Itinerario nella provincia di Chieti
Cieli sconvolti nell’Abruzzo citra
Le tappe dell’itinerario
Ortona: il Giudizio universale nel Museo diocesano
Scendiamo ora sulla costa adriatica a raggiungere Ortona, antico porto dei Frentani. La città occupa un panoramico promontorio a picco sul mare tra la foce del fiume Foro e quella del Moro. Nostro obiettivo di visita è la chiesa cattedrale che custodisce le spoglie dell’apostolo Tommaso e un piccolo museo diocesano articolato in quattro sale. Qui facciamo la conoscenza di Tommaso Alessandrino, pittore ortonese del Seicento e in particolare di un affollato Giudizio universale del 1631. Il dipinto è schematicamente diviso in tre fasce: il cielo, la terra e il sottosuolo. Il cielo ospita il paradiso. Sottoterra è il mondo infernale. Sulla terra avviene il giudizio e la successiva separazione dei buoni dai cattivi. Il Cielo è assai articolato. Al suo culmine è l’Empireo, sfolgorante di luce e dimora di Dio. Il Padre vi si affaccia, in compagnia della colomba dello Spirito Santo, ad osservare e benedire quanto il Figlio sta compiendo. Sono poi dipinti gli anelli dei sette cieli, dove hanno sede le stelle, gli astri e i pianeti, e il cielo di fuoco, anello di congiunzione con il mondo materiale. Qui è raffigurata la seconda venuta del Signore. Gesù, sceso dal Cielo, appare tra le nuvole a pronunciare il giudizio, seduto sull’arcobaleno della nuova alleanza. Il globo della terra gli fa da sgabello sotto i piedi. In ginocchio ai suoi fianchi si collocano gli intercessori: la figura Maria ha dimensioni gerarchicamente maggiori di quelle del precursore, il Battista. Altra figura di rilievo è quella di Francesco, che innalza la croce, tra gli angeli che esibiscono gli strumenti della passione del Salvatore. Il Paradiso, affollatissimo, ricorda i vari ordini di palchi di un grande teatro. I beati occupano i posti loro riservati sugli strati delle nuvole: sono suddivisi per categorie, vestono gli abiti e le insegne della loro dignità gerarchica, sono generalmente in piedi, anche su più file, ad eccezione degli apostoli, seduti sui troni del giudizio.
Dal Cielo si scende ora sulla terra. Lo spazio centrale è occupato dall’arcangelo Michele, capo delle milizie angeliche, che regge la bilancia della psicostasia e con la lancia infilza il ribelle Lucifero. Quattro angeli suonano le loro trombe per risvegliare l’umanità dal sonno della morte, mentre in cielo sono aperti i libri dove sono annotate le opere buone e quelle cattive compiute da ciascuno. La resurrezione universale, nei suoi tratti un po’ caotici di tombe scoperchiate e di corpi che si sollevano, è disciplinata da due angeli che provvedono immediatamente a separare gli eletti dai dannati. I primi sono rivestiti e accompagnati nell’ascesa verso il paradiso. I secondi, sotto la sferza di una spada fiammeggiante, sono spinti verso l’angosciante abbraccio dei diavoli. Merita un po’ d’attenzione la descrizione che il pittore fa del Paradiso e del Purgatorio. Il primo è descritto come una torre che congiunge la terra al cielo. La porta è aperta dalle chiavi di San Pietro. Sulle scale compare l’immagine dei profeti biblici Enoc ed Elia. I balconi della torre-reggia ospitano angeli alati che salutano e accolgono i beati sopravvenienti. Al di sotto della torre è la caverna che ospita il Purgatorio. Tra le fiamme del regno di mezzo espiano la loro pena coloro che non sono dannati ma neanche così puri da meritare immediatamente il paradiso. E’ visibile anche la grande porta di ferro del Limbo. Gli angeli soccorrevoli accorrono a sollevare dal fuoco i purgati e a condurli sulla scalinata d’ascesa alla turris eburnea.
Al di sotto della crosta terrestre è il mondo ctonio, l’underworld infernale, l’oscurità rotta a sprazzi dal riverbero delle fiamme. Nessuna privacy. I corpi chiari e nudi dei dannati sono protagonisti e vittime di una lotta impari e prolungata con i diavoli, di un corpo a corpo con sadici torturatori, dell’afflizione delle pene del contrappasso per i vizi esibiti in vita. E, in conclusione, ecco la gola infernale dove i dannati precipitano per essere deglutiti e ruminati nelle repellenti viscere luciferine.
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