Sulla prima linea tedesca con il generale Von Senger
Il campo di battaglia di Montecassino
Il quadro ambientale
La battaglia di Montecassino è stata combattuta sui colli che scendono da monte Cairo verso sud est in direzione di Cassino e della piana del Liri, stretti tra i paesi di Villa Santa Lucia a ovest e Caira a est. L’ultimo colle ospita la celebre abbazia di Montecassino fondata da San Benedetto nel sesto secolo. Una strada di nove chilometri sale oggi dalla ricostruita Cassino ai resti della città romana e all’abbazia, sorta sull’antica acropoli. I colli della battaglia possono essere distinti in tre creste principali. A est, sotto Caira, un primo gruppo collinare (quote 239 e 156) prosegue dopo il profondo solco del vallone del Dente nel massiccio di Colle Maiola (quota 481) fino alle case D’Onofrio e al Monte Cassino (516 m.). Al centro una seconda breve cresta collega il Colle San Comeo (m. 601) al monte Calvario (m. 593). Per la sua forma questa cresta fu soprannominata dagli alleati Snake’s Head Ridge, la cresta della testa di serpente. A ovest, separata dal pianoro della masseria Albaneta e dai due intagli del vallone del Dente e del vallone Albaneta, la terza cresta scende dal Monte Castellone (771 m.) al Colle Sant’Angelo (m. 609) e alle successive quote 575 e 505, a picco sulla valle del Liri. Si tratta di quote modeste ma strutturate in un insieme articolato e complesso, caratterizzato da ripidi crinali rocciosi, ricchi di sassi e incisi da crepacci. Uno sperone roccioso di 193 metri, sul quale sorge il piccolo castello della Rocca Janula, raccorda il Monte alla città di Cassino, distesa tra le sorgenti del Gari e il fiume Rapido.
Le battaglie sul Monte Cassino
I colli di Montecassino hanno visto quattro distinte battaglie nei primi mesi del 1944. Nel corso della prima (12 gennaio - 12 febbraio), l'assalto alla linea tedesca sui colli è portato dagli americani. La linea Gustav viene forzata dopo l'attraversamento del Rapido, ma l'assalto ai colli, pur fruttando il Castellone e il Colle Maiola, fallisce di fronte alla resistenza tedesca. Nella seconda battaglia (15-18 febbraio) gli americani sono sostituiti dalle truppe neozelandesi e indiane del generale Freyberg. L'abbazia viene distrutta dal discusso bombardamento alleato, ma l'operazione Avenger , che punta alla conquista del Monte e di Cassino, fallisce nuovamente per la resistenza tedesca sulla quota 593 e in città. La terza battaglia (15-24 marzo), nota anche come operazione Dickens, si apre con il bombardamento a tappeto di Cassino e con l'assalto all'abbazia dalla Rocca Janula. Anche questa volta la difesa tedesca riesce a respingere gli attacchi verso la città e i colli. Nella quarta battaglia (11-18 maggio), il compito di conquistare l'abbazia è affidato alle truppe polacche del generale Anders. L'operazione Diadem ha successo grazie allo sfondamento francese sui monti Aurunci. Nella notte del 17 maggio le truppe tedesche abbandonano le difese e si ritirano verso nord. Il 18 maggio i soldati polacchi possono così piantare la loro bandiera sulle rovine dell'Abbazia.
L’itinerario
L’itinerario che presentiamo ha un alto valore storico perché consente di visitare i luoghi simbolo della battaglia di Montecassino. Il percorso di avvicinamento segue la linea dei rifornimenti tedeschi che dalle cucine e dai depositi di Villa Santa Lucia portava le carovane notturne di muli alle postazioni dei soldati in prima linea. La Masseria Albaneta, deposito e ospedale di campo, e la vicina caverna sede del comando avanzato, costituiscono il cuore dell’itinerario. Di lì partono i tre percorsi proposti: la Cavendish Road, strada di penetrazione proveniente da Caira; il Monte Calvario, la quota 593 oggi sede di uno dei monumenti ricordo del sacrificio dei soldati polacchi; la quota 575 che chiude le alture del Colle Sant’Angelo, la “cresta della morte” e il “fantasma”. Nel suo insieme l’itinerario richiede circa 5 ore complessive di cammino su terreno poco impegnativo e con un modesto dislivello. Chi preferisse passeggiate più brevi può naturalmente concentrarsi solo su alcuni degli obiettivi previsti. Un forte abbattimento di tempo e di fatica si ottiene partendo dal parcheggio all’ingresso del cimitero polacco e seguendo la via Albaneta. L’ingresso è tuttavia precluso da un cancello, normalmente chiuso.
L’abbazia venne distrutta soltanto alla fine della prima battaglia di Cassino, come la chiamavamo noi, in data 15 febbraio 1944, da un bombardamento aereo. Il motivo per cui gli alleati avevano deciso di effettuare l’operazione proprio in quel momento non ci era ben chiaro nemmeno sotto il punto di vista militare. Assistemmo al bombardamento dell’abbazia. La distruzione dell’abbazia sembrava priva di un significato tattico. Restava così solo la dolorosa constatazione che il nostro tentativo di conservare integra l’abbazia nel bel mezzo del campo di battaglia era fallito. La veneranda casa madre dei benedettini, simbolo di tutti gli Ordini religiosi occidentali, era un cumulo di macerie.
(Frido von Senger und Etterlin, La guerra in Europa)
L’avvicinamento
Dalla Via Casilina si risalgono in auto le pendici meridionali del Monte Cairo in direzione di Villa Santa Lucia. Si attraversa il paese e si parcheggia sull’ampio piazzale del Santuario della Madonna delle Grazie (325 m.). A piedi si segue la sterrata che inizia accanto ad una centralina di rilevamento dell’Enea. Traversato il fosso e superato un cancello si aggira salendo a mezza costa il Colle Sant’Angelo, in un rimboschimento di pini e cipressi. Bel panorama sui paesi di Villa Santa Lucia e Piedimonte e sul grande stabilimento industriale della Fiat. Dopo circa 25 minuti di cammino, la sterrata raggiunge un allevamento chiuso da un cancello. Senza scavalcarlo, si risale a sinistra la scarpata, seguendo la recinzione, guidati dai bolli di vernice rossa (sentiero C 4). Il sentiero (che meriterebbe una ripulitura) aggira il costone sovrastato dalla grande croce di ferro, traversa una linea di difesa tedesca (si riconoscono qui i resti di numerose postazioni di difesa in roccia), avvista il Monastero di Montecassino ed entra nel vallone Albaneta. Si costeggia un edificio abbandonato e se ne segue la strada d’accesso sulla quale confluisce poco dopo una sterrata che proviene da destra. Siamo ormai in vista delle rovine della Masseria Albaneta e dell’obelisco collocato sulla quota 593. A un successivo incrocio di strade (a sinistra è la strada dal fondo basolato che percorreremo al ritorno), si sceglie la strada di destra che sale in breve allo spiazzo antistante la Masseria e raggiunge la via Albaneta, asfaltata, che proviene dall’Abbazia e dal Cimitero polacco (1,15 ore dal Santuario).
Comandi e soldati trovarono difficoltà nell’adeguare il sistema dei rifornimenti alla guerra in montagna. La cosa ebbe inizio con le colonne delle salmerie che non funzionavano a dovere. I soldati non sapevano trattare i muli, ma anche qui l’inconveniente venne eliminato dalla praticaccia e dal fatto che gli animali pensarono ad addestrare i conducenti. In montagna il soldato deve ricevere un’alimentazione speciale. Noi fummo costretti a cavarcela con i mezzi di cui disponevamo. Veramente utilizzabili erano unicamente gli alimenti che il soldato poteva prepararsi sul posto, cioé cibi concentrati in scatoletta o sotto forma deidratata, che dovevano contenere i principi nutritivi indispensabili ed essere contemporaneamente gustosi. Il rancio caldo, preparato quasi sempre nelle retrovie e portato in linea da squadre apposite, arrivava soltanto di notte nelle posizioni in montagna e quindi non era più caldo, una situazione intollerabile sotto la neve o in combattimento. Personalmente diedi ordine di avvicinare le cucine il più possibile alle posizioni e di isolare le marmitte con la paglia, ma l’espediente ebbe scarso effetto.
(Frido von Senger und Etterlin, La guerra in Europa)
Cavendish Road
La Masseria Albaneta è un antico monastero fortificato, al centro di una tenuta compresa tra le due creste di colli. La visita degli interni è sconsigliata a causa del rischio di crolli e non è comunque molto invitante. Sulla strada asfaltata, dall’edicola con la Madonnina scavata in un tronco, si costeggia la nuova fattoria e, al bivio successivo, si prende la strada a destra che tocca un fontanile e traversa lungamente diversi pianori a pascolo. Qui incontriamo il relitto di un carro armato Sherman, giunto qui durante uno dei più avventurosi episodi della battaglia e distrutto dai tedeschi. Il carro è stato trasformato in un monumento a ricordo dei soldati polacchi. Suggestiva è la croce realizzata con i cingoli del carro armato. Si procede ora sulla piacevole sterrata tra la cresta di Colle Sant’Angelo a sinistra e la cresta di Colle San Comeo a destra, sedi delle linee tedesche di difesa e di numerose postazioni armate. Si può raggiungere il punto della sterrata che si affaccia sul vallone che scende a Caira. Si gode qui un magnifico panorama sulle cime delle Mainarde e sul tratto della linea Gustav che collega le montagne a sinistra della valle del Rapido. Bene in evidenza sono le alture di Colle Abate, sedi della battaglia del Belvedere, e la cresta fortificata del Monte Cifalco, da cui scende la condotta forzata della centrale dell’Olivella. Si torna alla Masseria Albaneta (1 ora tra andata e ritorno).
Quello che scuote innanzitutto è il rumore amplificato del fuoco tambureggiante. Il terreno roccioso moltiplicava l’effetto degli spezzoni. La roccia non assorbiva parzialmente la forza esplosiva come il terreno in pianura. In compenso potenziava l’effetto deleterio dei proiettili e delle schegge di rimbalzo. Buon ultimo: chi viene sorpreso dal fuoco di artiglieria mentre percorre un sentiero in montagna in genere non ha la possibilità di cercare riparo ai lati. Gli esperti della montagna propendevano sempre per le posizioni di cresta. Ma la stragrande maggioranza dei comandanti tedeschi proveniva dalla pianura e trovava che le creste spiccavano troppo e attiravano il fuoco del nemico. É un fatto che i capisaldi in pianura possono essere resi sempre meno appariscenti con gli accorgimenti moderni. I fanti impararono tuttavia ben presto ad apprezzare i vantaggi offerti dalle posizioni in cresta: tutti i tiri troppo lunghi o troppo corti dovevano necessariamente mancare il bersaglio ed erano perciò innocui. I soldati impararono anche a scavarsi ripari in cresta con l’aiuto di palanchini, martelli ed esplosivi. E pensare che dovevamo acquistare dal commercio libero gli attrezzi necessari per sostituire la vanghetta d’ordinanza! Una volta appresi i rudimenti dell’arte, i soldati creavano relativamente presto dei ricoveri nella roccia. La cresta e le buche scavate nella roccia offrivano un’ottima protezione.
(Frido von Senger und Etterlin, La guerra in Europa)
Il Monte Calvario
Dalla Masseria si segue ora la strada asfaltata in direzione opposta, verso l’Abbazia. S’incontrano i cippi segnalatori delle strade realizzate a servizio dei monumenti polacchi e la grande caverna sede di un comando avanzato tedesco. Più avanti, all’altezza del vecchio cancello e del bordo superiore del cimitero polacco, si prende a sinistra la Via San Comeo. Con una sensibile salita nel fitto bosco si raggiunge la cresta e, in breve a sinistra, la vetta del Calvario, conosciuta anche come quota 593. Un grande obelisco ricorda i caduti polacchi nella campagna d’Italia. Una pietra d’orientamento ricostruisce il campo di battaglia di Cassino e ricorda le posizioni in campo. L’Abbazia si staglia vicinissima sullo sfondo di Monte Trocchio e dei monti al confine della Campania attraversati dalla Linea Bernhard, dal Sambucaro al Camino. La valle del Liri separa Montecassino dai monti Ausoni e Aurunci. In primo piano è il vallone Albaneta e la cresta che scende dall’Abbazia alla chiesa di Santa Scolastica e alla Via Casilina. A nord il panorama verso l’Albaneta è dominato dalla mole di Monte Cairo. Si torna alla Masseria (1 ora tra andata e ritorno, sosta esclusa).
Conoscevo il terreno di Podere Albaneta, Quota 593 e Quota 444, per esserci passato a piedi mentre andavo a ispezionare un battaglione della 90ª divisione granatieri corazzati. Allora le tracce di sangue lasciate dai feriti in barella che venivano portati via mi avevano segnato il percorso lungo la salita. Si trattava di posizioni sistemate molto bene a difesa, che venivano via via perfezionate dai soldati. (…) Come sempre accade nella lotta a distanza ravvicinata, la vicinanza fisica dell’avversario creava una specie di cameratismo tra i combattenti delle fazioni opposte. Questo cameratismo si manifestava soprattutto in presenza dell’angoscioso problema del trasporto dei feriti. Spesso si arrivò, come mi era già capitato di vedere durante le operazioni in montagna, a tregue di carattere locale, in maniera che tedeschi e alleati potessero mettere al sicuro i rispettivi feriti. A varie riprese i nostri paracadutisti dislocati su Montecassino lasciarono passare dei feriti alleati anche senza alcun accordo preventivo. Un po’ alla volta si stabilì la consuetudine di raccogliere i feriti, quando non era possibile fare altrimenti, di pieno giorno sotto la protezione dell’insegna della Croce Rossa.
(Frido von Senger und Etterlin, La guerra in Europa)
La croce di quota 575
Dalla Masseria si scende all’incrocio di strade già toccato all’andata. Si prende questa volta la via dal fondo basolato che incrocia due strade, risale a zig zag il colle, tra resti di postazioni tedesche ormai evanescenti e raggiunge la grande croce a quota 575. É questo il terzo monumento eretto dai polacchi che, insieme al grande cimitero di guerra, ricorda le sanguinose giornate del maggio 1944. Si può naturalmente curiosare nei dintorni alla ricerca di memorie di guerra. Dopo un’ampia occhiata al panorama, conviene studiare dall’alto il percorso da seguire in discesa. É consigliabile puntare in direzione della terrazza recintata sede dell’allevamento incrociato all’andata, evitando di dirigersi verso il fossato sulla destra. Su terreno un po’ scomodo, districandosi alla meglio tra i sassi e la macchia, si scende a raggiungere il sentiero segnato e la strada. Di lì si scende a traversare il fosso e si risale in breve al Santuario della Madonna delle Grazie e al parcheggio (1,30 ore dalla Masseria).
Frido von Senger und Etterlin
Il panzer general Frido von Senger ha comandato il XIV corpo d'armata tedesco, protagonista della lunga resistenza all'avanzata alleata sulla linea Gustav a Cassino. Dal punto di vista militare è considerato uno dei più brillanti esperti della tattica difensiva. Ma è l'insieme dei tratti della sua personalità a segnalarlo come un tedesco atipico e un personaggio affascinante per almeno tre motivi. Ufficiale di cavalleria e appassionato della vita militare, non condivise mai l'ideologia nazista, non entrò nel gruppo di generali alla corte di Hitler e rifiutò la logica SS delle esecuzioni e delle rappresaglie contro i civili e lo stesso nemico. La sua autonomia di pensiero gli consentiva di percepire lucidamente il destino della sconfitta tedesca. Al pessimismo dell'intelligenza reagiva con il senso dell'onore e dell'impegno professionale.
Essere un capo nell’esercito di Hitler non dava soddisfazioni. Personalmente non ero affatto convinto che fosse un segno di intima forza quello di credere in ogni situazione con incrollabile ottimismo alla ‘vittoria finale’. Mi venivano in mente le parole di Montherlant: ‘l’ottimismo è l’elisir di vita dei deboli’. Un carattere si può definire forte quando si rende conto della realtà e ciò nonostante non si perde d’animo. Come la storia giudicherà noi, gli altri, abbastanza avveduti, indipendenti e forti per esserci resi conto che la disfatta era inevitabile, ma che ciò nonostante abbiamo continuato a batterci e a versare il nostro sangue? Il mio comando tattico a Roccasecca era situato in una depressione della valle. Un ripido sperone della montagna e le rovine di un vecchio castello lo celavano alla vista da Cassino. Là era nato nel 1225 Tommaso d’Aquino. I suoi insegnamenti formano ancora oggi la base dell’etica occidentale. Secondo lui, nessuno può essere responsabile dei misfatti altrui se non è in grado di impedirli.
Frido von Senger è poi un cattolico. É anzi oblato laico dell'ordine benedettino. E per una singolare perfidia della storia si trova a combattere sotto le mura dell'abbazia fondata da San Benedetto. Crea la zona di rispetto intorno al monastero. Partecipa solitario alla messa di Natale del 1943 e riceve la comunione dalle mani dell'abate. Collabora all'operazione di trasferimento e messa in sicurezza a Roma dei tesori artistici e archivistici dell'Abbazia. Interviene per bloccare un tentativo tedesco di portare in Germania una parte dei beni culturali. Dopo il bombardamento dell'Abbazia organizza l'evacuazione dell'ottuagenario abate Diamare e dei suoi monaci e il loro trasferimento nella casa generalizia a Roma. Il suo cattolicesimo non ha solo dimensione privata ma concorre a formare la sua cultura e visione della vita.
Gli uomini veramente radicati nel cristianesimo svilupparono nel loro animo delle antitossine per opporsi a Hitler, si trattasse di cattolici o di evangelici. Ora i generali prussiani erano tutti protestanti. Il cattolicesimo, nella sua qualità di religione universale, al di sopra delle nazioni, immunizzava i suoi seguaci in un altro modo. Un fanatico nazionalsocialismo assurto a ideologia era in disaccordo con il cattolicesimo se non altro perché distruggeva qualsiasi legame con i correligionari al di là delle frontiere.
Infine Frido von Senger è un uomo colto, che ha studiato ad Oxford. É un appassionato viaggiatore. Apprezza la douceur de vivre. Ama l'arte e la musica. Anche nel pieno della responsabilità di comando riesce a ritagliarsi spazi per godersi la natura, un evento culturale o uno spettacolo significativo. É soprattutto in grado di apprezzare la civiltà dei popoli europei. Come pure di vergognarsi degli aspetti più degenerati dello spirito tedesco.
Gli amici parlavano qualche volta anche della persecuzione degli ebrei. Non sapevamo nulla di preciso, tuttavia si diceva che stessero accadendo cose terribili. Ciò non destava meraviglia, visto che Hitler si era messo a perseguitare gli ebrei sin da quando aveva iniziato la sua carriera politica. Noi ci vergognavamo della piega che aveva preso questa faccenda. Non vi era infatti maggiore vergogna della persecuzione di una minuscola minoranza del popolo tedesco avente un alto livello spirituale. Bastava questo fatto da solo per qualificare gli uomini al potere come sadici e pervertiti. Per me, l’antisemitismo di larghi strati della popolazione, degenerato nell’assassinio, era particolarmente vergognoso.
Per approfondire
Il sito web dell’Abbazia di Montecassino
(www.montecassino.it) documenta la lunga storia dell’insediamento benedettino e propone una visita virtuale. Vi si può anche leggere la vita di San Benedetto, consultare il catalogo del museo e il calendario degli eventi culturali, reperire le notizie utili per la visita turistica. Per conoscere l’Ordine di San Benedetto (la regola, i monaci, gli oblati, le case, le istituzioni internazionali, le università, i cistercensi e i trappisti) si può accedere al sito istituzionale dell’Ordine (www.osb.org). Particolarmente interessante è il volume che pubblica i diari dei monaci benedettini redatti nei giorni della battaglia (E. Grossetti – M. Matronola, Il bombardamento di Montecassino. Diario di guerra, Montecassino, Abbazia, 1980).
La visita virtuale della città di Cassino può essere effettuata grazie alle risorse informative e alle immagini contenute nei siti (www.comune.cassino.fr.it/; www.cassino2000.com). Particolare attenzione meritano il museo e il parco archeologico Casinum. Due musei, l’Historiale (www.museohistoriale.org) e il Cassino War Museum (www.montecassino1944.it) e il sito www.dalvolturnoacassino.it/ consentono ai loro visitatori di fare memoria della battaglia del 1944 e di reperire ampia documentazione.
La Comunità montana “Valle del Liri”
(www.xvcomunitamontanalazio.it) ha tra i suoi compiti la valorizzazione delle zone svantaggiate di montagna e la realizzazione di itinerari escursionistici e di percorsi attrezzati su sentieri di montagna. Ha pubblicato nel 2007 la Guida di Carlo Scappaticci dedicata alle Gole del Melfa e Monte Cairo comprendente la Carta dei sentieri in scala 1:20.000 e la Guida agli itinerari. Carta e itinerari sono disponibili nel sito web www.ecoturismogoledelmelfa.it/
Le memorie del generale Frido von Senger und Etterlin sono raccolte nel volume “Der krieg in Europa”, pubblicato in traduzione italiana da Longanesi (La guerra in Europa, Milano, 2002).
A piedi sulla linea Gustav
Itinerari escursionistici da Montecassino all’Adriatico
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