Le difese tedesche sulla valle del Sangro

Monte Arazecca

Una panoramica escursione nel comprensorio turistico di Roccaraso. Dal pianoro dell’Aremogna a ridosso degli impianti sciistici saliamo a un eccezionale belvedere sugli altopiani maggiori e sui monti abruzzesi e molisani. Il monte Arazecca, per la sua posizione a dominio della valle del Sangro, fu fortificato dai tedeschi con batterie di artiglieria e costituì un baluardo inespugnato della linea Gustav.

Il quadro ambientale


Il fiume Sangro scende da Barrea al “gomito” di Alfedena, cambia direzione e punta a nord-est, traversando Castel di Sangro, Ateleta e Quadri. Sulla destra costeggia i bonari rilievi molisani. Ma sulla sinistra del fiume si alza un alto “gradino” montuoso: l’Arazecca e la Monna, mille metri più in alto, precipitano con ripidi pendii boscosi sui paesi della piana. A chi da Castel di Sangro risale la strada o la ferrovia che porta a Roccaraso, si spalanca la regione degli altopiani maggiori: il piano delle Cinque Miglia, il Quarto Grande, il Quarto del Barone, il Quarto del Molino, il Quarto Santa Chiara. Incuneati tra i pianori, si stendono le code della Maiella, del Pizzalto, della Rotella e della Genziana. Più appartati, a corona del piano dell’Aremogna, sono i monti di Roccaraso: la cresta che forma l’Arazecca, lo Spino Rotondo, la Monna e i Tre Confini; la cresta più elevata che va dalle Toppe del Tesoro (2140 m) al Pratello (2058 m), raggiunta dagli impianti sciistici.


Le vicende belliche


Nell’ottobre del ’43 i tedeschi attrezzarono la linea Gustav. Non fu difficile per loro la scelta dei luoghi da fortificare. Il “gradino” del Sangro costituiva già una barriera naturale. Alcune batterie di artiglieria sull’Arazecca e a Roccacinquemiglia furono sufficienti a bloccare qualsiasi tentativo di infiltrazione sull’unica strada significativa che dal fiume saliva a Roccaraso. I paesi furono distrutti con le mine e le popolazioni allontanate. I ponti sul fiume e le strutture delle due ferrovie della zona furono rese inservibili. Una strage di civili fu compiuta a Pietransieri: più di cento civili, nascostisi nei casali sparsi del bosco di Limmari, furono sterminati da un reparto tedesco. Il piano delle Cinque Miglia fu cosparso di spuntoni di legno interrati per sconsigliare l’atterraggio di aerei alleati alle spalle. La linea fu - come di consueto - raddoppiata con ulteriori presidi e fortificazioni nei paesi e sui monti degli altopiani. Alla fine di novembre del ’43, in coincidenza con la battaglia alla foce del Sangro, gli alleati svolsero un prolungato attacco, con finalità diversive, anche in questa zona. I canadesi liberarono i paesi molisani di Castel del Giudice e Sant’Angelo del Pesco e riuscirono il 24 a conquistare il colle di Castel di Sangro. Ma tutti i successivi tentativi di passare il fiume e forzare le linee di difesa furono frustrati dall’artiglieria tedesca. L’inverno bloccò le operazioni. E anche in primavera l’attività bellica si limitò all’azione di ricognizione delle pattuglie o ad azioni notturne di commando per liquidare singole posizioni nemiche (come l’operazione Bolero del 6-7 aprile). Solo a giugno, con la caduta di Montecassino, i tedeschi lasceranno il Sangro per spostarsi più  nord.


L’itinerario


Il nostro obiettivo è l’Arazecca, una montagna tondeggiante, fasciata di folto bosco, a est dell’Aremogna, che domina Castel di Sangro e la valle con una cima scoperta, rocciosa e panoramica. Da Roccaraso si segue per 7,2 km la strada che conduce alla zona sciistica e alla cabinovia delle Toppe del Tesoro e ci si arresta sul margine del pianoro dell’Aremogna. Lo stesso punto si raggiunge con l’altra strada che sale agli impianti dal bivio della Portella, al termine del Piano delle Cinque Miglia. Il monte Arazecca è già ben visibile sulla sinistra. Lasciato l’asfalto, si segue ora la strada sterrata, sassosa nel primo tratto e poi più comoda, che tocca il rifugio a servizio degli impianti per lo sci di fondo e traversa tutto il pianoro dell’Aremogna. Si può parcheggiare a metà pianoro, nei pressi di un bar e di un impianto di risalita sulla destra. A piedi, si va a sinistra (est), si taglia il pianoro su una pista erbosa che aggira una depressione, diventa sterrata e sale a una selletta (Sella Campitelli a 1466 m; ore 0,20). Siamo a un incrocio di sentieri. La pista prosegue in discesa nella Valle Azenaro. Noi imbocchiamo invece la sterrata in salita sulla destra (segnale celeste su una pietra) che aggira il colle e prosegue nel bosco con piacevole percorso. Dopo circa mezzora di cammino, ad una netta curva a destra, troviamo due faggi vicini, ben visibili, individuati dai numeri 11 e 12 tracciati con la vernice, accanto a piazzole per il carico del legname (ore 0,30-0,50). A destra dei due faggi parte un sentiero (non facile da individuare a causa del fogliame caduto), non segnato ma ben tracciato e in parte lastricato che sale regolarmente nel bosco. Più in alto, sempre nel bosco, s’incrocia un sentiero segnato con bolli rossi sui tronchi, poco più in basso della cresta. Si cambia direzione e si va ora a sinistra, sul sentiero segnato in salita. In questa zona costeggiamo, nitidamente riconoscibili, quattro profonde piazzole dell’artiglieria tedesca che batteva la valle del Sangro (ore 0,30-1,20). Ora bisogna fare attenzione. All’altezza di un faggio segnato con una freccia di vernice rossa, occorre lasciare il sentiero segnato con i bolli rossi (che prosegue a mezza costa nel bosco) e salire decisamente i pochi metri che portano sulla cresta, nel suo punto di massima depressione. Qui troviamo una nuova freccia rossa segnata su una pietra e i segnavia bianco-rossi del percorso di cresta. Volgendo a sinistra, costeggiando il bosco su terreno scoperto e panoramico, si sale ripidamente alla vetta del monte Arazecca (1830 m), segnata da una grande croce malferma e dagli scarsi resti delle fortificazioni tedesche (ore 0,20-1,40).

Grandioso panorama circolare. In basso è Castel di Sangro, allo sbocco del vallone di Sant’Ilario. Di fronte è il Molise: il profilo è segnato dal Monte Campo, tra Pescopennataro e Capracotta, dal Capraro, dalla Montagnola di Frosolone, dal Miletto e dalla catena del Matese. Proseguendo in senso orario, dietro il Colle della Monna e la cresta boscosa che corona l’Aremogna, si alzano la catena delle Mainarde, la Meta, il Greco, le Toppe del Tesoro e il Pratello. Segue a nord la regione degli altopiani, con il piano delle Cinquemiglia e i Quarti, separati dalle creste della Rotella, del Pizzalto e del Porrara della Maiella. A nord-est si stagliano le guglie del Secine e dei Monti Pizi. Molto interessante è seguire il percorso dell’antico tratturo che dalle Cinquemiglia raggiunge Pietransieri, scende verso il Sangro, attraversa il fiume a Taverna, sale verso San Pietro Avellana e prosegue in direzione di Carovilli tra il Monte di Mezzo, Miglio e Pizzi.

Il ritorno all’Aremogna si può svolgere sul percorso dell’andata, con un tempo di poco inferiore. Quello descritto è il percorso meno faticoso; sono ovviamente possibili soluzioni più sbrigative, in verticale nel bosco.

Tra il Greco e la Maiella si stende un comprensorio escursionistico del più grande interesse. Idee e percorsi sono proposti dalla “carta turistica” dei due parchi nazionali, il parco d’Abruzzo e quello della Majella. Le edizioni “Il lupo” hanno pubblicato carte escursionistiche 1:25.000 dedicate a “Gli altipiani maggiori d’Abruzzo” e al gruppo “Monte Genziana – Monte Rotella”. In loco è anche disponibile la guida ai “Sentieri montani degli altipiani maggiori d’Abruzzo e dintorni”. Restano essenziali il primo volume di Appennino centrale della Guida dei monti d’Italia Cai-Tci, scritto da Carlo Landi Vittorj, e il volume secondo di A piedi in Abruzzo, scritto da Stefano Ardito per l’editrice Iter. Una selezione di sentieri è proposta dal sito web della Comunità montana dell’Alto Sangro e Altopiano delle Cinquemiglia.

Per approfondire

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