Itinerario nella provincia di Latina

Tra la Palude Stigia e i Campi Elisi

Le tappe dell’itinerario

Il giudizio universale di Sezze


L’eremo di Santa Lucia  è ormai circondato di palazzi e inglobato nello sviluppo edilizio della periferia a monte di Sezze.  Ed è anche chiuso a chiave. Ma un angelo nelle sembianze di una suora giovane, colta e accogliente provvede ad aprirne le porte e a introdurci in questo piccolo scrigno tanto ricco di affreschi quanto sconosciuto. Il giudizio universale occupa la parete sinistra della zona absidale.

Gesù giudica l’umanità seduto sull’arcobaleno della nuova alleanza; ha il globo della terra sotto i piedi; è a torso nudo, come nella crocifissione. Due coppie di angeli sollevano e mostrano ai risorgenti la croce del calvario e la colonna della flagellazione.

In basso è descritta la resurrezione dei corpi, annunciata da quattro angeli trombettieri. Suggestiva la scena degli angeli che aiutano i beati risorgenti ad uscire dalle loro sepolture. La figura di San Michele e il giudizio dei dannati sono molto danneggiati. Sono comunque ben visibili i corpi dei dannati che i diavoli trascinano all’inferno.

Tutta la parte centrale dell’affresco descrive in due fasce un paradiso affollato di santi che esibiscono il proprio codice d’identificazione. E parte anche per noi il grande gioco dei riconoscimenti, che doveva appassionare sicuramente anche i nostri antenati. San Francesco in ginocchio riceve le stimmate sulle mani e sul costato sanguinante. Un impressionante San Bartolomeo, completamente scorticato, mostra il coltello del martirio e la pelle strappatagli dai carnefici. Giovanni, l’apostolo prediletto, ha nelle mani il calice dell’ultima cena e il libro del suo vangelo e dell’Apocalisse scritta a Patmos. Sant’Apollonia solleva la tenaglia che stringe un dente: segno del supplizio che subì quando le furono spezzati tutti i denti e morì arsa nel rogo. Ci sono anche, secondo una tradizione costante nei Giudizi, la Madonna e San Giovanni Battista. Agata, la vergine siciliana, mostra su un piatto i seni che le furono strappati in un orribile supplizio. Santa Lucia, la vergine di Siracusa cui la chiesa è dedicata, mostra gli occhi che le furono strappati durante la persecuzione di Diocleziano. Ci sono anche gli apostoli Pietro, con le chiavi, e Andrea con la croce che ha preso il suo nome. C’è Longino con la lancia che forò il costato di Gesù sulla croce. San Paolo mostra la spada e i testi delle sue lettere. Caterina d’Alessandria poggia la mano sulla ruota della tortura. Ci sono anche Bernardo e Benedetto. Ma ci sono almeno una dozzina di ritratti di santi e di sante ancora da identificare. Volete mettervi alla prova? Chi è il santo suppliziato con la sega? E la santa con la corona, il vessillo e le frecce? E chi è il Papa che ha deposto il triregno e scrive ascoltando la voce di una colomba nell’orecchio? E quel personaggio con l’alabarda? E quel santo francescano con la palma? E quel religioso con la scritta charitas in un sole d’oro? E quel santo con la testa spaccata da un’ascia e un pugnale conficcato nel petto? 

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