Itinerario nella provincia di Parma

Fornovo di Taro. I supplizi infernali dei dannati

Le tappe dell’itinerario

Il pellegrino che percorreva la Via Francigena tra il Po e il Passo della Cisa, costeggiava lungamente l’alveo ghiaioso del fiume Taro, protetto oggi da un parco regionale fluviale. Varcato il ponte sul fiume, entrava in Fornovo e sostava sotto il portico della chiesa. Il gioiello di questo grosso borgo – il romano Forum Novum – è proprio la parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta, ricca di numerose sculture e delle lastre smembrate di un antico ambone, scolpito alla fine del dodicesimo secolo. Sulla facciata, a destra del portale, il pellegrino poteva osservare i rilievi di una di queste lastre con la scena ammonitrice dell’Inferno e della punizione dei vizi capitali.


Nella fascia verticale sinistra del pannello è descritta la caduta dei dannati nel mondo infernale. Il corteo dei peccatori, ancora incatenati, giunge alla soglia della caverna sotterranea e vi precipita inesorabilmente. Un reprobo, alla vista del suo destino eterno, tenta di aggrapparsi al suolo in un disperato tentativo di salvezza, ma è trascinato nella caduta dagli altri condannati che lo precedono legati. Un diavolo alato accelera le operazioni buttando un sodomita nella gola del Leviatano. La bocca dell’Inferno, simbolizzata dalle fauci irte di denti di un animale mostruoso, rigurgita di dannati assaliti da schiere di diavoletti che li puniscono colpendo le parti del corpo responsabili dei loro peccati.

La scena centrale vede la punizione del vizio capitale dell’Avarizia. Ne è protagonista l’avaro (o l’usuraio), oberato da tre pesanti sacchetti di monete che gli pendono dal collo e dalle spalle. Un diavolo di fattezze caprine, con la coda terminante in una bocca velenosa, aggiunge sulle spalle dell’avaro il peso di un forziere contenente le sue ricchezze tesaurizzate facendolo barcollare. Un secondo diavolo dalle orecchie a punta purga il vizioso costringendolo a ingoiare con la bocca spalancata un cucchiaio pieno di oro liquefatto e bollente.

La scena a destra vede la punizione dell’altro vizio capitale, la Superbia. Vi compare Lucifero, una figura mostruosa, popputa, trifauce. Con le due bocche della testa bicefala e con la terza bocca posizionata sul ventre divora i corpi dei viziosi selezionati nel mucchio. Lo affianca, aiutandolo nella selezione dei dannati, un diavolo-assistente dotato di gigantesche corna bovine che rivolge agli astanti un ghigno tronfio e oltraggioso. La caldaia è arroventata da un fuoco vivace, le cui fiamme sono alimentate dai mantici di due diavoli salamandrici e sghignazzanti. Nel calderone bollono cinque superbi, legati da una catena che ne imprigiona il collo. Le espressioni del loro viso, gli occhi sbarrati, le bocche aperte nel disperato tentativo di respirare, sono maschere espressionistiche e tragiche.

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