copertura a due spioventi) necessario rifugio per greggi nei rigidi inverni, costruite secondo i canoni dell’antica tecnica locale con base di grandi pietre e copertura con pali e stramma. All'interno delle capanne troviamo il focolare domestico centrale con gli utensili da cucina, gli abiti da lavoro, gli strumenti agricoli per falciatura e la mietitura e il necessario per la lavorazione del latte. L’aia è circondata da altre casette e ricoveri per gli attrezzi agricoli più grandi (si noti il grande carro agricolo), da una rustica veranda con la tavola comune, da un piccolo orto e dal pollaio. Assai caratteristica è la capanna a mutatora, utilizzata dal pastore negli spostamenti del suo gregge quando doveva raggiungere gli appezzamenti di terra in cui c'era bisogno della stabbiatura (concimazione). Questa capanna mobile era un rifugio temporaneo,dalle modeste dimensioni (un metro e mezzo circa di diametro per un'altezza di quasi due metri) e abbastanza leggera da essere trasportata. Essa era formata cioè solo da una intelaiatura conica di pertiche che sorreggevano la copertura di frasche, felci, strame e riparava dalle intemperie una o due persone che pernottavano insieme agli animali.
Itinerario
Note tecniche
Il Museo “Le Capanne” si raggiunge dalla strada regionale 609 Carpinetana, la strada che attraversa i monti Lepini collegando Colleferro a Priverno. Al km 18,800, tra Montelanico e Carpineto Romano, in corrispondenza di uno slargo e di un bivio, si parcheggia l’auto. C’è un cartello indicatore del Museo e un pannello informativo della Comunità montana. Si scende ora a piedi sulla stretta strada asfaltata, superando due edifici. Dopo 800 si raggiunge sulla destra il cancello d’ingresso e la grande aia del Museo. Si arriva fin qui anche in macchina, ma la strada stretta e tortuosa non dispone di piazzole per la sosta. Per orientarsi, conviene segnalare che poco più avanti la discesa termina su un ponticello e subito dopo la strada riparte in salita verso Carpineto e l’Annunziata.
Un bel sito web (www.museolecapanne.it/) introduce la visita del museo e fornisce orari e contatti per la visita guidata. Un’ampia galleria fotografica è disponibile nel sito dell’Assessorato alla Cultura della Regione Lazio (www.culturalazio.it). La passeggiata e la visita si completano in 1,30 ore.
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