Le tappe dell’itinerario

L’itinerario


Il punto di riferimento di questa escursione è Gorga, panoramico paesino dei Monti Lepini. Abitualmente si sale a Gorga provenendo da Colleferro e dall’omonimo casello autostradale della Roma-Napoli, seguendo la Carpinetana e i successivi bivi. Dopo una dozzina di stretti tornanti, giunti all’ingresso del paese, a un bivio presieduto da una statua, si va a destra su Via della Libertà. La strada aggira il paese, tocca varie villette e segue il percorso dell’acquedotto. Si può lasciare l’auto al termine dell’asfalto, a circa 800 m di quota, e proseguire a piedi sulla successiva sterrata, in costante direzione sud-est. La strada segue il Fosso delle Cannavine, che si rialza progressivamente sulla destra, fino a toccarne la testata. Poco più avanti si raggiunge un’area di sosta ai piedi del Monte Pietracquare (quota 930) dove sono un fontanile e un serbatoio dell’acquedotto. Un pannello informativo descrive i sentieri della zona. Fin qui si può arrivare anche in auto, nonostante qualche tratto rovinato della strada. A piedi, invece, dal termine dell’asfalto avremo impiegato circa mezzora.


Il parco didattico del monte San Marino


Si prosegue ora lungo la sterrata di destra oppure sulla ripida rampa di sinistra che si ricongiungono più in alto. La strada, piuttosto rovinata, prosegue in salita nel bosco a mezza costa sulla Valle Canali sullo sfondo del cocuzzolo del Monte San Marino. Si toccano i tombini dell’acquedotto, piccole costruzioni in pietra o in lamiera e qualche panchina nei luoghi più panoramici. Dopo un percorso di circa 50 minuti si raggiungono prima un rifugio e subito dopo le opere di captazione dell’acquedotto e un piazzale dov’è il grande fontanile di San Marino (Fonte Canali) a quota 1134 e una statua dedicata al Cristo dei Lepini. Qui la strada termina. L’area è attrezzata come “parco didattico”, con un sentiero sulla destra che sale alla vicina grotta da cui scaturisce la sorgente che per molti anni è stata l’unica risorsa idrica di Gorga e alcuni pannelli informativi sul fenomeno del carsismo, sulla geologia e la stratificazione delle rocce, sugli alberi e la botanica locale.


I due pianori


Dopo una sosta ristoratrice, si riparte sulla mulattiera di fondovalle alle spalle della statua. Si traversa una fascia di bosco e si sfocia su un primo bellissimo pianoro fiorito, percorso da un rigagnolo e fiancheggiato da faggi imponenti. Rientrati nel bosco si risale la vallecola tra il Monte San Marino e il Monte Alto, seguendo il corso del ruscello. Al termine della lunga traversata nel bosco si scopre un secondo grande pianoro erboso, a quaranta minuti dal fontanile di San Marino e a 1284 metri di quota. Il luogo è molto piacevole. Ed è qui che iniziamo a fare conoscenza del mondo pastorale lepino. Sul fondo della conca troviamo un ampio recinto all’aperto realizzato con muretti di pietra a secco. Di forma grossolanamente rettangolare, si tratta dello stazzo che ospitava il riposo notturno del gregge. Il recinto vicino, sotto i faggi, è invece ciò che resta della capanna costruita per il pastore e delle sue pertinenze. L’acqua era fornita dalla vicina sorgente del Pisciarello.


Il villaggio pastorale del Lontro


Il pianoro segna anche l’innesto del sentiero che abbiamo percorso sulla larga mulattiera percorsa dall’Alta via dei Monti Lepini. A destra si va in direzione del Monte Malaina. Noi andiamo invece sul ramo di sinistra, in direzione nord, aggirando il Monte Alto. Possiamo seguire la mulattiera o il percorso segnato dalle bandierine bianco-rosse, in larga parte coincidente ma che ne taglia qualche tornante. La mulattiera era a servizio della transumanza verticale estiva che vedeva gli armenti salire sui pascoli dei Lepini dalla valle del Sacco o dalla piana Pontina. La traccia è ancora ben evidente: la sua ampiezza regolare, i bordi di pietra e i muretti di protezione dimostrano la cura con cui è stata realizzata. Il percorso sale fino alla quota 1350 e si abbassa poi fino ai 1245 m del piano del Lontro, che si raggiunge dopo 50 minuti di cammino. Il percorso alterna tratti sotto bosco a radure e a doline carsiche. Tutte le conche che traversiamo hanno sul fondo i caratteristici recinti di pietra degli stazzi. Una radura ci consente di osservare un fontanile di pietra per l’abbeverata alimentato da una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana posta poco più a monte. L’impianto idrico è a servizio delle vicine baracche pastorali. Un ultimo tratto del bosco ci porta ad affacciarci dall’alto sulla conca che ospita il villaggio pastorale del Lontro. Il pianoro, formato da campi concavi adiacenti, è anche un terrazzo che dalla sommità dei Lepini si affaccia a balcone sul panorama della valle del Sacco. Il villaggio è ancora vivo, gli animali sono al pascolo, le capanne  segnalano una frequentazione umana costante anche se stagionale. Gli stazzi hanno forma rettangolare o ellittica e sono divisi in due sezioni da un muretto centrale che funziona da filtro per la mungitura delle pecore. I ricoveri sono numerosi e sono costruiti con materiali diversi. Resistono alcune tradizionali capanne lepine che hanno le pareti alzate in pietra a secco; la copertura non è più ovviamente vegetale ma è affidata ai tetti in lamiera; l’ingresso è affiancato sui due lati da sedili di pietra per il riposo e per i lavori manuali domestici; un recinto di pietra o di lamiera chiude le pertinenze delle capanne. Altri ricoveri sono costruiti con il legno o con pareti di lamiera e segnalano un uso per l’accoglienza e il ristoro dei gitanti estivi. Un rifugio più recente è costruito in pietra con legante. Tutti hanno i fumaioli esterni segnale della lavorazione a caldo del latte e della produzione casearia. Un rifugio è affiancato all’esterno da un forno a legna. L’acqua per l’abbeverata è garantita da una cisterna di raccolta e dal vicino fontanile. E non manca un’edicola religiosa, testimonianza della devozione mariana della piccola comunità del villaggio. A pochi minuti è la grande croce di ferro che segnala la cima dello Sprone Maraoni (1328 m). Affacciandosi dalla cresta si ammira il vasto panorama della valle del Sacco, solcata dalle veloci vie di comunicazione e punteggiata dai centri piccoli e grandi della Ciociaria, con Anagni, Ferentino e Frosinone in evidenza sullo sfondo dei Monti Ernici.

Il ritorno è sulla via dell’andata. Un percorso più breve conduce direttamente al fontanile di San Marino attraverso il Piano della Valle ma è sconsigliato per l’incerto orientamento a causa dell’assenza di segnatura.

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Itinerari

Il villaggio del Lontro sui Monti Lepini

Il villaggio del Lontro sui Monti Lepini è un’eccellente esemplificazione di come l’architettura pastorale spontanea si evolve nel tempo. Resistono le tradizionali eleganti capanne lepine di forma ellittica dalle pareti di pietra a secco, i recinti di pietra degli stazzi, i fontanili alimentati dalle cisterne. Ma vi si aggiungono le nuove casette di legno, le baracche di lamiera, i rifugi costruiti in muratura e perfino qualche esotico ranch per le feste di Ferragosto. L’insieme non è sempre esteticamente convincente, anzi, ma segnala comunque la continuità delle funzioni pastorali in un luogo a 1250 metri di quota, senza strade di accesso.

Compresi tra due pianure, la valle del Sacco e la bonifica Pontina, i Monti Lepini hanno sempre vissuto in dialettica con esse. Quando le pianure erano paludose e improduttive i borghi di montagna fornivano alla gente la sicurezza e il minimo vitale grazie ai boschi, alla pastorizia, all’olivicoltura e alle coltivazioni per l’autoconsumo. Con la bonifica e l’agricoltura intensiva nel Pontino, con l’industrializzazione della Ciociaria e lo sviluppo delle reti di comunicazione, le genti lepine hanno abbandonato i paesi d’altura e sono scesi a valle, hanno costruito nuove case al bivio con le strade di pianura, intorno alle stazioni ferroviarie, nei poderi della bonifica, intorno ai nuclei industriali o si sono trasferite nelle città. La novità dei rapporti tra i vecchi centri sulla montagna e i nuovi borghi a valle si percepisce bene quando, arrivati sullo Sprone Maraoni, obiettivo dell’escursione, si guarda da un lato al villaggio pastorale del Lontro e dall’altro ci si affaccia sul vertiginoso panorama della Ciociaria. Ma, attenzione, su questi paesi non sventola la “bandiera bianca” dell’agonia e dell’abbandono, come direbbe Arminio. Nuove forme di vitalità incoraggiano la speranza.

L’Italia della pietra a secco

Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea

Per approfondire

Si segnala la guida “Monti Lepini” curata da Stefano Milani che descrive 22 escursioni a piedi ed è corredata dalla carta dei sentieri in scala 1:25000 (Edizioni Il Lupo, Sulmona, 2005). Uno studio sulle capanne lepine dal titolo “Insediamenti agropastorali: prime fasi di un censimento”, a cura di diversi ricercatori, è disponibile nel sito www.academia.edu/.