Questo itinerario va alla ricerca delle rovine ancora visibili dei paesi distrutti dai tedeschi nella spietata logica della “terra bruciata”. Un itinerario per fare memoria di eccidi e distruzioni, ma anche per capire le conseguenze sociali della guerra e le diverse forme della “resistenza” popolare all’occupazione. L’escursione, molto panoramica, si svolge in auto ed è costellata di soste e di brevi passeggiate in luoghi di pregio storico e ambientale, sullo sfondo dei valloni della Maiella.

La linea Gustav seguiva il ciglione settentrionale del Sangro e usava l’area dei colli tra Sangro e Aventino come cuscinetto di assorbimento delle spinte alleate. Anche se le operazioni militari furono qui sempre modeste, l’intera fascia dei centri abitati fu sottoposta a distruzione preventiva da parte delle truppe tedesche nel novembre e dicembre del '43. La popolazione sfollata si rifugiò nelle masserie sulle montagne, fu trasferita in modo coatto più a nord o preferì attraversare le linee e trasferirsi in Puglia. Le condizioni di vita erano particolarmente penose per i civili restati in zona, a causa dei frequenti rastrellamenti di uomini destinati ai lavori bellici, della requisizione di bestiame e di beni per il vettovagliamento delle truppe d’occupazione, della vita in abitazioni di fortuna e della pessima igiene. Non a caso nascono in questa zona i primi nuclei locali di resistenti armati, le bande di patrioti e la stessa Brigata Maiella, la più nota tra i gruppi della resistenza in Abruzzo. Nascono da una naturale reazione, individuale e di gruppo, ai soprusi subiti, alle requisizioni, ai rastrellamenti, ma soprattutto alla distruzione delle proprie abitazioni e all’uccisione di familiari e amici.


La prima tappa dell’itinerario è Gessopalena. Parcheggiata l’auto nella zona della Piazza Garibaldi, consultati gli opuscoli distribuiti dall’ufficio turistico o il pannello informativo, ci inoltriamo nel Borgo di gesso, antico insediamento rupestre medievale. Un buon restauro conservativo consente di visitare in sicurezza le rovine del paese lesionato dal terremoto del 1933 e poi distrutto dai tedeschi nel dicembre 1943. Il borgo è tutto scavato nel gesso, materiale affiorante naturalmente lungo la valle dell’Aventino e in particolare proprio a Gessopalena, tanto che il paese viene anche indicato come Preta Lucente. Percorriamo il crinale del colle lungo la Via Castello, tra gli edifici più rappresentativi, i palazzi signorili, le chiese, le botteghe, le scuderie. Alla via principale si collegano percorsi secondari nel caratteristico sistema a pettine. Sono ancora riconoscibili i palazzi Persiani, Alfieri e Pellicciotti, la chiesa della Madonna del Rosario con i resti del campanile e la chiesa di Santa Annunziata dov’è visibile il pavimento in roccia di gesso. Una scalinata sale verso l’ingresso dell’abbazia di sant’Egidio con un timpano triangolare. Caratteristica è la “rue dei piccioni”, un vicolo scolpito nella roccia tra i palazzi gentilizi. Si riconoscono i forni del pane, le vecchie fornaci per la cottura del gesso, il trappeto, il torchio vinario, le stalle e le scuderie. Alcuni edifici ricostruiti ospitano il Museo del gesso, la Fondazione della Brigata Maiella e associazioni locali. Al termine del percorso c’è l’area monumentale sistemata ad anfiteatro sullo sfondo di un incomparabile panorama che spazia dalla Maiella al lago di Casoli fino al mare Adriatico, e poi verso i monti Frentani, la Morgia e Torricella Peligna. Su una lapide si legge: “Il vento di queste valli, la neve di questi monti, il sole e le notti avvicendandosi tra i ruderi di queste deserte contrade, rinnovino nel ricordo il grido di vendetta allo scempio, alla distruzione, allo sterminio che il nazista oppressore e il tiranno fascista alleato imposero affinché ogni focolare fosse rovina, ogni casa pietra sconnessa e bruciata, ogni affetto, ogni umana speranza, paura, fame, deportazione e morte”.

La visita accurata del Borgo richiede circa un’ora.

Da Gessopalena ci dirigiamo ora verso Torricella Peligna. Lungo la strada, una deviazione ben segnalata sulla destra raggiunge in 2,5 km il luogo dell’eccidio di Sant’Agata, operato dai tedeschi nei confronti delle inermi popolazioni del luogo. La mattina del 21 gennaio 1944 i tedeschi rinchiusero un numeroso gruppo di famiglie gruppo in una masseria e li uccisero facendo esplodere numerose bombe a mano. Morirono 43 persone. Si salvarono una ragazza sedicenne, Nicoletta Di Luzio e il suo fratellino Antonio di 10 anni. Oggi, sul luogo dell’eccidio, accanto alle rovine delle masserie, un semplice monumento, una pietra su un basamento di marmo, ricorda i nomi dei morti.

La visita richiede pochi minuti.

La strada costeggia ora la caratteristica rupe della Morgia, attraversa Torricella e raggiunge Fallascoso. Una breve deviazione permette di visitare l’area archeologica di Iuvanum e Monte dell’Irco. Scavalcato il crinale dei Pizi alla Fonte della Noce, la strada scende ora verso l’Aventino di fronte a uno straordinario panorama sulla Maiella. Prima di Palena, un bivio sulla destra ci porta alla terza tappa dell’itinerario: Lettopalena, un antico borgo medievale dei possedimenti feudali di Antonio Caldora, dei Di Capua e dei d’Aquino. Già danneggiato dal terremoto del 1933, il borgo è stato completamente distrutto un decennio dopo dalle mine tedesche. L’attuale abitato è stato ricostruito su uno sperone lungo la sponda destra dell’Aventino, dalla parte opposta rispetto a quella del vecchio abitato. Parcheggiata l’auto nei pressi del cimitero, la visita può iniziare dalla bella e silenziosa abbazia benedettina di Santa Maria di Monteplanizio, che risale all’XI secolo. Si segue ora la strada che volge verso il fiume con un’ampia curva, tra vecchie masserie e fontanili. Giunti al ponte, un sentierino scende sulle rive dell’Aventino, ricco in questo tratto di pozze d’acqua, scivoli e cascatelle tra grandi massi. Sulla riva sinistra si scoprono in alto le rovine del paese distrutto. Alcuni edifici sono ancora individuabili; altri sono ormai invasi e nascosti dalla vegetazione. Una stradina porta alle rovine della vecchia chiesa che conserva tratti di parete, un oculo e la zona dell’altare. La visita all’abbazia, alle rovine e la discesa al fiume richiedono circa 30-40 minuti.

Da Lettopalena si può seguire la vecchia strada che conduce, con una lunga serie di tornanti, alle “tagliate” della strada statale, poco a nord di Palena. Prendiamo la direzione di Lama dei Peligni e costeggiamo la base del Vallone di Taranta, dov’è la funivia che sale alla celebre Grotta del Cavallone. Immediatamente dopo la galleria, svoltiamo a destra per chiudere il nostro itinerario con la visita al Sacrario della Brigata Maiella. Il Sacrario è stato inserito in un’ansa della vecchia strada, a lato dell’attuale galleria. Un grande arco con catena introduce al viale alberato. Le rocce sulla destra recano incisi i nomi delle località che videro impegnati i partigiani della “Maiella”. Raggiunto il piazzale in fondo si può leggere su una lapide la motivazione della medaglia d’oro concessa alla Brigata e si può visualizzare su una mappa dell’Italia il percorso di guerra della Brigata, dall’alto Sangro fino ad Asiago. Una cappella in suggestiva posizione raccoglie i resti e ricorda i nomi dei patrioti caduti.

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Un itinerario tra i paesi distrutti, alle radici della Resistenza

Dalla Maiella alla Laga - 1943-1944: la Resistenza in Abruzzo

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I sentieri della libertà:
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