Itinerario nella provincia di Verbano - Cusio - Ossola

Craveggia. Il Paradiso di Borgnis

Le tappe dell’itinerario

Da Domo, capoluogo dell’Ossola, risaliamo la pittoresca Val Vigezzo verso il confine con la Svizzera e raggiungiamo Craveggia. Qui visitiamo un bel nucleo storico di pregio, ricco di architetture alpine ben conservate, di case rurali e palazzotti signorili dai caratteristici tetti a piode e dai lunghi comignoli, quei comignoli che hanno reso famosi gli spazzacamini della valle. Il nostro obiettivo diventa ora la Parrocchiale dei Santi Giacomo e Cristoforo, una chiesa settecentesca i cui interni sono decorati dal pittore locale Giuseppe Maria Borgnis, con un ciclo di dipinti terminati nel 1750. Il tema degli affreschi è la gloria dei due santi titolari della chiesa, Giacomo e Cristoforo, descritta in due momenti: la salita al cielo con i simboli del martirio e il Paradiso dove la Trinità è in attesa di concedere la corona ed il seggio fra i Santi.


Il Paradiso è una grande visione prospettica dell’empireo. Alzando gli occhi e guardando verso l’alto lo sguardo coglie il cerchio inferiore dei Santi, risale verso i gruppi di Apostoli adagiati sulle nuvole, raggiunge il gruppo degli Intercessori e culmina sulla Trinità, nel più alto dei cieli.

La Trinità occupa il centro della composizione, sullo sfondo di un cielo dorato: l’anziano Padre benedicente e il giovane Figlio, biondo e vestito di rosa, siedono sulle nuvole come su morbide poltrone; tra loro lo Spirito Santo si mostra nella forma di una bianca colomba in volo. Frotte di paffuti angioletti circondano i troni trinitari e sollevano la Croce, simbolo del sacrificio salvifico di Gesù. Intorno alla Trinità si schierano i cori degli angeli. Una piccola orchestra canta inni spirituali accompagnandosi col suono di strumenti musicali a corda. San Michele arcangelo sfodera la spada con la mano destra, mentre la sinistra regge la bilancia dello psicostasia.

Il gradino sottostante è occupato dagli intercessori. Le nuvole sono bianche in alto, riverberando la luce divina, e sono invece scure come nembi nella parte rivolte verso la terra. Maria, la madre di Gesù, San Giuseppe, suo sposo,  Giovanni Battista, vestito di pelle di cammello e del rosso mantello del martirio, in ginocchio davanti alla divinità trinitaria, introducono e presentano i santi della dedicazione parrocchiale.

A un livello inferiore si colloca il coro degli Apostoli. E qui inizia il grande gioco dei riconoscimenti sulla base degli attributi segnalati dal pittore. Il primo apostolo è San Pietro, con la barbetta bianca e le chiavi del regno dei cieli. Accanto vediamo San Paolo con la lunga barba scura e la spada del suo martirio. San Tommaso si fa riconoscere dalla squadra che ha in mano. Sant’Andrea esibisce la croce del suo martirio. Al suo fianco è San Bartolomeo che mostra il coltello con il quale fu scorticato vivo. Seguono Simone con la sega e Taddeo con la lancia.

Alla base della cupola è raffigurata la comunione dei Santi, una lunga teoria di uomini e donne, laici e religiosi, accomunati dal sigillo della santità. Il pittore ha curato particolarmente la descrizione di questa zona del Paradiso e ha fornito di ciascun santo il ritratto fisico, l’abbigliamento tipico, l’attributo tradizionale e perfino la postura. L’insieme di questi elementi consentiva certamente ai devoti del tempo l’opportunità di riconoscere il proprio santo favorito e comunque la visione dell’insieme dell’olimpo della devozione settecentesca. Senza la pretesa di essere esaustivi proviamo ad individuare alcune personalità. San Carlo Borromeo veste l’abito cardinalizio e mostra il caratteristico profilo del viso. San Filippo Neri indossa la talare nera, il colletto bianco e il tricorno della sua congregazione. Santa Cecilia, protettrice dei musicisti, suona l’organo. Santa Caterina d’Alessandria esibisce la ruota dentata e la palma del martirio. Santa Chiara d’Assisi ha in mano l’ostensorio col quale mise in fuga i saraceni. San Lorenzo ha la graticola e la palma del martirio. San Francesco Saverio, con la mantellina e il bastone, è al fianco di Sant’Ignazio di Loyola. San Benedetto e San Domenico vestono l’abito dei loro Ordini religiosi. San Francesco d’Assisi mostra le stimmate. Sant’Antonio da Padova ha il giglio in mano. San Francesco di Paola è riconoscibile dal sole con la scritta charitas. Sant’Antonio Abate ha deposto il bastone con la campanella. San Sebastiano mostra le frecce del suo martirio.

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