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La masseria e lo Stazzo Pantano

L’altro polo del percorso della transumanza appenninica è la Puglia, il grande spazio dei pascoli invernali, il fitto reticolo delle locazioni nella Capitanata e sulle Murge. Qui la pastorizia, integrata con l’agricoltura, ha creato forme e strutture originali estremamente ricche e articolate, tuttora visibili e che sono lo stigma di questo paesaggio: estese ragnatele di muri a secco, villaggi ipogei e necropoli, chiese rupestri e cappelle rurali, cisterne e trulli, ma soprattutto innumerevoli masserie “da campo” e masserie “per pecore” e gli jazzi recintati, che sorgono lungo gli antichi tratturi della transumanza. Quale testimonianza esemplare di questa varietà di “segni” del paesaggio e dell’antica identità pastorale abbiamo scelto l’habitat rupestre di Gravina di Puglia, oggi capitale del Parco nazionale dell’Alta Murgia e, nelle sue vicinanze, la bella Masseria Pantano e il vicino stazzo omonimo.

Fuori città, ai piedi del costone murgiano, la Masseria Pantano è una delle più interessanti dell'alta Murgia. Il nome è legato all’esistenza di un antico acquitrino, bonificato nel secolo scorso grazie a un canale drenante che confluisce in un vicino impluvio. Risale al diciottesimo secolo ed è definita come masseria a corte chiusa. L’abitazione padronale è al piano superiore del corpo di fabbrica principale: ha una scala d’accesso, una loggia con un oculo in alto ed è difesa da una garitta. Si tratta infatti di una masseria fortificata, grazie alle mura perimetrali e a un sistema di garitte  strategicamente posizionate, per fronteggiare briganti e soldati di ventura. Si fa ammirare la graziosa cappella, dotata di nicchie, rosone e campanile. Intorno alla corte è disposto un sistema di edifici lineari destinati alle diverse funzioni tipiche della masseria: le stalle per i cavalli e i bovini, le aie per gli animali da cortile, i depositi e i magazzini per le provviste, le sementi, i cereali, gli attrezzi di lavoro e il letame, gli alloggi per i collaboratori e i salariati, il riparo per le carrozze padronali e i carri agricoli. Interessante è il sistema di raccolta dell’acqua piovana che vede una lunga grondaia confluire in una cisterna interrata. Tra i particolari di pregio architettonico si osservano il camino, la torre colombaia e il campanile. La Masseria Pantano ha dunque una doppia vocazione produttiva, agricola, da un lato, legata in particolare alla cerealicoltura, e pastorale, legata al pascolo estensivo e allo jazzo a monte.

La visita della Masseria Pantano merita di essere completata con l’esplorazione dello stazzo situato a monte, al margine del bosco. Si tratta di una tipica costruzione pastorale separata dal corpo della masseria ma strettamente integrata alla sua economia. Lo jazzo è un recinto costruito lungo i tratturi e destinato al ricovero temporaneo delle pecore durante il lungo viaggio della transumanza e durante la permanenza delle greggi nelle locazioni invernali. Nel territorio della Murgia pugliese lo jazzo ha usualmente la forma di un grande recinto murato, di forma rettangolare, costruito su un pendio esposto a mezzogiorno. È costruito in pendenza, per favorire la ventilazione e il deflusso delle acque e dei liquami. È caratterizzato dall'essere esposto a sud, per garantire il riparo dai freddi venti settentrionali, poiché i pascoli pugliesi erano utilizzati nella stagione fredda. Lo jazzo Pantano riproduce queste caratteristiche. La sua struttura è costituita da un muro principale di recinzione e da muretti minori che suddividono il cortile interno in varie aree. All’ingresso è l’abitazione dei pastori, dotata di focolare e camino per la lavorazione del latte e da stalle. A fianco, sulla recinzione, è il mungituro con due aperture contrapposte e comunicanti fra di loro, ognuna collegata un recinto circolare. Le pecore, radunate nel recinto esterno, passavano nella costruzione centrale dove venivano sottoposte alla mungitura e successivamente raccolte nel recinto opposto. Sul fondo dello jazzo sono i locali coperti (lamioni), utilizzati per ricovero delle pecore.

Itinerario

Da Gravina si raggiunge in 6 km lungo la strada provinciale 137 in direzione di Corato. Raggiunta al Km 4,6 una rotatoria, ci si immette a sinistra sulla S.P. 202 e la si segue per 600 metri. Sulla destra, segnalata da un cartello, il viottolo sterrato di accesso alla Masseria.

Lo jazzo si può raggiungere a piedi dalla masseria, con un percorso di circa 1 km lungo il tratturo erboso spesso popolato da pecore al pascolo. Se si preferisce l’auto, dalla masseria si torna alla rotatoria e si riprende la SP 137 in direzione di Corato; dopo1,7 km si trova il largo sentiero che scende in breve allo stazzo. Un secondo accesso, più avanti, segue la sterrata ai margini del bosco.

Note tecniche

Passeggiate sui tratturi

Alla scoperta delle storiche vie della transumanza

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