Le tappe dell’itinerario
La visita
Dopo aver attraversato il paese nuovo, si prosegue per un km e mezzo costeggiando un antico convento e scendendo nella piazza principale di Celleno antico. Il borgo medievale si staglia davanti a noi, scenograficamente arroccato sopra una rupe tufacea. Vi si sale per la suggestiva (e ripida) Via del Ponte, passando sotto un arco, con arrivo su una bella piazzetta. Un arcigno ponte coperto scavalca con due archi il fossato e conduce al portone d’ingresso del Castello che nel Cinquecento ospitò la nobile casata degli Orsini. La vicina chiesetta di San Carlo ha un bel portale di basalto. Di fronte si trova l’antica chiesa romanica di San Donato col suo bel campanile quadrato; dietro il portale, il tetto è crollato e l’interno è invaso da alberi e piante infestanti. La piazza è infine chiusa da un elegante palazzetto a tre piani, restaurato. Si percorrono ora l’una o l’altra delle stradine che percorrono il borgo antico; colpiscono soprattutto le vecchie abitazioni sventrate, le finestre vuote e aperte sul cielo, gli interni spettrali, le scale franate. Le numerose cantine e le cavità sottostanti ai diversi edifici, sono difficilmente raggiungibili perché interrate o pericolanti: sono le cellae latine, le cavità scavate nella rupe tufacea, che hanno probabilmente dato il nome al paese. Dalle stradine laterali si godono bei panorami sul verde paesaggio della Tuscia, punteggiato da minuscoli borghi turriti e isolati.
L’abbandono
Il paese antico - escludendo il nucleo medievale intorno al castello - non è in realtà disabitato. La chiesa di San Rocco ha un bel portale scolpito e una cappella affrescata: gli arredi liturgici sono un indizio di una comunità ancora attiva. Alcune belle case borghigiane sono aperte e frequentate. Depositi, magazzini e laboratori svolgono ancora le loro funzioni. Gli esercizi commerciali sono però chiusi e i cartelli ‘vendesi’ sono numerosi. Se si ripercorre la storia di Celleno, si deve certamente ammettere che si tratta di una città sfortunata e martoriata. Vittima della guerra tra Romani ed Etruschi, saccheggiata da Goti e Longobardi, stretta tra guelfi e ghibellini, contesa tra Orvieto e Viterbo, subì una strage di abitanti in una battaglia durante la dominazione francese; fu poi devastata da due terremoti alla fine del Seicento e a metà dell’Ottocento e decimata da un’epidemia di tifo petecchiale. Da ultimo il basamento di tufo ove poggia il borgo è soggetto a una lenta e progressiva erosione; le frane stanno mettendo in serio pericolo la sua stabilità.
La comunità del Convento
Eppure, del tutto in controtendenza con il progressivo abbandono, va registrata la bella esperienza di un gruppo di famiglie bresciane che nel 1981 scoprirono il borgo e decisero d’insediarsi nel limitrofo Convento di San Giovanni Battista, restaurandolo e rivitalizzandolo. Oggi il Convento è gestito da queste famiglie “unite in un’esperienza comunitaria, fondata su valori umanitari e vissuta nella condivisione: obiettivi, speranze, esperienze, denaro, gioie, dolori, la vita”. La comunità vuole mettere in pratica quotidianamente valori come la solidarietà, la giustizia, il rispetto per la dignità umana e per il pensiero altrui, l’anticonsumismo, lo scambio, l’incontro autentico tra esseri umani, tenerezza e amore. E così oggi, grazie alla testimonianza di queste famiglie, il convento ha rivitalizzato il borgo, ospitando convegni, ritiri e incontri spirituali, soggiorni di gruppi e campi scuola, corsi e stages di discipline orientali. Il Convento merita una visita attenta. Apprezzerete il chiostro affrescato, la cappella con l’abside romanica e il parco.
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Il borgo antico di Celleno
Non è difficile arrivare a Celleno. Si trova nella Tuscia, lungo l’ondulata Via Teverina che congiunge Viterbo a Bagnoregio. Il vero problema, però, non è sapere dove si trovi e come ci si arrivi ma, semmai, perché visitarlo. Il nucleo medievale di Celleno antico è un borgo abbandonato. E per andarci occorre dunque possedere un po’ di curiosità e passione per le ghost town, le ‘belle addormentate’ e le città ‘morte’, per quei paesi e borghi definiti di volta in volta ‘fantasma’, ‘abbandonati’, ‘perduti’, ‘nascosti’, ‘dismessi’.
L’Italia della pietra a secco
Passeggiate tra i monumenti dell’architettura spontanea
Per approfondire
Il tema dei borghi abbandonati è oggetto di una vivace pubblicistica. Segnalo le ricerche di Antonella Tarpino, di Vito Teti, del ‘paesologo’ Franco Arminio, dell’’abbandonologa’ Carmen Pellegrino e le “Geografie dell’abbandono. La dismissione dei borghi in Italia” (su www.lablog.org.uk e www.issuu.com). Tra i diversi siti specializzati si segnala www.paesifantasma.it con bibliografia. Gli aspetti geologici del territorio della Tuscia sono documentati nel Museo geologico e delle frane di Civita di Bagnoregio e nel Piano di salvaguardia delle Forre del Viterbese. Segnalo anche i siti istituzionali del Comune di Celleno e le esperienze di associazione tra i comuni (www.galinteverina.it; www.consorzioteverina.it). Le proposte del Convento di San Giovanni Battista sono descritte nel sito www.conventocelleno.it/.