Itinerario in Molise

Il Giudizio finale di Rodolfo Papa a Bojano

Le tappe dell’itinerario

Uno sguardo contemporaneo sul giudizio finale è puntato da Rodolfo Papa nella Cattedrale di Bojano. Siamo nel 2003. Lo sguardo dell’artista si carica di suggestione proprio per la sua capacità di raffigurare la contemporaneità. Il dipinto attualizza infatti la concezione della giustizia divina, la condizione sociale dei risorti, le opere evangeliche di misericordia corporale, la comunione delle età della vita, delle famiglie e delle genti di tutto il mondo.

Al centro della visione escatologica è Gesù che chiama a sè i risorti e li accoglie nel suo regno di misericordia. La sua figura emerge da uno squarcio del cielo ed è rivestita di una tunica bianca sfolgorante di luce. La seconda venuta del Signore si staglia sullo sfondo dell’immagine simbolica della sua prima venuta: l’apparizione del Risorto che, nel gesto della crocifissione, esibisce le piaghe del suo sacrificio, strumento di salvezza e di nuova alleanza per tutta l’umanità. L’immagine di Gesù che vediamo a Bojano è lontanissima dalle figurazioni classiche del dies irae, del giudice severo, della tremenda maestà. Anche la tradizionale raffigurazione intercessoria di Maria, che tempera l’ira del giudice, è qui sostituita dalle immagini simboliche della donna in gravidanza e dalla madre che esibisce il suo piccolo. La descrizione del giudizio finale è fedele alla pagina del vangelo di Matteo. La comunità dei risorti di Bojano chiederà al Cristo parusiaco: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». E quella comunità si rivede nei gesti dei suoi uomini e delle sue donne, giovani e adulti, associati nel volontariato o con le divise dell’assistenza pubblica, che consolano gli afflitti, distribuiscono cibo e bevande, accolgono immigrati dalla pelle scura, rivestono corpi nudi, curano le ferite del corpo e dell’anima. Quella comunità si rivede nei volti contemporanei delle famiglie, dei gruppi, dei giovani e dei bimbi, degli avvenimenti di cronaca che l’hanno coinvolta, nella gioia e nella tragedia. E l’indice puntato del pittore che si è autoritratto in basso sembra voler spiegare ai suoi contemporanei il senso degli avvenimenti e la prospettiva della vita buona. E tuttavia ci sarà chi sceglierà deliberatamente di autoescludersi dalla comunione dei salvati, di rifiutare l’amore del Padre e la solidarietà tra gli uomini. Li vediamo negli angoli in fondo al dipinto, sconvolti dal terrore e dalla disperazione, dopo aver ascoltato le parole matteane del giudice: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me». E il senso sintetico del dipinto si condensa nel versetto 46 del capitolo 25 del vangelo di Matteo: «E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Itinerari

Visioni dell’aldilà

Percorsi apocalittici in Italia