La valle di Peristrema (Ihlara)

La traversata integrale della gola di Peristrema da Ihlara a Selime - ma anche il percorso più breve proposto dalle agenzie turistiche - offrono una delle emozioni più classiche della Cappadocia. Il trekker fluviale s’immerge nel grembo di un paesaggio grandioso, vigilato da pareti alte un centinaio di metri che alternano aspre rupi a fianchi dolcemente modellati. Percorrendo i sentieri sulle due rive scopre in successione i villaggi trogloditici scavati sulle vertiginose pareti del canyon, un tempo intensamente abitati, le magnifiche chiese rupestri rivestite di affreschi, il fiume Melendiz che scorre sinuosamente tra le rocce accarezzato dalla vegetazione riparia, l’urbanistica di Belisirma, Yaprakhisar e Selime che mostra in modo plasticamente unitario tutta la sua evoluzione dalle caverne al borgo rurale e al turismo internazionale, gli interventi per la tutela dei siti e le infrastrutture di regolazione dei flussi di visitatori. La valle di Peristrema avvicina la Cappadocia al paesaggio rupestre del Mediterraneo, del Mar Nero e del vicino Oriente, all’habitat rupestre delle gravine pugliesi dell’arco jonico, alle “cave” dei monti Iblei, alle vie cave etrusche, agli uadi sahariani, del Sinai o del Negev, alla valle di Petra in Giordania, alle valli rupestri iberiche, alla valle bulgara del Rusenski Lom, alle valli della Georgia e dell’Armenia. Tanti motivi per un’escursione da non perdere.

L’itinerario


La valle di Peristrema ha quattro diversi accessi. Due sono quelli di Ihlara e Selime, i villaggi che ne presidiano l’estremità meridionale e settentrionale. I più frequentati sono però quelli centrali di Belisirma e della scalinata artificiale al quarto chilometro, attrezzati con parcheggi, ristoranti e servizi. Camminare lungo il fiume è davvero piacevole e poco faticoso. Il sentiero alterna tratti in cui si restringe, schiacciato tra le rocce e l’acqua, a tratti più aperti e panoramici, tra vigneti e boschetti di pioppi e pistacchi. La presenza di ponti tra le due rive, di passaggi artificiali nei punti più critici e di posti di ristoro riducono un po’ il carattere selvaggio dei luoghi ma sono apprezzati dai turisti meno avventurosi. Segnalo qui solo alcune delle attrazioni della valle, esemplificative però del carattere generale del paesaggio attraversato.


I villaggi trogloditici

La valle è caratteristica per gli addensamenti di abitazioni scavate nel tenero tufo, generatosi dalle eruzioni vulcaniche del vicino monte Hasan. I villaggi rupestri occhieggiano dalle pareti rocciose in numerosi punti della valle, che è lunga quattordici chilometri. Molti di questi villaggi sono stati danneggiati o sono addirittura scomparsi per effetto delle frane. Ma altri resistono al tempo, insieme con le chiese vicine. Ecco allora una Tebaide monastica, fatta di cenobi conventuali che risalgono all’età del grande sviluppo del monachesimo orientale, dove si trovano camere, sale comuni, cappelle funerarie, tombe. Dai cenobi i monaci si allontanavano poi per raggiungere gli asceteri e gli eremitaggi più isolati. Intorno ai conventi si sviluppava anche una rete di locali abitati dal personale di servizio (operai, agricoltori, conversi laici). La valle è ricca di orti e frutteti, ingegnosamente incastonati nelle aree meno sconvolte. Dappertutto si scorgono le colombaie, con il fitto reticolo di cellette per l’allevamento dei piccioni, risorsa essenziale per l’alimentazione proteica. La ricchezza d’acqua faceva di questa valle un mondo economicamente autosufficiente, oltre che celato ai predoni e alle scorrerie degli eserciti ostili.


La chiesa dei serpenti (Yilanli Kilise)

La chiesa, ben segnalata, è sulla riva destra del fiume, nei pressi di un ponte. La si raggiunge risalendo una gradinata. La lunga navata interna è scura per la scarsità di fonti di luce ma quando l’occhio si abitua alla penombra ne scopre i tesori affrescati. Il Giudizio universale, molto originale, vede il Cristo giudice nella mandorla affiancato da due angeli adoranti. La corte celeste è costituita dai ventiquattro ieratici seniori dell’Apocalisse, raffigurati in alto e separati da una treccia decorata, e dai quaranta martiri di Sebaste. L’arcangelo Michele, insidiato da un diavolo intraprendente, pesa sulla bilancia le anime dei risorti. I buoni ascendono nel grembo dei patriarchi. I cattivi, con alcuni monaci in evidenza, sono preda di un mostro luciferino trifauce e precipitati nei cubicula infernali, tra la pece e le fiamme. Anche quattro donne sono condannate all’Inferno e avvolte dai rettili: la prima è morsa da un groviglio di serpenti; la seconda è morsa da un serpente ai seni perché “non ha nutrito i figli”; la terza è addentata sulla bocca “perché ha calunniato” e la quarta è morsa alle orecchie perché “non ha ubbidito”. La cappella funeraria di fronte all’ingresso è ornata da una Deesis (il Cristo giudice con i due intercessori, Maria e il Battista). Sulle pareti laterali resistono brandelli di scene della vita di Cristo. Sul fondo è dipinta l’ascensione: Cristo s’innalza sul gruppo degli apostoli e della madre ed è portato in cielo dagli angeli.


La chiesa “sotto l’albero” (Ağaçalti Kilisesi)

La chiesa “sotto l’albero” è abitualmente visitata dai gruppi organizzati perché molto vicina alla lunga gradinata che permette ai turisti di scendere comodamente nella gola. La struttura a croce con la cupola centrale su tamburo è ancora ben visibile e apprezzabile nonostante i crolli. La decorazione non è molto raffinata ma colpisce per il largo uso di colori tenui di tonalità pastello (giallo, arancio, verde, celeste, bianco e beige). Nella cupola è dipinta l’Ascensione di Cristo nella mandorla sorretta da quattro angeli; nella volta e sul tamburo gli fanno corona gli apostoli, i patriarchi e i profeti (Ezechiele, Abacuc, Salomone, Davide, Isaia) e i cori angelici. Nel braccio di sinistra si vedono le scene dell’annunciazione, della visita di Maria a Elisabetta, della natività, con i tre magi che portano sul capo il curioso e caratteristico berretto frigio. Nel braccio opposto si vedono la fuga in Egitto, il battesimo di Cristo, e la dormizione di Maria. Sul timpano del braccio centrale è narrato l’episodio di Daniele nella fossa dei leoni.


La cittadella cristiana di Selime

Nei pressi della località di Selime, di fronte a Yaprakhisar, il fiume esce dalla gola montana di Peristrema e si distende nella pianura. Nelle pittoresche rupi che sovrastano l’abitato è stato scavato, tra l’ottavo e il nono secolo, un importante sito rupestre cristiano, noto oggi come la “cattedrale” di Selime. Il sito è protetto e l’ingresso è a pagamento. Dall’ingresso, arrampicandosi su una disagevole rampa, ripida e scoscesa, si sale al piazzale sul quale affacciano le sale, i magazzini e le cucine, le stalle, le vasche e i trappeti. A un livello più alto si situano le cappelle, le chiese e la grande basilica rupestre absidata, la Kale Kilise (chiesa del castello), a tre navate separate da fila di colonne alternate a pilastri. Nei secoli il sito ha funzionato anche da punto di sosta di una via carovaniera. Il bazar di Selime era uno sbocco commerciale per le carovane di mercanti in transito, che trovavano nelle cavità del complesso rupestre un rifugio di sicurezza. Selime ha funzionato anche come fortezza militare dei Selgiuchidi ed è stata assediata dai Mongoli. L’eroe della difesa di Selime è sepolto nel mausoleo ai piedi della rupe, al centro del piccolo cimitero del villaggio.

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Le tappe dell’itinerario

La ricognizione del percorso è stata effettuata il 17 settembre 2014