I Novissimi – ovvero le ultime realtà della vita: la morte, il giudizio, l’inferno e il paradiso – sono oggetto di una bibliografia immensa. E ancora oggi, in epoca di pieno disincanto, continuano ad essere pubblicati centinaia di libri e interpretazioni dell’escatologia. Abbiamo qui voluto selezionare solo 20 testi, dedicati per metà all’iconografia, alle immagini che gli artisti hanno elaborato sull’Aldilà, e per l’altra metà a studi di storia delle idee, dedicati alle relazioni tra le visioni apocalittiche e la cultura del mondo europeo.
10 studi sull’iconografia dell’Aldilà
Una duplice chiave di lettura – cronologica e geografica – caratterizza il volume dedicato all’iconografia del giudizio universale curato da Valentino Pace, scritto da Marcello Angheben e corredato da schede di numerosi specialisti [Alfa e Omega – Il Giudizio Universale tra Oriente e Occidente, Itacalibri, 2006, 256 p.]. Si parte dall’alto Medioevo con le immagini dell’Apocalisse di Treviri, del Beatus, di Müstair, di Reichenau e della Cappadocia bizantina. Segue l’età romanica, con le immagini delle chiese russe di Vladimir, Neredica, Snetogory, Novgorod e Staraja Ladoga, con la tavola di Giovanni e Nicolò e con i timpani delle chiese francesi di Autun e Conques. Il capitolo sulla scultura è corredato da studi sui portali del gotico francese di Parigi, Chartres, Amiens e Bourges, sul portale spagnolo di León e sui pulpiti di Nicola Pisano. Il capitolo successivo è dedicato al tredicesimo secolo, con un’attenzione particolare alle immagini della pittura serba e al Battistero di Firenze. L’ultimo capitolo è dedicato al XIV-XV secolo e ai Giudizi tra Medioevo e Rinascimento (Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, il Camposanto di Pisa, la Cappella Bolognini di Bologna, Loreto Aprutino, Signorelli a Orvieto, Bosch a Vienna e Rogier van der Weyden a Beaune).
I più famosi cicli di immagini sull’Apocalisse di San Giovanni sono documentati in un volume di grande formato riccamente illustrato [Frédéric van der Meer, L’Apocalypse dans l’art, Anvers, Fonds Mercator, 1978, 370 p.]. Rivelazione che procede per immagini e simboli, l’Apocalisse ispira le prime rappresentazioni dell’Agnello, dei quattro viventi e dei ventiquattro vegliardi nell’arte carolingia. Vengono poi descritti il manoscritto di Treviri, il maestro di Bamberga, le pagine miniate del Beatus, l’apocalisse di Saint-Sever e il Liber Floridus di Wolfenbüttel. S’incontrano quindi i classici, le apocalissi scolpite sui timpani o incastonate nelle vetrate delle grandi cattedrali, i celebri arazzi usciti dalle tappezzerie reali, Giotto, Memling, Jan van Eyck, Dürer, per chiudere poi in gloria con la cupola parmigiana del Correggio. Dopo il Rinascimento le raffigurazioni artistiche dell’Apocalisse perdono le radici giovannee e si ispirano piuttosto alle angosce da fine del mondo, alle teratologie e ai disastri.
Nel 2007 il Comitato di San Floriano organizza a Illegio, nella Carnia friulana, una mostra di opere dedicate all’Apocalisse. La stessa mostra viene poi replicata a Roma, nei Musei Vaticani. Sono presentate un centinaio di opere che seguono la successione dei capitoli del libro giovanneo e comprendono codici, pitture su legno e icone, dipinti su tela, oreficeria, incisioni e disegni. La mostra è documentata in un ampio catalogo [Apocalisse – L’ultima rivelazione, Skira, Milano, 2007, 224 p.] che raccoglie quattro studi introduttivi a firma di Francesco Buranelli, Rinaldo Fabris, Giovanni Driussi e Alessio Persic, le immagini e le schede descrittive delle opere esposte. Gli autori più noti sono Bassano, Dalì, de Chirico, Dürer, El Greco, Rembrandt, Zurbarán, Reni, Giordano, Matisse. Tra le opere si segnalano le xilografie dell’Apocalipsis cum figuris di Dürer, i Giudizi universali di Guido da Siena, Petrus Christus, Ruprecht Fuetrer, Giulio Campi, Jacques de Backer, il Paradiso dei Bassano, la Discesa agli inferi del Civetta, i San Michele arcangelo di Guido Reni e Luca Giordano.
Un solo testo viene qui segnalato a rappresentare la massa di studi dedicati a singole opere d’arte. Conques è un piccolo borgo nell’Aveyron francese, ben noto ai pellegrini che si recavano alla tomba dell’apostolo San Giacomo sul Camino de Santiago. La chiesa di Sainte-Foy conserva un celebre timpano scolpito con le scene del Giudizio universale. Jean-Claude Bonne gli ha dedicato uno studio esemplare per capacità analitica, articolato in due parti e dodici capitoli che analizzano la struttura globale del timpano, gli angeli, il Cristo, la separazione delle anime, il rapporto tra architettura e scultura, il fondo dal quale emergono le figure, le nuvole, la sintassi delle immagini, la rappresentazione del bene e del male, gli eletti, l’inferno e il significato dell’immagine in un tempo di crisi [Jean-Claude Bonne, L’art roman de face et de profil – Le tympan de Conques, Le Sycomore, Paris, 1985, 362.].
La storia dell’arte ha accompagnato l’esperienza cristiana e il cammino del pensiero dell’uomo dando immagine a ciò che nessuno ha mai visto, ma della cui esistenza non si è mai dubitato. Di queste realtà invisibili è stato compilato un dizionario iconografico di grande fascino [Rosa Giorgi, Angeli e Demoni, Electa, Milano, 2003, 384 p.]. Le sei sezioni prendono in esame rispettivamente la creazione e la geografia dell’Aldilà (Creazione, Paradiso terrestre, Porta dell’Eden, Giardino e fontana della Grazia, I quattro fiumi del Paradiso, Inferno, Porta degli Inferi, Città di Dite, Fiumi e paludi infernali, Gironi e tormenti, Incendi e fuochi, Limbo, Isola dei morti, Purgatorio, Paradiso, Seno di Abramo, Gerusalemme celeste, Empireo), la via del male (I sette vizi capitali, Nave dei folli, Diavolo tentatore, Patto con il diavolo, Possessione diabolica ed esorcismo, Inquisizione, Travestimenti e inganni diabolici, Animali demoniaci, Draghi e basilischi, Frutti proibiti, Insidie musicali, Spettri e incubi notturni, Streghe, Sabba, Messa nera), la via della salvezza (Precedenti classici, Psicomachia, Tentazioni superate, Opere di misericordia, Scala di Giacobbe, Scala della virtù, Tormenti di Giobbe, Preghiera ed estasi, Santi che hanno combattuto il demonio), il giudizio e la realtà dei giorni ultimi (Ars moriendi, Morte, Incontro fra i tre vivi e i tre morti, Danza macabra, Trionfo della morte, Vanitas vanitatum, Homo bulla, Giudizio particolare, Cavalieri dell’Apocalisse, Resurrezione della carne, Giudizio universale, Raccolta mistica, Psicostasia, Dannati, Anime del Purgatorio, Giusti), le schiere infernali (Precedenti classici, Angeli ribelli, Serpente tentatore, Lucifero, Satana, Belzebù, Anticristo, Leviatano, Cerbero e Caronte, Bestia dell’Apocalisse, Giuda, Simon Mago) e l’esercito del cielo (Precedenti classici, Angeli, gerarchie angeliche, Serafini, Cherubini, Tetramorfo, Vegliardi dell’Apocalisse, Scontri e battaglie celesti, Angeli musicanti, Angeli armati, Angeli adoranti, Angeli in azione, Angelo custode, Gabriele arcangelo, Michele arcangelo, Raffaele arcangelo, Uriele arcangelo).
Le grandi religioni, dal Cristianesimo al Giudaismo, dal Buddismo all’Islamismo, hanno elaborato le loro credenze sull’aldilà e sui regni dell’oltretomba. Le visioni dell’inferno sono diversificate e variano da un mondo sotterraneo grigio e triste alle più cruente macchine di tortura per la punizione dei peccatori. E la stessa visione del paradiso si muove dall’austera spiritualità agostiniana alle delizie erotiche del giardino coranico. Di queste differenti visioni dà conto un testo di autore inglese [Richard Cavendish, Visions of Heaven and Hell, Orbis Publishing, London, 1977, 128 p.] in cinque capitoli dedicati rispettivamente a “Life after Death” (la vita dopo la morte), “Paradise and Heaven” (il paradiso e il cielo), “The Perfect Existence” (la vita perfetta), “The Underworld” (l’oltretomba) e “The Abyss of Hell” (l’abisso dell’inferno). Il volume è riccamente illustrato da 125 foto di opere d’arte che sono espressione delle più diverse correnti e di artisti di differenti scuole e nazionalità.
Una recente opera divulgativa offre una sintesi rapida e chiara delle rappresentazioni del Giudizio finale nell’arte cristiana, ne individua le fonti nella Bibbia, nella teologia e nell’immaginazione e ne vede proiettate nell’aldilà le paure e le speranze che segnavano l’aldiquà [Zaira Zuffetti, Dies Irae – Il Giudizio Universale da Giotto a Bosch, Àncora, Milano, 2009, 110 p.]. Sono analizzate le immagini dei giudizi scolpiti di Saint-Lazare a Autun, di Notre-Dame a Parigi, del Battistero di Parma e di Maitani a Orvieto, i mosaici di Torcello e della cupola del Battistero di Firenze, gli affreschi di Sant’Angelo in Formis, di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, della cappella Bolognini nella cattedrale di San Petronio a Bologna, i Giudizi su tavola del Beato Angelico in San Marco a Firenze e di Giovanni di Paolo a Siena, i Giudizi di Hans Memling a Danzica, Jan van Eyck al Metropolitan di New York, Stephan Lochner a Colonia, Hieronymus Bosch a Vienna, Rogier van der Weyden all’Hotel-Dieu di Beaune e Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina a Roma, per concludere con la donna con la bilancia di Jan Vermeer e il giudizio di Carlo Carrà al Palazzo di Giustizia di Milano.
La Gerusalemme celeste è la città santa del mondo salvato, quando “un nuovo cielo e una nuova terra” sostituiranno il cielo, la terra e il mare di prima, scomparsi alla fine del mondo. La narrazione giovannea dell’Apocalisse si conclude con la visione della città santa, la nuova Gerusalemme, che scende dal cielo “come una sposa adorna per il suo sposo” e che diventa la definitiva dimora di Dio con gli uomini. Questo tema ha ispirato le ricerche dell’Università Cattolica di Milano ed è diventato oggetto di una mostra del 1983 [Università Cattolica del Sacro Cuore, La Gerusalemme celeste, Vita e Pensiero, Milano, 1983, 300 p.]. Il catalogo della Mostra si articola su sette percorsi iconografici dedicati alla perfezione della città a pianta quadrata e circolare, allo splendore della città gemmata, agli apostoli fondamenta e porte della città, alla città nel Giudizio universale, all’Agnello tempio della città, ai santi e agli angeli suoi abitanti, alla città di Dio come immagine della chiesa in cammino. Le immagini documentate sono 172 e provengono dai più noti codici miniati, dalle catacombe cristiane, dai mosaici delle basiliche romane, dagli affreschi murali, dai sarcofagi scolpiti, dai timpani e dai baldacchini dei portali della chiese gotiche, dalle casse reliquiario dell’oreficeria europea. Il volume comprende anche quattro saggi specialistici scritti da Gianfranco Ravasi, Clementina Mazzucco, Marco Rossi, Alessandro Rovetta e Agostino Colli, la prefazione di Carlo Maria Martini e le presentazioni dei curatori Maria Luisa Gatti Perer e Luigi Franco Pizzolato.
Baschet ha pubblicato un’ampia ricerca sulle rappresentazioni dell’inferno in Francia e in Italia e sull’iconografia delle punizioni infernali [Jérôme Baschet, Les justices de l’au-delà – Les représentations de l’enfer en France et en Italie (XII-XV siècle), École Française de Rome, Rome, 1993, 672 p.]. La ricerca è articolata in dieci capitoli che studiano la dottrina delle pene eterne, le visioni medievali delle punizioni infernali, il ruolo dell’inferno nel giudizio universale, l’inferno che precede il giudizio finale, il cambiamento innestato dagli affreschi del Camposanto di Pisa, l’affermarsi del sistema penale nella pittura italiana, la tradizione iconografica francese, il ruolo del teatro e delle forme letterarie, l’immaginario penale, la paura dell’inferno e i suoi limiti. A corredo del testo sono 176 immagini a colori e in bianco e nero, 22 schede descrittive analitiche di dipinti di rilievo, una imponente bibliografia e gli indici.
Un CD-Rom prodotto da Ashmultimedia propone 850 immagini, musiche, testi scritti e parlati dedicati alle tematiche millenaristiche [Giovanna Grossato, Alle Porte del Terzo Millennio - I temi del "Giudizio Universale", "L'Apocalisse", "Il Trionfo della Morte" nell'immaginario dell'Arte, CD-Rom, AshMultimedia, Vicenza]. La ricchezza e la varietà con cui l'Arte ha rappresentato per secoli il "Giudizio Universale", il "Trionfo della Morte", l'"Apocalisse", la "Danza macabra", la "Legenda dei tre Vivi e dei tre Morti" ed altri temi analoghi, ha offerto il soggetto per questo viaggio multimediale. Esso si avvale di una ricca scelta delle più significative trasposizioni in pittura, scultura, miniatura, arazzo e mosaico del mito della fine del mondo, operate da artisti appartenenti ai più diversi contesti della cultura occidentale. Nello sviluppo dell'illustrazione delle opere d'arte si sono volute corredare le immagini con schede che ne precisano e ampliano il significato e che contengono indicazioni e richiami per la "navigazione" attraverso testi scritti, musiche, informazioni storiche, mappe geografiche.
10 studi di storia delle idee
Uno studioso americano di storia delle religioni ha ripercorso l’idea del Paradiso dalla fine del mondo antico a Dante Alighieri [Jeffrey B. Russell, Storia del Paradiso, Editori Laterza, Bari, 1996, 212 p.]. Il tema è declinato nella tradizione delle diverse fedi del mondo occidentale ed è ricostruito attraverso il dibattito della teologia, della patristica, della letteratura e dell’arte. Scorrono le diverse immagini del paradiso: il giardino terrestre della Genesi, collegato poi al locus amœnus greco-romano e ai campi elisi; l’urbanizzazione del paradiso con l’immagine del tempio della città santa di Sion e della Gerusalemme celeste dell’Apocalisse; il cielo, infine, come luogo sacro abitato dai beati intorno al trono di Dio.
Jean Delumeau, grande storico francese contemporaneo, ha firmato una lunga ricerca dedicata all’idea del paradiso [Jean Delumeau, Alla ricerca del paradiso, San Paolo, Milano, 2012, 392 p.]. La traduzione italiana della sua opera ripercorre l’idea di paradiso e delle sue rappresentazioni nel cristianesimo occidentale. L’opera è divisa in due parti: la prima ripercorre il tentativo, durato vari secoli, di localizzare il luogo fisico del paradiso terrestre dal quale, secondo il racconto della Genesi, vennero cacciati Adamo ed Eva. La seconda affronta la tematica del punto di vista della trascendenza.
L’ampia documentazione presente nel volume è funzionale a una meditazione, su base storica, del tema della speranza. Il cristianesimo ha sempre contrapposto alle incomprensioni e ai conflitti del mondo l’anelito a un avvenire d’amore e di comunione. Il paradiso è il luogo del riconoscimento e dell’amore dei nostri cari davanti a Dio. Questa speranza ha saputo resistere al crollo di popoli e di civiltà ed è insita nella fede cristiana nella resurrezione, ma è anche presente nel cuore di ogni uomo.
Ancora a Jean Delumeau dobbiamo un’avvincente storia delle paure dell’Europa dal XIV al XVIII secolo [Jean Delumeau, La paura in Occidente (secoli XIV-XVII) – La città assediata, Sei, Torino, 1983, 648 p.]. Le paure medievali sono raggruppate in due grandi insiemi: le paure di massa e le paure della classe egemone. Le paure delle classi dirigenti concernono l’aldilà, l’attesa di Dio (le paure escatologiche, il millennio, il giudizio finale, l’inferno) e Satana (il nemico per eccellenza, generatore dei mali, con i suoi agenti: gli ebrei, gli eretici, le donne e le streghe, l’anticristo, i turchi, gli idolatri, i musulmani). Il popolo teme invece il mare (le invasioni dal mare, le tempeste, i naufragi, le balene e i mostri marini, lo scorbuto e le malattie esotiche, l’annegamento, l’abisso, il diluvio), il mondo lontano, gli stranieri, l’altro, il nuovo (ma anche il vicino infido), i malefizi (le fatture degli stregoni, le malattie dei santi, i sortilegi, i patti col diavolo), la divinazione come reazione di paura di fronte al domani incerto (l’astrologia, i pronostici e gli almanacchi, i prodigi celesti, le eclissi, l’influsso della luna), il passato (i fantasmi, l’apparizione dei morti, gli spettri e gli spiriti, la processione dei defunti), la notte, il buio, l’oscurità, la peste e gli untori, la sedizione, le rivolte popolari, le sommosse, il fisco, le dicerie.
Herbert Vorgrimler, teologo cattolico tedesco, ha scritto una storia delle concezioni dell’Inferno intesa come componente importante della storia della cultura, convinto che esistano degli inferni reali sul piano microcosmico delle forme sociali della vita umana, nella interiorità angosciata e tormentata degli uomini e nel macrocosmo delle forme sociali che s’intrecciano in modo molto stretto con le fantasie su un possibile Inferno creato da Dio per l’Aldilà [Herbert Vorgrimler, Storia dell’Inferno, Piemme, Casale Monferrato, 1995, 528 p.]. Ventitrè capitoli raccolgono i testi fondamentali della concezione cristiana e compiono un lungo excursus dalle rappresentazioni giudaico-cristiane fino all’arte e alla letteratura dell’età moderna. Scorrono così le immagini infernali delle prime apocalissi, Agostino, i viaggi letterari nell’aldilà, l’Inferno di Dante, la teologia scolastica, le paure del tardo medioevo, la riforma e la controriforma, la contestazione dell’inferno da parte dell’illuminismo, la ricerca teologica evangelica e cattolica del Novecento, l’Inferno nel cinema, nella letteratura e nell’arte. La sezione illustrata contiene trentatre riproduzioni di opere d’arte sul tema infernale.
Una delle opere più note del grande storico francese Le Goff ricostruisce la nascita del Purgatorio quale terzo luogo nel tradizionale sistema dualista dell’Aldilà medievale, basato sul Paradiso e sull’Inferno [Jacques Le Goff, La nascita del Purgatorio, Einaudi, Torino, 2006, 428 p.]. La prima parte della ricerca è dedicata all’Aldilà prima del Purgatorio, in particolare nelle culture più antiche e poi nella patristica e nei viaggi visionari della letteratura medievale. La seconda parte ricostruisce la nascita nel Duecento dei cardini del terzo luogo: il fuoco purificatorio, il locus purgatorius, le visioni monastiche, l’articolazione dei peccati (veniali e mortali) e dei peccatori. La terza parte analizza il “trionfo” del Purgatorio, il nuovo ordine creato dalla Scolastica, la nuova pastorale, fino all’opera poetica della Divina Commedia di Dante. La nascita del Purgatorio come terzo luogo è anche riflesso di una maggiore articolazione delle classi sociali medievali, con la nascita della borghesia e la valorizzazione del ruolo dei mercanti e dei banchieri, che erano invece mestieri tradizionalmente condannati.
Due studiose di storia delle idee ricostruiscono un tema classico della cultura medievale. I sette vizi maggiori sono analizzati uno per uno: la Superbia, dal peccato di Lucifero alla presunzione dei potenti e degli intellettuali; l’Invidia, malattia sociale di cortigiani e universitari, in dialettica con la competizione; l’Ira, aggressività incontrollata con i suoi derivati: omicidio, indignazione, risse, ingiurie, indignazione, clamore, bestemmie; l’Accidia, vizio monastico per eccellenza, intessuto di malinconia, pigrizia e tristezza; l’Avarizia, radice di tutti i mali, che idolatra il denaro e causa le ingiustizie sociali; la Gola, reazione alla mortificazione monastica della carne, che trionfa nei refettori, nelle corti e nelle taverne; la Lussuria, ossessione del corpo e vizio dell’anima sia dei chierici che dei coniugati. Il volume è completato da un penetrante dossier di immagini relative ai peccati capitali e alle loro punizioni nell’iconografia medievale [Carla Casagrande e Silvana Vecchio, I sette vizi capitali – Storia dei peccati nel Medioevo, Einaudi, Torino, 2000, 290 p.].
Lo storico francese Georges Minois compie un viaggio nella raffigurazione dell'inferno, quale luogo oltremondano, o stato d'angoscia esistenziale, legato alla condizione umana, [Georges Minois, Histoire des enfers, Fayard, 1991, 440 p.; Piccola storia dell’inferno, Il Mulino, Bologna, 2006, 126 p.]. L'inferno del Medioevo è un delirio di invenzioni macabre e di supplizi infernali fino a diventare la soddisfazione, nell’immaginario collettivo, di un desiderio di vendetta. L’inferno diventa un’arma di dissuasione di massa nella predicazione e nella catechesi, in nome di una giustizia divina immutabile. Ma oggi quell’inferno medievale meticolosamente strutturato non terrorizza più i disincantati uomini contemporanei. Alla ricerca affannosa della propria affermazione individuale e purtuttavia sottoposto alle leggi del suo vivere in mezzo ad altri uomini, l’uomo d’oggi porta in sè le due sorti opposte, quella infernale, e quella paradisiaca, entrambe trovano posto nella sua mente modernamente inquieta.
L’idea millenarista colloca tra il quaggiù attuale e l’aldilà della fine dei tempi un lungo periodo “quaggiù” che è una prefigurazione terrena dell’aldilà, l’instaurazione del cielo sulla terra. Questa idea, derivata dalla lettura dell’Apocalisse, non ha natura esclusivamente esegetica o teologica ma finisce anzi per avere conseguenze importanti sul piano dei comportamenti collettivi.
Il Millennio apocalittico ha generato credenze, teorie e movimenti orientati verso il desiderio, l’attesa, la realizzazione di un’età felice. Millenarismi e chiliasmi assumono spesso forma messianica perché si legano a personaggi carismatici, a “messia” salvifici. E hanno comunque la caratteristica di combinare il politico con il religioso, assumendo un marcato stigma utopico. Si pensi all’influenza del pensiero di Gioacchino da Fiore e alle esperienze degli Hussiti, di Thomas Münzer, dei flagellanti rivoluzionari, degli estremisti di Tabor, degli Anabattisti di Münster.
Secondo Norman Kohn, tra la fine dell’XI secolo e la prima metà del XVI in Europa avvenne ripetutamente che il desiderio dei poveri di migliorare le proprie condizioni materiali di vita fosse pervaso da fantasie di un nuovo paradiso in terra, di un mondo purificato dalla sofferenza e dal peccato, di un Regno dei santi [Norman Kohn, I fanatici dell’Apocalisse, Edizioni di Comunità, Milano, 1976, 424 p.].
Oggi l’Inferno, afferma Piero Camporesi, si sta tranquillamente dissolvendo nella coscienza e nell’inconscio della gente [Piero Camporesi, La casa dell’eternità, Garzanti, Milano, 1987, 264 p.]. Eppure esso è stato per secoli dominatore della scena cristiana, punto di riferimento dell’Europa medievale e moderna, protagonista d’innumerevoli drammi spirituali, potente macchina di condizionamento, grande collettore di terrori e di spasimi, inesauribile deposito di angosce e di incubi. Camporesi, grazie a una scrittura di straordinario fascino e capacità di coinvolgimento, ricostruisce le immagini infernali proiettate dalla storia letteraria, dalla trattatistica teologica e dalla predicazione medievale e moderna. Emerge un ributtante inferno cloacale repellente per il suo lezzo, l’inferno affollato fino all’immobilità e privo di ogni spazio personale di privacy, l’inferno interiore dell’angoscia, dei sogni e delle chimere, dell’infelicità, del verme della coscienza che non cessa mai di rodere la sanità mentale. L’Inferno di Camporesi è intessuto di un immaginario tutto carnale, dominato, più che dal diavolo, dall’insopportabile presenza degli altri, in un’assenza completa di intimità e di rispetto.
Il Medioevo fu un’epoca segnata dall’attesa della fine del mondo. Le antiche profezie, l’invasione dell’Islam, la psicosi dell’anno Mille disegnavano un orizzonte apocalittico apocalittico che è parte integrante della fede e della cultura dell’Europa medievale. Lo storico francese Jean Flori racconta in quattordici rapidi capitoli la speranza e la paura medievali della fine [Jean Flori, La fine del mondo nel Medioevo, Il Mulino, Bologna, 186 p.]. Sono esaminate dapprima le fonti scritturistiche e poi passare ai numerosi tentativi di datazione del millennio e dei tempi apocalittici; si prosegue con l’attesa profetica vissuta nell’impero romano cristiano, l’eco delle invasioni barbariche e l’impatto delle invasioni arabe e islamiche, il punto di svolta segnato dall’anno Mille e dai pretesi terrori vissuti nel mondo cristiano. Successivamente è l’obiettivo della riconquista di Gerusalemme a segnare le profezie e a motivare la successione delle Crociate. Fino a giungere alla rinascita dello studio delle profezie bibliche nel tredicesimo secolo e alla fine del medioevo. Ma anche gli uomini d’oggi, razionalisti e disincantati, rivivono ansie e angosce dei loro predecessori, quando si pensi ad esempio alla guerra atomica, all’inquinamento globale, alle ricorrenti profezie della fine.
Home -> Visioni dell’aldilà -> Bibliografia
Visioni dell’aldilà
Percorsi apocalittici in Italia