Itinerario nella provincia di Cuneo
Boves. Il Giudizio della Madonna dei Boschi
Le tappe dell’itinerario
Boves deve la sua notorietà alle memorie della Resistenza e alle due medaglie – al valor civile e al valor militare – che hanno simbolicamente risarcito il martirio subito per mano delle SS durante la seconda guerra mondiale. La visita del borgo ricostruito può completarsi con l’escursione al non lontano Santuario della Madonna dei Boschi. Un vasto ciclo pittorico decora l’interno e illustra tutta la storia della salvezza, dalla natività di Gesù alla sua crocifissione a al suo ritorno sulla terra per pronunciare il Giudizio universale. L’affresco del Giudizio finale dovrebbe risalire al periodo tra il 1570 e il 1580 e potrebbe essere opera del pittore di corte Giacomo Rossignolo, nativo di Livorno Ferraris, detto Giacomo delle Grottesche, che si perfezionò a Roma alla scuola di Raffaello e di
Michelangelo. L’affresco di Boves riproduce largamente brani del Giudizio universale di Michelangelo, con particolare evidenza nella zona della risurrezione dei corpi, dell’ascesa dei beati, del Paradiso e della barca di Caronte.
Il giudice
Gesù apre nei cieli un varco sfolgorante di luce dorata e viene a sedersi sulle nuvole per chiamare i risorti a giudizio e pronunciare la sentenza. Il corpo è nudo, salvo un velo sui fianchi. Sono visibili i fori dei chiodi sui piedi e sulle mani e la ferita sul costato. Ha lunghi capelli biondi spartiti al centro e una barbetta a due pizzi. La mano destra sollevata in alto e le dita raccolte nel gesto della benedizione esprimono la sentenza favorevole per i giusti. La mano sinistra stesa in basso con l’indice puntato allontana i dannati indicando loro la destinazione infernale.
Gli angeli
Un primo folto gruppo di angeli fa corona intorno alla mandorla di luce dorata da cui sbuca il Cristo giudice. Un secondo gruppo di angeli solleva gli strumenti della Passione di Gesù e li esibisce all’umanità risorgente per il giudizio. Sono mostrati la croce, la canna con la spugna imbevuta di aceto, la scala, la spada di Longino, i chiodi, il martello e la tenaglia, la frusta e la colonna della flagellazione. Un terzo gruppo è formato dagli angeli tubicini che soffiano nelle lunghe trombe per chiamare i morti al risveglio e alla risurrezione dei corpi. Due angeli, infine, aprono i libri del giudizio. Sul primo libro compare la scritta «iudex ergo cum sedebit quidiquid latet apparebit» ovvero «quando il giudice si siederà ogni cosa sarà svelata». Sul secondo libro è scritto «liber scriptus proferetur in quo totum continetur unde mundus iudicetur» ovvero «sarà presentato il libro scritto nel quale è contenuto tutto e dal quale si giudicherà il mondo». Si tratta di versi tratti dalla celebre sequenza del Dies Irae composta da Tommaso da Celano.
Il Paradiso celeste
In cielo, ai fianchi e ai piedi di Gesù, è riunita la comunione dei santi, con gli apostoli, i patriarchi biblici, i martiri, le sante vergini. Riconosciamo Maria, la Madre di Gesù che si indica gli occhi che han veduto il Signore e dice ai beati: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete»; San Pietro che ha in mano le chiavi del Regno; l’apostolo Sant’Andrea con la croce del suo martirio; la Maddalena con il vasetto dell’unguento; San Biagio con i pettini di ferro che lo martirizzarono; San Lorenzo, abbracciato alla graticola del suo martirio; Santo Stefano, il primo martire, con l’abito da diacono e la pietra sulla testa sanguinante, memoria della sua lapidazione; Giovanni Battista, con il bastone a croce e l’ascetica tunica di peli di cammello, che indica Gesù col dito; San Sebastiano, che ha in mano le frecce del suo martirio; San Rocco, con la ferita sulla gamba; San Francesco d’Assisi con il Tau; Adamo ed Eva, con i fianchi cinti da foglie e la mela del peccato nella mano; il patriarca Noè che solleva il modello dell’arca; Bartolomeo che ha in mano il coltello con il quale fu scorticato vivo e la pelle che gli fu strappata; l’apostolo Tommaso che si indica col dito gli occhi della sua incredulità; il Cireneo che portò la croce di Gesù in un tratto della salita al Golgota; il buon ladrone Disma con la sua croce, cui Gesù morente promise un posto in Paradiso; Santa Lucia, che ha in mano il piattino con gli occhi che le furono strappati; il gruppo dei bimbi, i santi martiri innocenti; San Paolo con la spada e il librone delle sue lettere; Sant’Orsola con il vessillo del suo esercito di vergini; il re David con la corona e l’arpa; Mosè con le tavole della legge; Abramo con la spada levata per sacrificare il figlio Isacco e bloccato dall’angelo; Giosuè col simbolo del sole sulla punta della lancia.
La risurrezione dei morti e l’ascesa dei beati
La scena della risurrezione universale e dell’ascesa dei beati nel Paradiso celeste è una lunga citazione delle scene corrispondenti del Giudizio di Michelangelo nella Cappella Sistina. Al suono delle trombe i morti si risvegliano nelle loro sepolture e si liberano del sudario, gli scheletri si ricoprono di carne e riacquistano la vita. In scontri aerei gli angeli e i demoni si disputano i corpi dei risorti. In una gara di solidarietà gli angeli aiutano nell’ascesa al cielo i risorti più lenti e ancora appesantiti dalla pena da espiare. Le corone del rosario – simbolo delle preghiere per i defunti che espiano la loro pena in Purgatorio – sono le funi che sostengono la risalita dei corpi più pesanti. Una lunetta in alto vede i committenti e i donatori dell’opera tra i risorti, in preghiera di fronte al giudice.
L’Inferno
L’Inferno si presenta come un grande spazio non chiaramente definito e suddiviso. Ben chiare sono però le tre strade che i dannati percorrono per entrarvi. La prima è la “via aerea”: i diavoli che si sono impadroniti dei corpi dei risorti, traversano in volo l’aere rosseggiante del riverbero dei fuochi e scaricano i reprobi precipitandoli tra le fiamme. La seconda è la “via di terra”: l’Inferno è raffigurato in forma urbana, come una città dotata di torri, mura e archi (la dantesca città di Dite); i diavoli scortano il mesto corteo dei viziosi impenitenti, attraversano la porta d’ingresso e lo instradano verso le diverse punizioni. La terza strada è la “via d’acqua”: i dannati sono caricati sulla barca di Caronte e, dopo aver attraversato i fiumi e le paludi infernali, sono scaricati nella bocca del drago infernale, la gola del biblico Leviatano. Alcuni loca poenarum sono ben descritti, come la ruota dentata che punisce i superbi, la caverna che accoglie gli iracondi, le sevizie ai bestemmiatori, agli invidiosi e ai peccatori di lingua, la gabbia esposta fuori delle mura da cui pende un dannato. Altre punizioni sono solo accennate. Ma tutto il brulicante universo umano e diabolico dell’inferno si muove scompostamente al ritmo dell’irridente trombetta che un diavoletto suona al suo ingresso.
Visioni dell’aldilà
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