Itinerario nella provincia di Teramo

L’aldilà dei Pretuzi

Le tappe dell’itinerario

Atri: la morte e i regni dell’aldilà nella chiesa di Santo Spirito

 

Raccapriccio e consolazione, orrore e speranza sono le sensazioni trasmesse da un’esplicita visione dell’oltretomba. Siamo ancora ad Atri, ma nella chiesa di Santo Spirito, che è anche un santuario dedicato a una santa popolarissima, Rita da Cascia. L’interno custodisce sopra un altare di marmo un quadro del 1640 firmato da Giambattista Savelli di Atri.

In grande evidenza è l’immagine della morte. Un livido cadavere in decomposizione, percorso da bestie ripugnanti (topi, rospi, scorpioni, serpi, scarafaggi, mosche), trasmette un messaggio di paura e l’ansia del ravvedimento. Il messaggio è rafforzato dalla presenza della morte personificata, lo scheletro con la falce livellatrice, il ‘tristo mietitore’, l’angelo sterminatore che celebra il suo macabro trionfo. La morta porta sul cranio la corona del regno dei morti, ha le ali ai piedi e alla testa, regge in mano la clessidra che segna il tempo della vita umana, schiaccia con un piede i tesori, le ricchezze e i simboli del potere e della vanità. Ma di fronte è descritta una scena dal messaggio totalmente opposto. Un uomo e una donna emergono dalle blande fiamme del purgatorio, aiutati da un angelo alato che annuncia loro la fine della purificazione e li solleva verso la visione del cielo. Dalle caverne del purgatorio altre creature lasciano le fiamme guidate verso il cielo dagli angeli. La loro destinazione è tra le accoglienti braccia aperte della Madonna, Maria assunta in cielo e incoronata, protettrice della città. Gli angeli alle sue spalle ostendono infatti una riproduzione di Atri. La parte superiore del dipinto riporta una convenzionale immagine del cielo. Gesù è ben visibile: esibisce il corpo dilaniato dalla passione e la croce del suo sacrificio. Ma accanto a lui si completa la Trinità con la paludata figura del padre e la colomba dello Spirito santo. L’immagine trinitaria si compone all’interno dell’empireo dorato, con i cerchi dei beati che fanno corona al Divino.

Il significato complessivo dell’immagine si esplicita in alcuni particolari: la corona del Rosario che lega i polsi del defunto, la morte che indica la scena della liberazione dalle fiamme purgatorie, lo scapolare tra i seni della donna, il ruolo di intercessione di Maria. Il quadro condensa la spiritualità di una locale Confraternita del Suffragio, secondo la quale la recita della preghiera del Rosario e l’indossare lo scapolare accelerano la liberazione dalle fiamme del Purgatorio: tale privilegio si fonda sull’apparizione e la promessa della Vergine. Una versione di questa modalità di suffragio è il privilegio sabatino dei padri carmelitani e dei confratelli del Carmine contenuto in un Decreto del Sant’Uffizio del 1613 (Si permette ai Padri carmelitani di predicare che il popolo cristiano può piamente credere che la Santissima Vergine aiuterà le anime dei frati e dei confratelli dopo il loro transito con le continue intercessioni, suffragi, meriti e particolare protezione specialmente nel giorno di sabato, che la Chiesa consacra alla medesima Vergine).

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