Itinerario nella provincia di Latina
Tra la Palude Stigia e i Campi Elisi
Le tappe dell’itinerario
Sermoneta: in Paradiso al suono della zampogna
Lasciata Cori e visitato l’incantevole giardino di Ninfa, raggiungiamo Sermoneta. Il borgo medievale invita ad una seducente passeggiata su stradine e scalinate, tra chiese e botteghe, su fino al castello. Ma la via dell’aldilà ci porta nella cattedrale dell’Assunta. La controfacciata ospita i resti di un martoriato giudizio universale. Il lembo di sinistra descrive un gruppo di papi, cardinali e alti dignitari, dallo sguardo un po’ spaurito e guardingo, che un augusto portinaio aureolato introduce in una splendida residenza. E’ la scena dell’arrivo degli eletti in paradiso, accolti da San Pietro. Il compito di aprire le porte del paradiso fu affidato a Pietro proprio da Gesù. Ricordiamo infatti che Pietro, figlio di Giona, abitava al tempo della predicazione a Cafarnao, in Galilea, dove con il fratello Andrea svolgeva l'attività di pescatore. Il nome originario Simone, fu mutato da Gesù in Cefa, "roccia", corrispondente al latino Pietro, quando gli affidò la Chiesa: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”. E aggiunse: “A te darò le chiavi del regno dei cieli”.
La loggia ad archi è l’ingresso della Gerusalemme celeste. La raffigurazione del paradiso in forma di città o di palazzo trae origine proprio dalla visione di Giovanni nel capitolo 21 dell’Apocalisse: “L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande ed alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme”. Il pittore di Sermoneta ha aggiunto un particolare importante per descrivere il gaudio della città celeste: la musica. Vediamo infatti un “trio” di angeli che accoglie i beati al suono di una musica celestiale. Essi suonano tre strumenti musicali: il violino, la tromba e la zampogna. Se la presenza di trombe e strumenti ad arco nei giudizi finali e nei paradisi è piuttosto frequente, rarissima è invece la zampogna, strumento d’origine pastorale.
Nel versante opposto dell’affresco precipitiamo all’inferno. Domina la scena un Lucifero simile ad un king kong dell’oltretomba. Catene, lucchetti e manette lo inchiodano all’inferno, ma non gli impediscono di maciullare nelle sue tre bocche disperati, iracondi, golosi, superbi. Ma anche lussuriosi, accidiosi e invidiosi non stanno meglio; finiscono infatti stritolati dalle mani luciferine o addentati dalle sue ginocchia antropofaghe. Il pittore pacifista ha voluto collocare all’inferno anche i soldati, raffigurati con tutta l’armatura.
La fascia superiore dell’affresco è abitata da Gesù che giudica dalla mandorla e dal tribunale celeste degli apostoli, ormai evanescenti.
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