Itinerario in Calabria
Lungro. Il Giudizio finale della Cattedrale
Le tappe dell’itinerario
La Calabria ospita una consistente minoranza di origine albanese. Sono gruppi di famiglie e comunità di villaggio che attraversarono il mare Adriatico al tempo delle persecuzioni turche nella regione balcanica e che fuggirono per conservare la propria fede e l’identità nazionale. Le comunità degli italo-albanesi di fede cattolica, che hanno conservato la tradizionale liturgia orientale greco-bizantina, sono raccolte nella eparchia di Lungro, una diocesi speciale, guidata da un vescovo eparca, che comprende una trentina di parrocchie situate principalmente nella provincia di Cosenza ma anche in altre regioni italiane. Le chiese delle comunità albanesi riproducono il modello greco della separazione tra il presbiterio e l’aula dei fedeli, dell’iconostasi (la parete divisoria decorata di icone sacre) e della tradizionale iconografia bizantina. La decorazione ad affresco o a mosaico, che segue un preciso programma iconografico, mostra spesso l’immagine della fine del mondo e del giudizio universale. Ci fermiamo qui sull’immagine del Giudizio collocata nella chiesa cattedrale di Lungo, dedicata a San Nicola di Mira. Il mosaico è stato realizzato nel 2002 dall’artista italo-albanese Josif Droboniku. La rappresentazione del tema è ampia e dettagliata.
Gesù sfonda i cieli e viene a sedersi sull’arcobaleno della nuova alleanza. Le sue vesti brillano dell’oro della gloria e del rosso del martirio. Le cinque piaghe sono in evidenza sulle mani, sui piedi e sul costato. Il suo giudizio è pronunciato semplicemente con il gesto delle mani: la destra è aperta per accogliere i beati, mentre la sinistra allontana e respinge i reprobi. Sopra di lui gli angeli avvolgono il rotolo del cielo, le stelle e gli astri del sole e della luna per indicare la fine del tempo. Ai lati di Gesù i due intercessori, la madre Maria e Giovanni Battista, rivolgono una rispettosa preghiera affinché temperi l’ira e giudichi con misericordia. Il tribunale celeste è completato dai dodici apostoli seduti sugli scranni di legno. Pietro e Paolo sono i più vicini al Signore, mentre una parte degli angeli fanno corona e assistono al giudizio da spettatori. Sotto il Figlio dell'Uomo che viene nella gloria è raffigurata l’etimasia: il trono di Dio, in attesa del giudice, è ricoperto dal telo del sudario di Cristo, da un cuscino di porpora imperiale, dalla croce e dagli strumenti della Passione. Adamo ed Eva, i progenitori dell'umanità, stanno inginocchiati dinanzi al trono e venerano la Croce «dalla quale sono stati strappati alla morte». Sotto l’etimasia due angeli dalle mani velate aprono il libro del Vangelo mentre un terzo angelo suona la tromba del giudizio: «egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e radunerà tutti i suoi eletti» (Mt 24). Si avvera così la profezia dell’Apocalisse: «E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati in base alle cose scritte nei libri secondo le loro opere. E il mare restituì i morti che erano in esso, la morte e l'Ades restituirono i morti che erano in loro, ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere» (Ap 20, 12-13). In evidenza è la scena della psicostasia: gli angeli poggiano su un piatto della bilancia le opere buone degli uomini, trascritte su rotoli di carta e cercano di respingere con un forcone i diavoli che collocano sull’altro piatto le opere cattive; ma a reggere la bilancia è la grande mano di Dio che accoglie le animulae dei beati secondo l’insegnamento biblico «chi scruta gli spiriti è il Signore» (Pr 16,2). A destra è la complessa scena della risurrezione dei morti. Risorgono i morti inumati nelle grotte e nei sepolcri di pietra. Risorgono i morti annegati in mare per il naufragio delle navi: una donna che personifica il mare, cavalca due mostri marini, e consegna i morti degli abissi per il giudizio. Risorgono i morti di terra, sbranati dalle bestie feroci: una donna che personifica la terra restituisce i morti secondo la visione di Ezechiele. Tra i risorti compaiono a sorpresa i più famosi regnanti del mondo antico: Nabucodonosor, re di Babilonia; Dario, re di Persia; Alessandro, re di Macedonia e Augusto, re di Roma.
Un fiume di fuoco scende come una cascata dai piedi del trono divino e si riversa nella bocca del drago infernale; il fuoco lungo il suo percorso attrae i peccatori condannati che vanno all'inferno. I dannati sono torturati dalle fiamme in eterno e i loro teschi sono spolpati dai vermi.
La scena di sinistra è dedicata al paradiso celeste e a quello terrestre. Gli angeli portano le gerarchie dei beati a contemplare il volto di Dio: tra essi sono i patriarchi e i profeti, le vergini, i re giusti e i martiri di tutti i tempi. Più in basso è il giardino dell’eden, recinto da mura e abitato dalla Madre di Dio, circondata dalla natura trasfigurata del Paradiso. Sotto di lei è il patriarca Abramo che porta in grembo Lazzaro e le anime dei giusti. Nel giardino edenico troviamo anche Disma, il buon ladrone con la croce, cui Cristo ha promesso il Paradiso. La porta dell’Eden, chiusa e difesa da un cherubino dopo il peccato originale dei progenitori, viene riaperta dalle chiavi di Pietro Dietro di lui è il lungo corteo dei beati.
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