Itinerario nella provincia di Latina

Tra la Palude Stigia e i Campi Elisi

Le tappe dell’itinerario

E' l'itinerario più bello. Andiamo a visitare Cori, Sermoneta e Sezze, celebri balconi sulla piana pontina, aggrappati ai Lepini, a monte della fettuccia della via Appia. Gregorovius era stato chiaro: "Voglio consigliare ad ogni viaggiatore di non lasciarsi sfuggire un tale spettacolo". Lui c’era arrivato a cavallo da Segni, attraverso la fitta selva di Cori, e si era affacciato sul crinale: "ebbi l'impressione di chi ha gli occhi liberati all'improvviso da una benda ed è sorpreso da una vista magnifica. Davanti a me si estendeva lo spettacolo raggiante della Marittima, l'ampia Palude Pontina, un tappeto ardente nei più teneri colori, il mare dorato dal sole, la lontana isola di Ponza immersa nei flutti raggianti, il Capo Circeo, la Torre di Astura, la Linea Pia e, ai nostri piedi, il Castello di Sermoneta".

Oggi le paludi non ci sono più e i cavalli misurano la potenza dei motori delle auto. Ma resta intatto il fascino della visita delle mura poligonali, dei monumenti romani, dei quartieri medievali, del giardino incantato di Ninfa, dell'abbazia di Valvisciolo. Un itinerario nell'aldilà che parte da uno splendido aldiqua.


Cori: il giudizio finale nell'oratorio dell'Annunziata


Cori è "una piramide di case sopra un monte". Gregorovius ci si era trovato bene: "l'aria è fresca e balsamica, il vino delizioso, la frutta è tanto abbondante che per un baiocco si comprano 26 fichi freschi!". Arriviamo in paese attraversando gli uliveti. Il piccolo Oratorio dell'Annunziata si trova nella parte bassa e risale alla fine del Quattrocento. Entrando si è come avvolti dagli affreschi che rivestono le pareti e la volta. Sono le storie dell'antico testamento, molto ben conservate: la creazione dell'uomo e della donna, la cacciata dal paradiso terrestre, il lavoro dei progenitori, Caino e Abele, l'arca di Noè, il sogno di Giacobbe, la storia di Giuseppe e dei suoi fratelli… E sulla parete di fondo ecco il giudizio finale.

Gesù appare in una mandorla, seduto su un arcobaleno. Il sole e la luna sono oscurati sotto ai suoi piedi a significare la fine del mondo. Con la mano destra chiama i beati al suo paradiso e con la sinistra respinge i dannati. Son ben visibili i segni dei chiodi sulle mani e sui piedi e il segno della lancia sul costato. La mandorla è sorretta dai sette cori degli angeli. Ai due lati, in ginocchio, gli intercessori perorano la causa dell'umanità giudicata e temperano l'ira del giudice. Il gruppo degli apostoli e la corte celeste assistono attoniti all'apparizione del Signore e agli avvenimenti che ne seguono sulla terra.

Sulle rocce del Golgota sorge l'altare della cena pasquale e dell'agnello apocalittico, circondato dagli strumenti della Passione di Gesù. Si individuano il pane e il calice del vino dell'ultima cena, la croce con i chiodi confitti e la corona di spine, il flagello, il vaso dell'aceto e la canna con la spugna, la scala, la lancia di Longino.

A lato dell'altare un angelo suona la tromba per svegliare i morti e chiamarli alla resurrezione. Un cartiglio riporta il versetto surgite mortui, venite ad iudicium.

Una tomba a sarcofago, di marmo bianco, viene scoperchiata. I risorti, nudi, ne sollevano la pietra tombale e scavalcano, con pose ginniche, le pareti laterali. Altri morti risorgono dalla nuda terra.  A cavalcioni su un secondo sepolcro, un risorto solleva le spoglie di un risorgente. Tutti poi corrono ad inginocchiarsi ai piedi del giudice in attesa del verdetto.

I diavoli incatenano un folto gruppo di dannati che l'arcangelo Michele spinge vigorosamente verso l'inferno. Lucifero, il cui viso è stato scalpellato da qualche timorato devoto, troneggia nel cuore dell'ade, in posizione antitetica a quella del Cristo. Con le mani artiglia un papa (a braccia conserte e col triregno) e un re (con la corona), e se li mette a cavalcioni sulle ginocchia. Schiaccia sotto i piedi altri dannati. Dappertutto serpenti: grossi anaconda, boa, crotali e altri serpentelli infernali tormentano i viziosi. Aggirandoci nei loca poenarum troviamo:

  1.   il macellaro, impiccato ad un gancio, come un quarto di bue;

  2.   il vile puttanero, impiccato per i genitali a testa in giù;

  3.   il tabernaro, affogato in una botte;

  4.   il traditore, appeso a testa in giù; ha gambe divaricate e piedi legati a due ceppi ed è squartato come un maiale;

  5.   la ruffiana, impalata e arrostita su uno spiedone;

  6.   l'affatochiera, bollita in una caldaia sul fuoco acceso;

  7.   la meretrice, carponi, cavalcata da un diavolo trombettiere e morsa da un serpente  sul posteriore.

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