Itinerario nella provincia di Vercelli
Varallo. I tre regni dell’aldilà
Le tappe dell’itinerario
Varallo, nel cuore della Valsesia, è soprattutto celebre per la «Nuova Gerusalemme» costruita sul «sacro monte» che domina a 608 metri la città. Un frequentato percorso nel bosco collega 45 cappelle, affrescate con 4000 figure e popolate da 800 statue a grandezza naturale, che ricreano i luoghi e le scene della Passione. Si consiglia però iniziare il percorso di avvicinamento al Sacro Monte dall’elegante Oratorio rinascimentale della Madonna di Loreto, all’ingresso di Varallo. Le scene della vita di Maria, dipinte da Gaudenzio Ferrari e dal Luini, e gli affollatissimi affreschi del Paradiso e dell’Inferno sulle volte del portico, opera cinquecentesca di pittori di cerchia, fanno da intenso preludio alla visita di Varallo.
Il Paradiso
Il centro dell’affresco può essere considerato il cristogramma Ihs, iscritto nel sole a dodici raggi, che compare al culmine della finta cupola. Intorno al nome di Cristo ruotano i cerchi dei cori degli Angeli. Il primo cerchio è costituito dai cherubini a guardia del trono di Dio e dagli ardenti serafini, rossi e dalle molte ali. Seguono gli arcangeli, le virtù, le dominazioni, le potestà, i principati, identificabili in parte grazie ai loro attributi. Un gruppo di angeli apre i libri del giudizio universale con la descrizione delle opere buone e cattive di ciascun uomo. Un secondo gruppo si distingue per la corona che gli angeli portano sul capo. Un terzo gruppo di angeli costituisce la milizia armata di spade. Un quarto gruppo di angeli reca in mano un globo sormontato dalla croce. Tra gli arcangeli si riconosce Michele con la bilancia a doppio piatto. L’orchestra celeste è composta da due gruppi di angeli: un coro composto da cinque vocalisti e un gruppo di strumentisti che suonano l’organo, il salterio, il doppio flauto, il violino, la viola e il mandolino.
Nell’empireo si staglia la Trinità, con Dio Padre (che regge il globo, in segno di signoria sul creato), con Gesù Cristo (che abbraccia la croce del suo sacrificio) e con la colomba dello Spirito Santo. La Trinità attende con una corona in mano l’arrivo di Maria, la Madonna, per poterla incoronare. Nella scena sottostante, dipinta tra la volta e la lunetta del portale, vediamo la Madonna salutata dagli apostoli e scortata dagli angeli che viene assunta in cielo attraversando un varco rotondo tra le nubi. Fa corona alla Trinità la corte celeste, con lo schieramento degli apostoli, dei patriarchi, delle sante e dei santi di Dio.
Nel gruppo degli Apostoli possiamo riconoscere Pietro (con due lunghe chiavi), Giovanni (con il calice dell’ultima cena), Paolo (con la spada), Giacomo (con la sua lettera).
Nel gruppo dei Patriarchi riconosciamo Adamo ed Eva (nudi con la cintura di foglie di fico), Abramo (con la spada del sacrificio di Isacco), Mosè (con le tavole del decalogo e le ‘corna’ sulla fronte), Noè (con il modello dell’arca), Abele (con l’agnello), Davide (con l’arpa), Giobbe (che si percuote con una pietra).
Nel gruppo dei Santi riconosciamo Cristoforo (col bimbo sulle spalle), Stefano (con le pietre della lapidazione), Sebastiano (con la divisa da soldato), il povero Lazzaro (con le piaghe), San Bernardino da Siena (con il cristogramma), Martino di Tours (che divide il mantello con il povero), Sant’Antonio da Padova (con i gigli), insieme a Papi, Cardinali e costruttori di basiliche.
Nel gruppo delle Sante individuiamo Caterina (con la spada e la ruota), Elena (con la croce dissepolta), Apollonia (con la tenaglia e il dente), Chiara d’Assisi (con l’ostensorio dell’ostia consacrata), Barbara (con il calice), Maddalena o Margherita d’Antiochia (con la croce e il libro), Agata (con i seni recisi). Individuiamo anche la fanciulla Panacea, una beata locale, che la matrigna uccise infilzandole i fusi nella testa.
Sono poi descritti i Beati. Sono due gruppi di risorti che hanno superato la prova della pesatura sulla bilancia di San Michele o si sono purificati tra le fiamme del Purgatorio. Hanno indossato la veste bianca e accedono alla visione beatifica di Dio in Paradiso.
La psicostasia
Una scena particolarmente animata è dedicata alla pesatura dei risorti sulla bilancia a doppio piatto. La pesatura è affidata all’arcangelo Michele che verifica per ciascun risorto il peso delle opere buone rispetto a quello delle cattive azioni. Attorno alla bilancia si sviluppa un vivace contrasto tra l’angelo e il diavolo. Il primo cerca di far pesare le opere di misericordia, mentre il secondo si aggrappa al piatto cercando di farlo pendere dalla sua parte. Michele deve sguainare la spada e minacciare vigorosamente il diavolo per far cessare il condizionamento del giudizio individuale. Un gruppo di diavoli e di serpenti demoniaci è in agguato per afferrare i corpi dei condannati e trascinarli nel fondo dell’inferno.
Il Purgatorio e il Limbo dei bimbi
Due sezioni degli affreschi, collocate specularmente nel sottarco d’ingresso, descrivono l’esperienza del Purgatorio. È un luogo fiammeggiante, dove il fuoco però non consuma i corpi ma li purifica dalle scorie e li tempra. Ad esso sono destinate quelle persone giudicate imperfette, né totalmente buone né totalmente cattive, e quindi bisognose di un supplemento di espiazione. Queste persone trascorrono nel fuoco del purgatorio un tempo più o meno lungo, legato alla gravità della pena da espiare. Non sono persone disperate, poiché tutte sanno che dopo un certo tempo di purificazione potranno accedere al paradiso. Il pittore ha così descritto l’intervento degli angeli che scendono dal cielo per sollevare dalle fiamme i purificati e portarli in cielo. Tra le fiamme e tra le braccia degli angeli troviamo anche dei bambini. Si tratta di quei bimbi che sono morti prima di aver ricevuto il battesimo e che hanno ancora la macchia del peccato originale. Essi sono destinati a un luogo che non può essere il paradiso ma neppure l’inferno. Questo luogo è stato tradizionalmente individuato nel Limbo dei bimbi. Ma in questo caso la scelta dell’artista è stata quella di inserirli nel purgatorio. Toccante è la scena dell’angelo che solleva e porta in cielo un bimbo sotto gli occhi della mamma tra le fiamme che attende ancora la sua liberazione.
La caduta dei dannati
A Varallo l’Inferno non è descritto e non c’è illustrazione delle pene infernali. L’artista ha voluto rappresentare solo l’accesso ai luoghi della dannazione. E ha così inserito nell’affresco l’immagine tradizionale della bocca dell’inferno, la gola mostruosa del Leviatano. Verso le fauci dentate del drago apocalittico piovono dannati precipitati dall’alto. Un angelo scaglia saette infuocate contro i maledicti. Lucifero, seduto sul suo trono con lo scettro in mano, dirige le operazioni col suono di un corno. I diavoli ammassano i dannati nelle gerle o semplicemente se li caricano sulle spalle e li conducono ai loca poenalia. I due lussuriosi sono spinti all’inferno da un diavolo che li tormenta col fuoco sul sesso. Vediamo anche precipitare un vescovo eretico. Un nobile superbo è già sotto i denti del mostro. Sono descritti e spediti all’inferno gli incubi esterni delle tranquille popolazioni locali atterrite dalle scorrerie dei turchi (un dannato col turbante) e dei mongoli (il dannato con il berretto appuntito).
Il ciclo affrescato dedicato ai regni dell’aldilà è integrato da alcune scene particolari. Si vede l’evangelista Matteo che scrive la visione del giudizio universale sul libro sostenuto da un angelo. Vi è anche la curiosa raffigurazione di Dio Padre sulle nubi che regge l’estremità di una scala sulla quale salgono e scendono gli angeli, secondo il sogno di Giacobbe.
Visioni dell’aldilà
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