La Valle del Sangro - 1943-44: lo sfondamento della Linea Gustav

I sentieri dei trabocchi

La battaglia del Sangro

A metà del 1943, per contrastare la risalita dell’Italia da parte degli eserciti alleati, i tedeschi realizzano la Linea Gustav, un sistema difensivo strutturato che sfrutta l’abbinamento tra le difese naturali (le montagne che incombono sui fiumi Sangro, Aventino, Rapido e Garigliano) e i sistemi trincerati e corazzati in gran parte in caverna. L’armata di Montgomery arriva sul Sangro a novembre e progetta di sfondare le difese in due punti coincidenti con le strade e i ponti disponibili e cioè alla foce del fiume e all’altezza di Mozzagrogna. Alla fine di novembre la battaglia si articola sui diversi caposaldi inglesi stabiliti aldilà del fiume. L’attacco è aiutato dall’incessante martellamento dei bombardamenti aerei e delle artiglierie e, progressivamente, dall’afflusso dei mezzi corazzati che riescono a traversare il fiume e i campi minati. La difesa tedesca, basata sul ripiegamento tattico e sul contrattacco, risulta molto efficace ma deve cedere di fronte al riuscito collegamento tra le diverse teste di ponte e alla soverchiante disponibilità di uomini e mezzi degli inglesi, dei canadesi e delle truppe del Commonwealth. Tuttavia lo sfondamento della linea del Sangro e la successiva conquista di Ortona non risultano decisivi per gli alleati perché i tedeschi hanno predisposto nel frattempo una nuova linea difensiva  appena più a nord, che resisterà fino al maggio del successivo anno di guerra.

Da un magnifico balcone, a un passo dal mare, ci affacciamo ad ammirare la valle del Sangro dalla Maiella fino all’Adriatico. Le bianche lapidi del cimitero britannico guardano silenziose tutti i paesi della linea Gustav e i luoghi della terribile battaglia del novembre 1943. Ci tuffiamo poi nella rigogliosa natura della lecceta litoranea, protetta da una riserva regionale, scendendo verso la foce del Sangro e la costa dei trabocchi, perla dell’Adriatico. Dalla Punta Cavalluccio e dai trabocchi del lido di Fossacesia risaliamo in una fitta macchia il sentiero degli Abati verso l’Abbazia di San Giovanni in Venere e la sua celebrata terrazza panoramica. E infine un percorso “d’autore” sul mare di San Vito Chietino. A questi luoghi Gabriele D’Annunzio dedicò intense pagine del suo “Trionfo della morte”. Un sentiero verde scende lungo il fosso di San Fino fino agli scogli del mare, toccando l’eremo dannunziano, il promontorio delle ginestre e il trabocco del Turchino.

Itinerario

Per approfondire

Merita una visita il Centro di Documentazione Ambientale “Costa dei Trabocchi” creato dal Comune di Rocca San Giovanni nella vecchia scuola di Vallevò, lungo la statale Adriatica lato mare, al km 483,3. L’attrazione è costituita da un trabocco didattico che consente di comprendere molto chiaramente il meccanismo della pesca costiera. All’interno un grande pannello indica i sentieri natura, i percorsi tematici, i beni artistici e i centri agrituristici; vi sono anche sale per lettura, la proiezione di audiovisivi e le esposizioni temporanee. Negli immediati dintorni si possono percorrere il sentiero della Pineta e il sentiero del Fosso di Vallevò e della Grotta delle farfalle (www.comune.roccasangiovanni.ch.it/).

Per un quadro generale della costa dei trabocchi, interessata all’istituzione di un parco, si vedano i siti: www.costadeitrabocchi.eu/ e www.costadeitrabocchi.net/. Il sito ufficiale della lecceta è: www.leccetatorinodisangro.it/. Per l’abbazia di San Giovanni in Venere si visiti: www.sangiovanniinvenere.it/.

Campi di battaglia

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