Molise -> Tratturo Pescasseroli-Candela

Le rovine di Saepinum-Altilia

Guido Piovene che la visitò nel suo “viaggio in Italia” alla metà degli anni Cinquanta, definì Altilia “le più romantiche rovine del nostro paese”. Quelle pietre circondate da querce e battute dal vento gli parvero una Scozia primitiva trapiantata in Italia, lo sfondo di un dramma shakespeariano, “gli ultimi avanzi del primitivo, che non sia invece decadenza, esistenti in Italia”. Oggi quegli scavi, un restauro esemplare e un museo nelle case contadine cresciute sul teatro romano hanno restituito ai visitatori la versione romana dell’antica città sannitica e vanno proponendosi come uno stigma del Molise perché ne rivelano il carattere e la storia. Il decumano e il cardo della città coincidono con il percorso dei tratturi Pescasseroli-Candela e Matese-Cortile. La lapide murata all’ingresso racconta una sapida storia di soprusi sui pastori transumanti, un tempo risorsa economica di queste terre. Ma se volete che la visita non sia una fredda ricognizione di antiche pietre, ad Altilia dovete arrivarci a piedi, percorrendo il tratturo. Solo così, dopo un lungo percorso nei campi, l’apparire della porta di Bojano vi darà il brivido di un’emozione attesa quanto improvvisa.

Dopo aver visitato Bojano e le sorgenti del Biferno, si segue la strada statale per Benevento e si volta a destra, in direzione di Guardiaregia e del Matese. Poco dopo si varca la ferrovia, nelle immediate vicinanze della stazione ferroviaria di Guardiaregia e nei pressi di un cementificio. Si parcheggia vicino ad alcune case e si seguono le indicazioni del tratturo, in direzione est. Nonostante la vicinanza della ferrovia e della statale, molto trafficata in prossimità degli svincoli per Campobasso e la Bifernina, il tratturo procede placido nei campi, a saliscendi sui fossi del Rio Obaco e del Rio Lecino. Si raggiunge un bel fontanile, ricco d’acqua, nei pressi di un boschetto, antico ristoro per le greggi accaldate dalla salita sui dossi della sella di Vinchiaturo. Dopo alcune case, ci si accosta alla ferrovia, si supera un fosso e, paralleli alla strada statale, si toccano una bella masseria e poi una grande azienda avicola. Superato l’ennesimo fosso e un tratto di bosco il panorama comincia ad animarsi. Si raggiunge una strada e la si lascia sulla destra. Dopo il Molino Peluso, sull’orizzonte della strada sterrata si alza la porta Bovianum e l’emozionante visione della mura di Saepinum. Dopo un’occhiata alla tomba dei Numisi, esterna alle mura, si entra nella città romana lungo il decumano: a sinistra sono le terme, mentre sulla destra si allineano il mercato e la basilica; incrociato il cardo, si va a destra tra alcuni edifici e ci si affaccia alla porta di Terravecchia sulla strada per Sepino. Tornati al centro della città romana, si riprende a destra il decumano, tra il foro, la Curia e il Capitolium e si procede in direzione della porta di Benevento, oltre la quale il tratturo prosegue, toccando il mausoleo di Ennio Marso. Tornati nuovamente al centro di Saepinum, si va a destra sul braccio del cardo che va alla porta di Tàmmaro e poi a sinistra a visitare il teatro e gli edifici rurali costruiti su di esso, oggi sede del Museo archeologico di Saepinum-Altilia. Tornando nuovamente al centro della città conviene concentrarsi sull’incrocio fra il tratturo Pescasseroli-Candela, “decumano” e l’altro che scende dal Matese lungo il tragitto che collegava l'arx di Terravecchia - Saipins con il fiume Tammaro e prosegue in direzione di Campobasso, “cardo”. La forma dell’impianto viario, con il cardo ed il decumano non perpendicolari tra loro, testimonia che lo sviluppo urbanistico romano fu condizionato dal precedente sviluppo della città che ha sempre mantenuto la memoria dell’incrocio fra le due strade che ne avevano determinato l’origine.
Proprio l'incrocio fra i due tratturi, già a partire dal III secolo a.C., aveva favorito lo sviluppo spontaneo in pianura di un insediamento sannitico, parallelo ai centri fortificati più in alto. 

Itinerario

Dislivello: il tratturo procede pianeggiante nella valle Sannita, parallelo al tracciato della strada statale 17; l’andamento è lievemente ondulato, caratterizzato da dossi, cunette e fossi; il dislivello è minimo, contenuto tra i 516 metri di quota della stazione di Guardiaregia e i 548 metri degli scavi di Altilia.

Tempi di percorrenza: il percorso, sempre segnato e riconoscbile, ha una lunghezza di circa 6 km e richiede 2 ore di cammino; distanze e tempi si raddoppiano se, non disponendo di due auto, si rientra a piedi sul percorso dell’andata.

Cartografia: Carta escursionistica dei sentieri “Matese – versante settentrionale – settore orientale” in scala 1:25000; si può anche utilizzare la Carta tecnica regionale (elemento n. 405164 – Saepinum) in scala 1:5000 prodotta dal Settore pianificazione territoriale ed urbanistica della Regione Molise.

Note tecniche

In giro per il web

Ricognizione del sentiero: 20 settembre 2003

Il sito di Sepino (www.saepinum.it/), del suo Comune (www.comune.sepino.cb.it/) e della sua Pro Loco (www.sepino.net/) offrono informazioni sulla storia dell’area, sulle numerose risorse archeologiche (con un ricco corredo fotografico) e su alcuni interessanti itinerari naturalistici. La descrizione dell’area archeologica di Sepino (con foto e ricostruzioni) e dei tratturi è contenuta nel sito della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Molise (www.molise.beniculturali.it/). Molto interessante è anche il sito sui Sanniti (www.sanniti.info/) curato da Davide Monaco.

Passeggiate sui tratturi

Alla scoperta delle storiche vie della transumanza

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