Itinerario nella provincia di Rimini

Rimini. Il Giudizio universale mutilato

Le tappe dell’itinerario

Il Museo della Città di Rimini ospita un grande affresco del Giudizio universale. Il dipinto è riaffiorato sotto gli intonaci settecenteschi della chiesa di San Giovanni Evangelista o S. Agostino, dopo il terremoto del 1916. Staccato dalla sede originaria e trasferito su tela, è oggi sistemato in una sala del Museo che ospita anche convegni ed eventi. Il Giudizio risale agli anni tra il 1315 e il 1320 ed è attribuito a Giovanni da Rimini, uno dei pittori della scuola riminese espressione della vitalità culturale cittadina ispirata dalla famiglia dei Malatesta.


Dell’affresco si è perduta la parte inferiore e anche la parte superiore mostra numerose lacune. Al centro siede il Cristo giudice. L’immagine è perduta e se ne conserva solo il braccio sinistro levato a mostrare ai risorgenti le stimmate dei chiodi. Intorno a Gesù fanno corona quattro angeli che reggono gli strumenti della passione: la croce, i vexilla regis, la lancia di Longino (o la canna con la spugna). Seguono i due intercessori: Maria, la madre di Gesù, velata e con le braccia incrociate sul petto nel gesto della preghiera d’intercessione; e un Giovanni Battista frammentario, con la mano rivolta verso Gesù nel gesto del Precursore. Ai lati degli intercessori figurano i dodici apostoli seduti sui troni del tribunale celeste. Il primo è Pietro che ha nelle mani le chiavi del Regno e il libro che raccoglie le sue lettere.

In cielo sono visibili i grandi astri, il sole rosso cupo e la luna biancheggiante: essi perdono colore e si oscurano a segnare la fine del tempo.

Rispetto alla scena della corte celeste, caratterizzata dalla fissità dei personaggi e dalla ieraticità dei loro atteggiamenti, la parte superiore dell’affresco si rivela molto più concitata e vibrante. A sinistra si vede un gruppo di cinque angeli in volo. Il primo angelo suona la lunga tromba destinata a svegliare i morti e a chiamarli alla risurrezione. Gli altri scendono in picchiata verso i risorgenti portando loro le palme del martirio e le corone della gloria. Nella cuspide del timpano un angelo si strappa le vesti: è il gesto che nasce dalla disperazione di vedere il destino dei dannati che hanno pervicacemente rifiutato ogni opportunità di salvezza. Segue un angelo trombettiere e un gruppo di tre militi dell’esercito celeste dell’arcangelo Michele, armati di scudi crociati, lance e spade sguainate, che si gettano sui dannati per precipitarli all’inferno.

Probabilmente al di sotto delle scene che animano il Cielo era raffigurata la Terra con la scena della risurrezione di morti e la separazione degli eletti dai dannati. Questa parte dell’affresco non si è però salvata.

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