Itinerario nella provincia di Lodi

Lodi. Il Giudizio universale nella Cattedrale

Le tappe dell’itinerario

Lodi è una placida città padana, piacevole da percorrere tutta a piedi lungo il decumano e il cardo, tra le rive dell’Adda e il centro monumentale. In un giorno di mercato l’animazione aumenta e anche la cattedrale si riempie di fedeli e di turisti che scendono in cripta a salutare le reliquie di San Bassiano, patrono della città. La cattedrale risale al 1160 ed entusiasma soprattutto gli amanti del romanico. Sotto gli occhi del visitatore scorrono in successione il protiro, i leoni di pietra, le statue di Adamo ed Eva, il presbiterio rialzato, la cripta, gli affreschi votivi, le formelle scolpite, il rilievo dell’ultima Cena, le tele, il gruppo ligneo del Compianto, il mosaico di Aligi Sassu, le cappelle, il cortile dei canonici.


Noi andiamo alla ricerca del grande affresco trecentesco del Giudizio universale. Lo scopriamo appartato, quasi nascosto, nel fianco della cappella della Madonna della Neve, ora uscita verso il cortile dei Canonici. Certo, il tempo trascorso e le vicende della cattedrale hanno lasciato ferite e cicatrici. L’affresco è malandato in più punti e ha perduto pezzi, ma riesce ancora a trasmettere la weltanschauung dei cristiani del tempo e perfino qualche brivido. Si sviluppa su quella che era la facciata interna della vecchia cappella e, a squadra, sulla vicina parete. Le tre fasce del dipinto mostrano - originalmente e in grande rilievo - la descrizione della risurrezione dei morti che, in posizione centrale, separa la visione del Cielo con il Giudice e il Paradiso dei santi, in alto, dalla fotografia dell’Inferno e delle pene dei dannati in basso.


Il Cristo giudice si manifesta nella mandorla iridata, seduto sull’arcobaleno della nuova alleanza. Ai lati volteggiano due angeli che esibiscono ai beati la croce e la colonna della flagellazione, strumenti della passione di Gesù. Guardano a lui due affollati gruppi di santi. Nel gruppo di sinistra si distinguono Maria, la madre di Gesù, nel ruolo d’intercessore, Pietro e gli apostoli (spicca il coltello di Bartolomeo), il vescovo Bassiano, i dottori della Chiesa (la tiara di Papa Gregorio Magno, la berretta cardinalizia di San Girolamo, le mitrie vescovili di Agostino e Ambrogio). Nel gruppo di destra vediamo numerose teste tonsurate (forse i santi fondatori degli ordini religiosi) e un folto gruppo di donne (Santa Caterina d’Alessandria con la ruota, la Maddalena dai lunghi capelli biondi, Chiara d’Assisi velata).


Al centro vediamo i morti che risorgono, svegliati dal suono delle trombe degli angeli tubicini e si sollevano nudi dai loro sarcofaghi sepolcrali. A sinistra sono i beati che guardano in alto, in preghiera, riconoscenti al giudice che li ha benedetti. Una mitria, una barba curata, un velo monacale, una cuffia, accennano alla personalità e al ruolo sociale di qualcuno dei risorti. Un angelo indica loro il percorso verso il Paradiso. Ma si nasconde tra loro anche un dannato che è riuscito a intrufolarsi nel gruppo e a mimetizzarsi tra i beati: un angelo lo snida e scende in picchiata ad afferrarlo per il collo e a precipitarlo verso l’Inferno, indicandogli perentoriamente il luogo che gli si addice. Nei sepolcri di destra si sono invece risvegliati i dannati e c’è grande agitazione. I diavoli si avventano su di loro e li pressano senza alcun rispetto per mitrie, tiare, tonsure e nobili acconciature. Un diavolo tira giù nel baratro un dannato con un rampino. Un altro trascina giù una donna tirandola per i capelli. Un terzo diavolo cavalca una procace donna bionda, tenendola per la criniera e punzecchiandole le natiche con un forcone. La percezione del destino di perdizione provoca tra i sepolcri della parete laterale crisi di pianto, gesti di sconforto, scene di disperazione. Due angeli scendono però veloci a salvare e porre in salvo alcuni beati che la malizia diabolica aveva ammucchiato tra i dannati.


In basso è mostrato un ampio spaccato dell’Inferno. È immaginato come un baratro. Vediamo i dannati che ne raggiungono il bordo e i diavoli che li spingono nel precipizio. Una donna cerca di difendersi ingaggiando una lotta selvaggia col suo demone punitore: lei lo allontana prendendolo per le corna mentre lui le artiglia il corpo e la tira per i capelli. Sul fondo i dannati subiscono la pena del contrappasso. Le punizioni sono correlate al vizio praticato. I golosi sono sottoposti al trattamento dell’iperalimentazione: un alcolista è costretto a bere incessantemente il contenuto di una botticella ed è ormai gonfio come un otre. Gli avari sono puniti con l’oggetto del loro desiderio: le monete sono fuse in un pentolone infernale; un diavolo ne raccoglie con un mestolo il liquido incandescente e lo fa trangugiare a una strozzina. I ladri sono puniti nella bolgia dantesca dei serpenti, addentati da rettili di tutte le dimensioni. Nella bolgia sottostante compare un frate e una testa col turbante: si tratta forse del ricettacolo degli eretici. La massa dei dannati fluisce infine nella bocca del Leviatano, ingoiata dal luciferino drago infernale.

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