La figura del sedicenne principe tedesco, d’animo nobile, fiero e intelligente, grande amante dell’Italia, ha commosso nei secoli scrittori e poeti. Fra i letterati e gli uomini di cultura che si lasciarono affascinare dalla storia del giovane principe svevo va annoverato Italo Alighiero Chiusano, germanista di fama internazionale, romanziere, poeta e saggista, che a lui dedicò nel 1990 un intero romanzo, intitolato Konradin.
Chiusano, figlio di un diplomatico piemontese, era nato nel 1926 a Breslavia, allora tedesca (oggi è la polacca Wroclaw). La sua nascita lontano dalla patria gli valse il doppio nome, Italo e Alighiero (l’Italia e Dante), e la conoscenza del tedesco, che lo fece diventare traduttore fra gli altri del premio Nobel per la letteratura Heinrich Böll. Figura di cattolico inquieto e tenace, scrisse sul viaggio e sull’animo del giovane principe pagine intense. Con queste parole Chiusano descrive l’itinerario del giovane Corradino per giungere ai Piani Palentini:
Itinerario
>> Percorso d’autore: Konradin di Italo Alighiero Chiusano
>> Il sentiero di Corradino: l’abbazia della Vittoria, Scurcola e il monte San Nicola
>> Il colle di San Pietro: da Antrosano agli scavi di Alba Fucens
>> Il monte San Felice: da Cappelle o Avezzano alla Riserva naturale del Monte Salviano
>> Il Sentiero natura della Riserva “Monte Velino”: da Magliano dei Marsi al monte Lo Pago
Indice passeggiate
I piani Palentini - 1268: Corradino contro gli Angioini
Sui colli della battaglia
Percorso d’autore: Konradin di Italo Alighiero Chiusano
Ridiscesi alla strada meno caprina ed erta, dopo una lunga marcia uscimmo dal Patrimonium Petri ed entrammo nell'Abruzzo, ossia nel regno già di Federico, ora di Corradino ma usurpato dall’Angiò. Ad Arsoli cominciava il vero percorso montano, cioè quel giro impervio che doveva portarci alle terre della Capitanata e massime a Lucera, contrade tutte in fiamme per noi. […] Era palese che il nostro viaggio tendeva a quella pianura che si chiama Campi Palentini, credo in onore di San Valentino. Lì era bene, o aspettare il nemico, se a uno scontro decisivo si doveva venire; o far riposare l'esercito, se la prossima tappa doveva essere Sulmona (ormai caduta in mani ghibelline) e poi di là Lucera e la Puglia insorta. […]
Da Torano prendemmo giù per la valle del Fiumicello Salto, e mercoledì ventidue agosto arrivammo alla Piana di san Valentino, terra dei Marsi: un tavolato esteso che, dominato dai monti ma anche da verdi colline, si stende - oltre Avezzano - sino al lago Fùcino et ultra. Ma le nostre schiere non si spinsero così in là. Dopo tanto inerpicarci, ecco là ai nostri piedi una pianura ricca di orti e giardini, di campi ben coltivati, solcata da rivi di belle curve serpentine, tagliata da vie quasi diritte che portavano - per dir ciò che a noi più premeva - verso l’Aquila, tendendo a settentrione; o, mirando a oriente, verso Sulmona e le terre che ci stavano aspettando. Passammo da prima per il borgo di Tagliacozzo, ma si pensò di non fermarci. Infatti proseguimmo di alcune miglia fino a Scùrcola, dove finalmente ci si accampò presso un’antica magione romana detta Villa Pontium. Quando eravamo ancora in alto e la pianura si offriva tutta ai nostri sguardi, sentii Corrado d'Antiochia dire a Corradino, con un gesto ampio del braccio: «Questa, sire, è contea della Marsica, perciò terra mia, ché tale me la trasmise Federico mio padre, fedele vassallo di Federico avo vostro. Il paesino che ci sta di fronte, là dove i monti tornano a salire, si chiama Alba: sorge su un’antica cittaduzza romana, Alba Fucens, di gloriose memorie. Quella, di tale mio piccolo regno, può dirsi la capitale, e molto mi piacerebbe ospitarvi la maestà vostra».
Intanto, giunteci notizie fresche da due corrieri, provenienti l’uno da Antrosano, l’altro da Magliano, apprendemmo che Carlo, giunto lì già da parecchi giorni, aveva anche lui sguinzagliato corrieri per le montagne e, avutene notizie contrastanti, aveva stancato il suo esercito movendolo ora verso il lago, ora su fino all'Aquila, intento sempre a sbarrarci la via delle Puglie. Alla fine, appresa la vera direttrice della nostra marcia, aveva aizzato i suoi a un’ultima corsa. Superando il passo di Ovìndoli, era piombato sui Campi Palentini. Ci era giunto il giorno stesso che ci eravamo arrivati noi: noi accampandoci a occidente, lui di qualche miglio più a oriente e a settentrione, sotto l’altura di Alba.
(Italo Alighiero Chiusano, Konradin)
Campi di battaglia
Sentieri di guerra e di pace in Abruzzo
Home -> Campi di battaglia -> Sui colli della battaglia -> Percorso d’autore