Itinerario in Molise

L’Apocalisse alle sorgenti del Volturno

Le tappe dell’itinerario

La cittadella monastica di San Vincenzo al Volturno sta rinascendo dalle ceneri della distruzione per mano dei saraceni dell’881. Uno scavo archeologico sistematico restituisce via via gli ambienti vitali, gli oggetti materiali, la vita di fede e di lavoro di quei monaci. Il cuore degli scavi è anche il tesoro più prezioso: gli affreschi della cripta di Epifanio. Secondo gli studiosi si tratta di un capolavoro della pittura altomedievale europea. E ciò a causa sia della qualità formale dei dipinti, sia della complessità del tema iconografico, sia infine dell’integrità con cui ci sono pervenuti. La cripta racconta episodi della vita di Cristo secondo un itinerario influenzato dall’abate Ambrogio Autperto e dai suoi studi sull’Apocalisse di San Giovanni. L’ambiente è illuminato da una sola finestrella. Il fascio di luce inquadra la figura di un Cristo togato, seduto sul globo, signore dell’Universo. La prima serie di scene descrive l’annunciazione, la gravidanza di Maria, la natività, il bagnetto del neonato per opera delle due levatrici Zelomi e Salomé. La vergine Maria è raffigurata nella sua maestà di madre di Dio, abbigliata come un’imperatrice bizantina, che accoglie in grembo il Cristo bambino. Segue la scena della crocifissione di Gesù. Ormai morente, egli si rivolge alla madre che è a braccia alzate ai piedi della croce (“Madre, ecco tuo figlio”) e all’apostolo Giovanni disperato che ha in mano i libri del suo vangelo e dell’Apocalisse (“Ecco tua madre”). Assiste alla scena in ginocchio l’abate Epifanio.

Una seconda serie di scene è dedicata alla testimonianza della fede di quei primi credenti che non esitarono ad arrivare all’estremo sacrificio di loro stessi. Un quadro descrive il supplizio di Lorenzo, primo martire della chiesa d’occidente: il santo è condannato a morire arso vivo su una graticola, mentre un angelo scende dal cielo a raccoglierne l’anima. L’altro quadro è dedicato alla lapidazione di Stefano, primo martire della chiesa d’oriente: tre individui lanciano pietre contro l’inerme diacono, raffigurato in ginocchio e a mani alzate, in attesa della morte.

A chiudere la narrazione è la scena della parte absidale della cripta. Vi sono rappresentati i cinque angeli della visione di Giovanni nell’Apocalisse: Vidi quattro angeli, che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti, perché non soffiasse vento sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta. E vidi salire dall'oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: "Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio" (Ap 7,1-3). Questo quinto angelo potrebbe essere “figura” del Cristo che torna sulla terra alla fine dei tempi per pronunciare il giudizio finale di salvezza e dannazione.

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