Monumenti ai pastori sorgono in diverse località italiane ed estere. Il paese che erige questi monumenti come segni della propria identità vuole testimoniare pubblicamente almeno tre elementi: il legame storico tra la comunità del paese e la pastorizia, il contributo economico che la pastorizia ha apportato allo sviluppo del paese, la riconoscenza della generazione di oggi alle fatiche dei padri e degli antenati. I monumenti al pastore presenti in città come Segovia, Lucerna o Frosolone attestano anche un legame storico regionale e nazionale (tipico di Spagna, Svizzera e Italia) con le pratiche della transumanza. Carattere diverso hanno invece i monumenti ai pastori eretti lungo i tratturi o nel deserto dei pascoli d’alta quota. I monumenti presso la chiesa di Santa Maria dei Cintorelli e nell’area pastorale di Fonte Macina a Campo Imperatore vogliono evocare l’esperienza umana e sociale dei pastori in un contesto naturale talvolta inospitale e tutt’altro che arcadico e ricordare i drammi sociali dell’emigrazione.
Il monumento recentemente eretto a Lettomanoppello attesta un’ulteriore originalità. Oltre alla pastorizia il monumento sottolinea il legame degli artigiani locali con la bianca pietra della Maiella e le cave dei dintorni. L’arte degli scalpellini lettesi è valorizzata dall’associazione “De Lecto in pietra”. E il pastore ritratto nel monumento porta in braccio la “firma” di questa tradizione tutta lettese. Nel blocco scolpito vediamo il pastore sul tratturo che guida al pascolo transumante una pecora e un montone con l’aiuto del suo fido cane. Alle sue spalle compaiono i suoi tradizionali avversari, ospiti del Parco nazionale della Maiella: l’aquila degli agnelli, il lupo e l’orso.