Itinerario nella provincia di Alessandria
Gavi. Il Giudizio di Carlone nell’Oratorio dei Bianchi
Le tappe dell’itinerario
Gavi è un borgo piemontese in provincia di Alessandria ma conserva nitidamente le memorie dell’antica influenza ligure. Di queste memorie la più imponente è il restaurato Castello fatto erigere dai Genovesi alla fine del Cinquecento per sorvegliare la strada che collegava il mare con la pianura padana. Importante monumento dell’età del romanico è la parrocchiale dedicata a San Giacomo Maggiore, con la sua ricca decorazione scultorea. Tra gli altri monumenti vanno ricordati gli Oratori, tradizionali luoghi d’incontro, di preghiera e d’azione delle Confraternite. Una di queste, la Confraternita dei Bianchi, si occupava della sepoltura dei defunti poveri, della cura degli incarcerati nel Forte, della gestione del locale Ospedale e del Monte del grano. I confratelli dalla cappa bianca si riunivano nell’Oratorio dedicato ai santi Giacomo e Filippo. Qui, intorno alla metà del Seicento, Giovanni Battista Carlone, rampollo di un’importante famiglia di pittori genovesi, dipinse sulla volta una movimentata visione del Giudizio universale.
In una luce sfolgorante e con la tunica agitata dal vento Gesù arriva su una nuvola trainata dagli angeli per giudicare l’umanità risorta: solleva il braccio destro nel gesto della separazione dei buoni dai malvagi e con la mano sinistra accarezza il globo a simboleggiare la sua signoria sul creato. Gli fanno corona in alto gli angeli che mostrano ai risorti gli strumenti della Passione: la croce, la scala, la corona di spine, la tenaglia, il martello, la pietra tombale. Al fianco a Gesù siedono gli intercessori: la madre Maria, con le braccia incrociate sul seno, e Giovanni Battista a mani giunte; la loro preghiera supplica il giudice di temperare la sua ira e di accompagnare la giustizia con la misericordia.
Intorno al giudice siede il tribunale celeste dei dodici apostoli: i profili dei volti sono sfumati, con l’eccezione dei due apostoli ben caratterizzati: Filippo, a destra, e Giacomo il maggiore, a sinistra, con la mantellina e il bastone del pellegrino; sono gli apostoli cui l’oratorio è dedicato.
Appena al di sotto è schierata la comunità dei santi e delle sante, ritratti nei gesti della preghiera o nell’estasi della beatitudine.
Lo spazio tra il cielo e la terra è solcato da tre angeli che planano verso il basso suonando le lunghe trombe che chiamano i morti al risveglio universale. Sulla terra il pittore ha dipinto due scene distinte. A sinistra ha descritto la risurrezione dei morti: uomini e donne, giovani e anziani si sollevano dai loro tumuli e dalle urne scoperchiate e guardano attoniti verso il Giudice esprimendo lo stato d’animo della sorpresa, della fiducia o della speranza. I “promossi” vengono raccolti amorevolmente dagli angeli e condotti verso l’empireo dei beati.
A destra il pittore ha raccontato l’orrore dell’inferno. Un turbine aereo tempestoso raccoglie i risorti “bocciati” e li scaraventa nella regione infernale. Qui i dannati sono accolti dai diavoli. È un’accoglienza cattiva, irriguardosa, violenta fino alla ferocia. In un ambiente di fuochi i dannati sono inseguiti con i forconi, spinti, ammassati, caricati sulle spalle e infine scaraventati nel mondo ctonio.
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