In fuga dalla guerra verso la libertà

Sui tratturi molisani

Un itinerario inconsueto e suggestivo sui tratturi, le antichissime vie della transumanza e dei pastori. Quando il fronte di guerra si stabilì sul Sangro, i tratturi divennero le vie della libertà, l’opportunità concreta di varcare il fronte, sfuggire ai controlli e raggiungere i territori liberati. Camminiamo sulle verdi piste che dai pascoli del Gran Sasso e della Maiella arrivano nella Capitanata, attraversando la dorsale interna degli Appennini e le regioni Abruzzo, Molise e Puglia. Lo facciamo in compagnia dei prigionieri di guerra fuggiti dal Campo di concentramento di Fonte d’Amore e dei soldati italiani che tornavano al sud.

Il quadro ambientale


I tratturi sono le antiche vie di comunicazione delle greggi che si muovevano alternativamente durante l’anno tra i pascoli invernali della pianura pugliese e i pascoli estivi dei monti abruzzesi. I tratturi hanno costituito un sistema infrastrutturale al servizio non solo dei transumanti e delle loro greggi ma di tutti i territori attraversati, dei centri urbani e delle economie locali.


Il tratturo Pescasseroli-Candela


Il tratturo collega i pascoli estivi dei monti Marsicani alla pianura meridionale del Tavoliere. Seguendo il corso dell’alto Sangro, il tratturo, dopo aver lasciato Pescasseroli, transita alla base di Opi, costeggia il lago di Barrea, scende verso Alfedena e Scontrone e raggiunge Castel di Sangro; in territorio molisano, il tratturo prosegue verso Rionero Sannitico, raggiunge Isernia, entra nella piana di Bojano alle sorgenti del Biferno, valica la sella di Vinchiaturo, traversa le rovine dell’antica Saepinum e, dopo aver cavalcato le alture del Sannio beneventano, termina a Candela, tra le valli del Carapelle e dell’Ofanto.


Il tratturo Castel di Sangro-Lucera


Sceso dai monti di Pescasseroli e giunto a Castel di Sangro, in alternativa al percorso diretto a Candela, il tratturo punta verso Montalto, traversa il fiume Vandra, prosegue a metà strada tra Carovilli e Roccasicura, entra a Pescolanciano, tocca Chiauci e Civitanova del Sannio, sale verso Duronia, tocca Torella del Sannio e Castropignano, guarda alla destra in alto Campobasso, raggiunge Gambatesa, traversa il Fortore e termina a Lucera, nella parte settentrionale del Tavoliere.


Il tratturo Celano-Foggia


Il tratturo inizia a Celano, dopo aver raccolto i flussi pastorali della zona Velino-Sirente, costeggia il bordo settentrionale della conca del Fucino e, attraverso la Valle Subequana raggiunge a Corfinio la conca Peligna; traversata la conca, tocca Sulmona e inizia la salita che dalla valle del Gizio, via Pettorano e Rocca Pia, conduce al piano delle Cinquemiglia; il valico della Portella mette poi in comunicazione con gli altipiani maggiori di Rivisondoli, Pescocostanzo e Roccaraso; da qui scende per masserie al Sangro, entra nel Molise in direzione di San Pietro Avellana e Cerreto, tra grandi boschi; dopo il colle di Pietrabbondante si butta verso il Trigno e risale uno dopo l’altro i colli fino a Lucito; traversa il Fortore, tocca San Giuliano ed entra in Puglia, diretto verso la grande pianura di Foggia.


Il tratturo L’Aquila-Foggia


È il tratturo ‘marino’ celebrato dalla poesia di D’Annunzio. Da L’Aquila, a sinistra del corso dell’Aterno, il ‘tratturo magno’ tocca San Demetrio, attraversa le rovine dell’antica Peltuinum e segnato da una serie di splendide chiesette romaniche traversa la piana di Navelli, taglia la valle del Tirino e attraverso il valico di Forca di Penne scende nella Casauria; lungo la Val Pescara raggiunge le colline a ridosso del mar Adriatico, aggira il colle di Chieti, traversa le valli dell’Alento, del Foro e del Sangro, tocca Bucchianico e Orsogna, sfiora Lanciano, passa tra Monteodorisio e Vasto e traversa il Trigno entrando nel Molise marino; via Termoli o, sulle colline dell’interno, tra San Salvo, Montenero e i paesi ‘albanesi’, il tratturo entra in Puglia, tocca Serracapriola e San Paolo di Civitate e va a sfociare nella pianura di San Severo e Foggia.


Le vicende belliche


Sbarcati nei porti della Puglia, gli Alleati risalgono il versante adriatico e incalzano i tedeschi che si ritirano distruggendo sistematicamente le vie di comunicazione e le infrastrutture utili. La linea ferroviaria Sulmona-Carpinone vede 140 ponti e viadotti, 29 stazioni e 108 caselli minati e rasi al suolo. Potrà riaprire solo nel 1960. Anche la ferrovia Sangritana è sistematicamente smantellata da San Vito fino a Castel di Sangro. All’inizio dell’ottobre 1943 lo sbarco a sorpresa degli inglesi a Termoli, tenta di prendere alle spalle le truppe tedesche sul Biferno. La reazione tedesca provoca a una dura battaglia di tre giorni. Altre truppe avanzano su Larino, Guglionesi e Colle San Giacomo. Truppe canadesi sono alla sella di Vinchiaturo. I tedeschi lasciano il Molise, si attestano sul Trigno e preparano altre difese sul Sangro. Nell’autunno del ’43 il fronte si sposta lentamente dal Biferno al Trigno, al Sangro e a Ortona. Contemporaneamente ai movimenti delle truppe, si verifica lo sfollamento dei paesi e la fuga delle popolazioni dai paesi distrutti verso il nord, ma anche nelle zone isolate della montagna abruzzese o verso il sud liberato. In senso inverso al movimento delle forze armate, si muovono anche i prigionieri di guerra, i soldati italiani sbandati che tentano di raggiungere le loro case nelle regioni meridionali o di ricongiungersi ai comandi ricostituiti in Puglia.


Verso sera raggiungemmo, nei pressi della borgata di Pietrabbondante, il primo tratturo segnato sulla nostra cartina: lunga striscia d’erba stenta fra i boschi e i coltivi. Adeguandosi a ogni piega del terreno, il suo irregolare nastro verde rimontava laggiù davanti a noi una collina, oltre la quale lo immaginavamo immergersi nella vallata successiva, e poi risalirla, e via, e via, simile al nastro d’un ricordo che percorra il paesaggio del tempo.

Era nostra intenzione effettuare il resto del viaggio su quelle vie erbose e solitarie, lungo le quali i pastori compiono da tempo immemorabile (forse da tremila anni) le loro migrazioni dall’Apennino ai pascoli di Puglia, che il calore del mare conserva verdi d’inverno. Pensavamo (giustamente, come verificammo poi) che i tedeschi non avrebbero sorvegliato i tratturi: sia perché presentano difficoltà a chi li voglia percorrere con le macchine, sia soprattutto perché i tedeschi non sono un popolo abbastanza antico da capire un tal genere di strade.

In effetti sino all’attraversamento del fronte non avremmo più lasciato, se non per brevi uscite,  le vie estatiche dei pastori, che tutte le altre – scoprimmo – puntualmente rispettano, passandovi sopra con ponti.

Non eravamo i soli a percorrerle: c’imbattemmo in soldati del sud in cammino verso le loro case, in ufficiali che tenevano fede al giuramento o alla necessità, in qualche civile del settentrione politicamente compromesso. Non facemmo mai gruppo con nessuno, se non per qualche ora, per non aumentare le difficoltà del mangiare e del dormire.

A intervalli piovve: le nostra calzature disadatte slittavano allora nell’erba, segnandovi solchi di fango. Sempre, comunque, ci confortava l’accoglienza dei contadini presso cui sostavamo.

(Eugenio Corti, Gli ultimi soldati del re)


Escursione sul tratturo Castel di Sangro-Lucera: dal castello di Pescolanciano alla Contrada Montagna


Pescolanciano (805 m) si raggiunge dalla superstrada Trignina che collega San Salvo (autostrada e statale Adriatica) a Isernia e all’alto Molise. Parcheggiata l’auto si può salire, attraverso un arco, nella parte alta del paese per osservare da vicino il Castello D’Alessandro e il suo elegante cammino di ronda a forma di loggiato. Tornati in piano si percorre in direzione ovest la strada principale del paese, un rettifilo tra basse case che si apre verso i campi aperti, individuato dalle tabelle “tratturo”. Quando la strada asfaltata gira a destra in direzione di Carovilli, all’altezza di un ristorante, si prosegue diritti sul tracciato erboso, in ambiente solenne. Qui il tratturo si fa ammirare nella sua ampiezza. Si transita tra il Colle Pertuso e la Torre Santa Maria (che ospita sulla cima mura fortificate sannitiche e i resti di una torre medievale), si costeggia l’acquedotto e si raggiunge la fonte Pietra vecchia. Il tratturo diventa più accidentato, scende alla Masseria Fischietto, traversa la strada comunale del Pisciarello e si dirige verso Colle Tavernola. Attraversa ora la strada provinciale Carovilli-Miranda e su sterrata tocca prima la Masseria Gismundo e poi la contrada Montagna. Qui ci si può fermare e tornare indietro: abbiamo percorso circa 5 km in 1,5 ore. Possiamo naturalmente esserci fermati anche prima. O possiamo proseguire in direzione di Castel di Sangro, toccando via via il fiume Mandra, la Canonica, il Casino Pece e Montalto.

La Regione Molise, con la legge regionale n. 9 del 1997, ha stabilito che i tratturi, in quanto beni di notevole interesse storico, archeologico, naturalistico e paesaggistico, nonché utili all'esercizio  dell'attività armentizia, vengano conservati al demanio regionale e costituiscano un sistema organico della rete tratturale  denominato "Parco dei tratturi del Molise". I principali tratturi, in territorio molisano, sono stati così reintegrati e tabellati: grazie alle frequenti tabelle e paline segnaletiche sono dunque percorribili con sufficiente sicurezza. In attesa di una buona Carta dei tratturi, si possono utilizzare le tavolette della “Carta tecnica regionale” in scala 1:5000. La Carta tecnica è stata realizzata dalla Regione Molise (Assessorato alle politiche del territorio-Settore pianificazione territoriale) elaborando foto aeree del 1992. È distribuita gratuitamente su Cd-rom, in formato pdf e può essere stampata liberamente.


Per conoscere più in concreto il percorso dei tratturi, che oggi costituiscono un potenziale bacino escursionistico di grandi dimensioni, si segnalano due gradevoli guide, riccamente illustrate. “Abruzzo. Le vie della transumanza” è un volumetto  distribuito dal Servizio sviluppo del turismo della Regione Abruzzo, stampato da Carsa edizioni nel 2000. Esso è frutto di un progetto finanziato su fondi UE dell’Obiettivo 1 (Itinerari culturali interregionali - Le vie della transumanza). La seconda guida, dal titolo “Lungo i tratturi del Molise”, utilizza il ricco corredo documentario e fotografico della fortunata trasmissione televisiva Rai  “Linea verde” con Sandro Vannucci. È stata pubblicata nel 1998 per la Rai-Eri dall’Istituto geografico De Agostini.


Tra i migliori studi dedicati ai tratturi si segnalano: “La civiltà della transumanza”, un volume collettivo di quasi 700 pagine, curato da Edilio Petrocelli e pubblicato nel 1999 dall’editore Cosmo Iannone di Isernia; dello stesso autore è una pubblicazione di carattere più divulgativo e riccamente illustrata, dedicata in particolare ai percorsi sugli antichi tratturi, alla descrizione dei paesaggi della transumanza, alle risorse culturali e artistiche, alle tradizioni regionali e ai prodotti tipici: Edilio Petrocelli, Itinerari sulle vie della transumanza. Abruzzo – Molise – Campania – Puglia – Basilicata, Touring Editore, 2011 – 692 pagine.

Per approfondire

Escursione sul tratturo Pescasseroli-Candela: dalla stazione di Guardiaregia agli scavi di Saepinum-Altilia


Dopo aver visitato Bojano e le sorgenti del Biferno, si segue la strada statale per Benevento e si volta a destra, in direzione di Guardiaregia e del Matese. Poco dopo si è alla stazione ferroviaria di Guardiaregia, nei pressi di un cementificio. Si parcheggia vicino ad alcune case e si seguono le indicazioni del tratturo, in direzione sud-est. Nonostante la vicinanza della ferrovia e della statale, molto trafficata in prossimità degli svincoli per Campobasso e la Bifernina, il tratturo procede placido nei campi, a saliscendi sui fossi del Rio Obaco e del Rio Lecino. Si raggiunge un bel fontanile, ricco d’acqua, antico ristoro per le greggi accaldate dalla salita alla sella di Vinchiaturo. Superate le case Cornacchione , ci si accosta alla ferrovia, si supera il Fosso Colle di Rocco e, paralleli alla strada statale, si toccano prima le case Vecchiarelli e poi una grande azienda avicola. Superato il fosso del torrente Magnaluno e un tratto di bosco il panorama comincia ad animarsi. Dopo il Molino Peluso, sull’orizzonte della strada sterrata si alza la porta Bovianum e l’emozionante visione della mura di Saepinum. Dopo un’occhiata alla tomba dei Numisi, esterna alle mura, si entra nella città romana lungo il decumano: a sinistra sono le terme, mentre sulla destra si allineano il mercato e la basilica; incrociato il cardo, si va a destra tra alcuni edifici e ci si affaccia alla porta di Terravecchia sulla strada per Sepino. Tornati al centro della città romana, si riprende a destra il decumano, tra il foro, la Curia e il Capitolium e si procede in direzione della porta di Benevento, oltre la quale il tratturo prosegue, toccando il mausoleo di Ennio Marso. Tornati nuovamente al centro di Saepinum, si va a destra sul braccio del cardo che va alla porta di Tàmmaro e poi a sinistra a visitare il teatro e gli edifici rurali costruiti su di esso, oggi sede del Museo archeologico di Saepinum-Altilia. Si torna alla stazione di Guardiaregia sul percorso dell’andata (circa 5 km, in ore 1,5).

Escursione sul tratturo Celano-Foggia: San Pietro Avellana, la riserva naturale Montedimezzo, l’area di sosta Colle Mandrone


San Pietro Avellana (960 m) si raggiunge da Castel di Sangro e dalla superstrada della Val di Sangro attraverso una splendida strada nel bosco. Merita una visita il Museo della civiltà e del costume: da non perdere la raccolta di vestiti d’epoca e l’archivio fotografico. A fianco del tratturo, si scende in auto alla stazione ferroviaria della linea Castel di Sangro-Carpinone e si prosegue, costeggiando la ferrovia, fino a raggiungere la Caserma della Forestale e il parcheggio della Riserva naturale Montedimezzo. Il centro visitatori ospita un museo dedicato al legno del bosco, alla geologia dell’area e alla fauna selvatica. Dalla Caserma partono alcuni sentieri che consentono di visitare il bosco; particolarmente interessante è il sentiero-natura, arricchito da pannelli esplicativi e punti di sosta. Tornati alla stazione ferroviaria, si lascia l’auto al parcheggio e si cammina brevemente sulla strada asfaltata in direzione di Vastogirardi e Capracotta. Qui si trovano le segnalazioni del tratturo. S’imbocca a destra la pista tratturale (direzione sud-est) e la si percorre con splendida vista sul bosco di Montedimezzo, colle San Biagio, la caserma della Forestale e l’area pascolava antistante. Seguendo fedelmente la segnaletica del tratturo, costituita da paline-tabelle di legno, si punta verso le rocce del monte Pizzi e si guadagna l’area di sosta di Colle Mandrone, raggiungibile in auto dalla stazione di Cerreto-Vastogirardi. Dall’area di sosta un sentiero nel bosco consente di raggiungere direttamente la Casema forestale di Montedimezzo. Conviene tuttavia, per evitare problemi di orientamento, ripercorrere il tratturo all’indietro, con qualche breve diramazione laterale per ampliare la visuale del panorama. La via del ritorno è indicata dalla cima aguzza di Monte Miglio. Il percorso fino alla stazione è lungo circa 5 km e richiede 1,5 ore.

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